Nei territori del vino, la coltura dominate è la vite. Un’affermazione scontata, ma che registra un fatto da non sottovalutare: i vigneti si ingrandiscono sempre di più, e nelle regioni vinicole si assiste ad una sorta di trasformazione graduale in “monocoltura”. Una tendenza che Winenews ha chiesto di commentare a Carlo Petrini, fondatore e presidente internazionale di Slow Food:
“io penso che la vite e il vino sono state - risponde Petrini -le punte di diamante per la rigenerazione dell’agricoltura . Tuttavia bisogna fare attenzione che questa rigenerazione non sfoci in un sistema produttivo monoculturale di tipo non dico intensivo, ma di grande stress per l’ambiente. Non lo dico io, ma ho letto - prosegue Petrini - che c’è troppo uso di chimica nelle vigne del mondo. Allora è importante che si ritorni a comprendere che il vino è agricoltura, e che l’agricoltura del vino ha comunque sempre un limite, che è tracciato dalle stagioni, dalla terra ..., e non si può sempre pretendere che sia in linea produttiva come se fosse una fabbrica”.
Ma il guru della filosofia del “buono, pulito e giusto”, guarda al domani con ottimismo. “Vedo che nel mondo del vino c’è già una grandissima componente di persone che hanno a cuore questo aspetto, e che incominciano ad applicare questa filosofia nelle proprie realtà, nelle proprie cantine. Guardo - chiosa Petrini - con molta attenzione questa avanguardia, perché è sempre quella della prima ora, quando si è puntato a fare si che il vino fosse buono. Adesso c’è la seconda avanguardia, affinché il vino sia anche pulito. E poi servirà la terza avanguardia, perché sia anche giusto”.
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