Allo chef tre stelle Michelin con il “Reale” di Castel di Sangro, nel cuore dell’Abruzzo, Niko Romito, l’“Innovation Award” de “La Liste” 2023, la super classifica francese che incrocia i giudizi di più di 600 di guide e pubblicazioni e quello di milioni di recensioni online, che mettere in fila i 1.000 ristoranti migliori al mondo, premio che riconosce l’inventiva della cucina di Romito, capace di costruire un’impresa globale, con “Il Ristorante Niko Romito” presente a Dubai, Pechino, Shanghai, Milano e Parigi (e presto a Roma e Tokyo), grazie alla partnership con gli hotel Bulgari, e con l’Accademia Niko Romito. L’Argine a Vencò, il ristorante di Antonia Klugmann a Dolegna sul Collio, in Friuli Venezia Giulia, è, invece, tra gli “Hidden Gems Awards”, ossia quei locali fuori dalle rotte gastronomiche classiche ma che valgono senza dubbio una deviazione.
Tra gli altri premi da segnalare, l’“Award of Honour” a Michel Guérard, leggenda vivente della ristorazione di Francia e tra i padri della Nouvelle Cuisine; il “Top Pastry Chef Award” a Chika Tillman, anima del “ChikaLicious Dessert Bar” di New York; il “New Destination Champion Award”, all’area del Mediterraneo, rappresentato dalla cucina di chef Yotam Ottolenghi; il “Game Changer Award” a Josh e Juie Niland, chef australiani che hanno rivoluzionato l’approccio in cucina al pesce in una logica improntata allo “zero waste”; il “Community Spirit Award” all’Association Antoine Alléno, l’associazione benefica che il grande chef Yannick Alléno ha dedicato al figlio, scomparso nel 2022 a soli 24 anni; l’“Etchical & Sustainability Award” alla chef brasiliana Manoella Buffara, del Manu di Curitiba; e il “Digital Influencer Award” a Dieuveil Malonga, che da Ruanda dà voce agli chef africani.
Venendo alla classifica (qui tutti i 1.000 ristoranti https://www.laliste.com/it/laliste/world), ad un passo dalla perfezione, con 99,50 punti, troviamo tre ristoranti: il “Frantzén” di Stoccolma, il “Guy Savoy” di Parigi e “Le Bernardin” di New York. A quota 99 punti si fermano invece lo “Cheval Blanc” by Peter Knogl - Grand Hôtel Les Trois Rois di Basilea, l’“Assiette Champenoise” di Tinqueux, “La Vague d’Or” - Le Cheval Blanc di Saint-Tropez, il “Martín Berasategui” di Lasarte-Oria, il “Restaurant de l’Hôtel de Ville” di Crissier (Svizzera) ed il “Sushi Saito” di Minato-ku (Giappone). È sul terzo gradino del podio, con 98,50 punti, che troviamo i più alti in classifica tra le insegne italiane: i tre stelle Michelin “Da Vittorio” della Famiglia Cerea, a Brusaporto, tra i modelli di business più solidi del fine dining del Belpaese, e “Le Calandre” dei Fratelli Alajmo, a Rubano.
Ad un passo dai top restaurants, con 97,50 punti, ci sono il “Don Alfonso 1890” di Ernesto Iaccarino, a Massa Lubrense, l’“Osteria Francescana” di Massimo Bottura a Modena, ed il “Reale” di Niko Romito a Castel di Sangro. A 97 punti un’altra tavola storica, quella del “Dal Pescatore” di Nadia Santini, a Runate, ma anche “La Pergola” del Rome Cavalieri, con lo chef tedesco Heinz Beck, ed il “Villa Crespi” di Antonino Cannavacciuolo, ultimo dei tre stelle Michelin del Belpaese”. A completare la top ten degli italiani nella classifica de La Liste, “La Trota” di Sandro e Maurizio Serva, a Rivodutri, ed il St. Hubertus di San Cassiano guidato (ancora per qualche tempo) da chef Norbert Niederkofler.
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