Chi ha curato il dossier di candidatura de “La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale” a Patrimonio Unesco, come il professor Pierluigi Petrillo (che abbiamo intervistato qui), predica calma. Ma il passaggio formale che ha visto, oggi, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura dare parere positivo al dossier stesso, in vista del voto definitivo atteso nel Comitato Intergovernativo dell’Unesco che si riunirà in India a New Delhi dall’8 al 13 dicembre, è un passo importante che fa parte di un percorso lungo, iniziato nel marzo 2023, con l’annuncio della candidatura da parte del Ministero dell’Agricoltura e di quello della Cultura, e che tutti si augurano si concluda a breve con un trionfo. Un riconoscimento che valorizzerebbe ancora di più quella cucina italiana che, come l’ha definita il più celebre degli chef italiani, Massimo Bottura, è “un rito che ci unisce, un’anima che ci parla, non è solo cibo”, che è un patrimonio culturale, ma anche economico, visto che secondo il “Foodservice Market Monitor” 2025, stilato da Deloitte, la cucina tricolore nel mondo sviluppa un valore complessivo di 251 miliardi di euro, e rappresenta il 19% del mercato globale dei ristoranti con servizio al tavolo (“Full Service Restaurant”).
“La valutazione tecnica pubblicata oggi ci dice che il dossier è ben fatto ed è coerente con gli obiettivi dell’Unesco - evidenza Petrillo - ma occorre tenere conto che questo primo sì non deve creare illusioni perché il Comitato Intergovernativo che si riunirà in India a dicembre ha la possibilità di rivedere completamente la decisione”. Ma, intanto, uno step importante è stato fatto. Verso il possibile riconoscimento di un patrimonio, quello della cucina italiana, che racconta tante storie millenarie, di contaminazioni, di migrazioni da e verso l’Italia, l’ingegno di creare piatti gustosi anche da materie prime “povere”, il grande artigianato, l’agricoltura di qualità, e la storia di un Paese intero, perché come ha sostenuto in uno dei vari momenti di approfondimento sul tema la direttrice della storica rivista “La Cucina Italiana”, Maddalena Fossati Dondero, “la cucina italiana siamo tutti noi”.
Ma, intanto, il via libera definitivo al dossier ed il clamore con cui è accolto, fa ben sperare, come ha sottolineato anche il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: “è bellissimo vedere l’interesse con il quale viene seguito il percorso di riconoscimento della cucina italiana a Patrimonio dell’Unesco. Non c’è sito di informazione, giornale specializzato, televisione che non abbia scritto un articolo o previsto un servizio per la prima edizione utile dedicato a questo primo passo importante. Invito, però, tutti quanti alla calma e a conservare le energie perché dobbiamo compiere ancora qualche passo. Il riconoscimento ufficiale si deciderà il prossimo 10 dicembre nella riunione del Comitato a Nuova Delhi, abbiamo candidato una grande tradizione, un elemento che ci contraddistingue, ma non abbiamo ancora tagliato questo grande e meritato traguardo. Grazie per sostenere la candidatura della cucina italiana a Patrimonio dell’Unesco”.
Una cucina italiana che, come ha ricordato, a WineNews, Massimo Montanari, tra i massimi storici dell’alimentazione al mondo, professore emerito all’Università di Bologna, e presidente del Comitato Scientifico che ha portato alla candidatura de “La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale” a Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco, ha il suo vero valore culturale nel fatto di “aver costruito un modello identitario fondato sulla diversità e lo scambio”.
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