Più attesa della Michelin, diventata nei suoi 15 anni di vita il punto di riferimento per la critica gastronomica, è la “The World’s 50 Best Restaurants”, ormai, a raccontare le novità e le tendenze della ristorazione mondiale, grazie al lavoro ed ai giudizi di 1.00 esperti del settore in ogni angolo del mondo (www.theworld50best.com). Entrarci non è facile, e guadagnare il podio è impresa per pochi eletti, come Massimo Bottura dell’Osteria Francescana di Modena, alla n. 2 dell’edizione 2015, Joan Roca de El Celler de Can Roca e René Redzepi del Noma di Copenaghen, stabilmente ai primissimi posti.
Una formula per emergere, però, non esiste, perché, come racconta a WineNews Hélène Pietrini, direttrice di “The World’s 50 Best Restaurants”, “non ci sono criteri precisi per essere uno dei migliori. Può sembrare sorprendente, ma ogni guida, ogni classifica, ogni lista ha la propria “ricetta”, e la nostra è fatta dal panel dei votanti in giro per il mondo, che sono chef, food writer, foodies, gourmet traveler che ci inviano la lista delle loro 7 migliori esperienze culinarie. Se posso dire qualcosa su cosa c’è di speciale nella “The World’s 50 Best Restaurants” - continua la direttrice - è proprio questo, l’aspetto esperienziale. Non si parla solo di piatti nei nostri giudizi, o di prodotti e di chef, ma dell’intera esperienza, non usiamo criteri specifici, ma giudichiamo l’esperienza nella sua interezza”.
Un approccio laico, potremmo dire, alle esperienze culinarie che arrivano dagli angoli più disparati del globo, che racconta “una geografia del cibo che sta cambiando: penso che il panorama di ristoranti e chef non sia mai stato tanto globale - racconta Hélène Pietrini - e ciò che piace alla gente è la possibilità di scoprire nuovi posti in cui mangiare in giro per il mondo. E questo è probabilmente il motivo per cui le cucine del Nord Europa, così come quelle di Perù, Messico, Brasile, Filippine o Australia stanno diventando sempre più famose. Quando la gente viaggia, scopre l’importanza della cucina, e l’approccia con maggiore curiosità: nel futuro della “The World’s 50 Best Restaurants” ci saranno, quindi, sempre più cucine, che ci porteranno sempre più lontano per farsi scoprire, pur mantenendo il rispetto per i grandi chef”.
A partire da quelli italiani, che negli anni hanno scalato posizioni e guadagnato prestigio. “Quando penso alla cucina italiana - spiega la direttrice di “The World’s 50 Best Restaurants” - immagino la cucina di una famiglia, con una madre. Parliamo di una cucina che vanta un’enorme patrimonio storico, una forte personalità, anche nei suoi chef, capace di rinnovare se stessa sempre di più. Inoltre, sta diventando sempre più attiva in giro per il mondo con i suoi protagonisti, a partire da Massimo Bottura, chiaramente, ma l’aspetto più bello è che la grande ristorazione italiana sia capace di offrire esperienze estremamente diverse: io, ad esempio, amo sia la cucina di Annie Feolde che quella di Massimo Bottura nella loro diversità. Ed è proprio questo - conclude Hélène Pietrini - uno degli aspetti che fa appassionare la gente alla cucina italiana”.
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