“Quello a cui stiamo assistendo, se non si cambia rotta, potrebbe essere l’inizio di un “Sessantotto dei contadini”, la cui voce non deve più essere ignorata. Contadini che oggi chiedono di emanciparsi da un modello di mercato in cui a guadagnare sono solo i grandi agglomerati industriali che trasformano la materia prima, la distribuiscono o fanno le due cose insieme. E se tanto più veemente è la protesta, tanto prima si ricorre a misure tampone, bisogna, però, sottolineare che sussidi o acquisti di emergenza non possono rappresentare la soluzione, anche perché si tratta di misure che alla lunga non fanno altro che perpetrare la situazione iniziale. Non solo, ma i sussidi sono fatti di soldi pubblici, cioè di denaro dei cittadini. È chiaro allora che se, da una parte, abbiamo l’impressione di pagare poco il cibo al supermercato mentre, dall’altra, paghiamo i sussidi necessari alla sopravvivenza di comparti schiacciati da quella stessa grande distribuzione, la contraddizione c’è ed è pesante. Eppure le soluzioni per un’agricoltura a misura d’uomo ci sono”. Parole di Carlin Petrini, fondatore e presidente di Slow Food, che, probabilmente, sono quelle che meglio raccontano una situazione di portata generale dell’agricoltura italiana che le proteste dei pastori sardi, ed ora anche siciliani, hanno portato alla ribalta, con le immagini forte di litri e litri di latte versato (la Coldiretti parla di 3 milioni di litri già buttati), perchè pagato troppo poco. Una crisi che imporrebbe una riflessione di portata più generale e che, intanto, il tavolo di filiera di oggi a Roma, sembra lontano dall’arginare.
Con una distanza molto più ampia degli 8 centesimi che corrono tra gli 80 al litro richiesti, almeno per ora, dai pastori, che vorrebbero arrivare ad 1 euro al litro, ed i 72 che l’industria, allo stato attuale, è disposta a spendere, come ha ricordato il Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio, che ha promesso di mettere in campo risorse economiche per ristrutturare la filiera.
“Siamo qui solo per rispetto istituzionale - ha detto entrando il direttore generale di Assolatte, Massimo Forino - per noi la trattativa è già finita, con un incontro durissimo che si è svolto nei giorni scorsi a Cagliari dove gli industriali, con un grande senso di responsabilità, hanno fatto un ulteriore sforzo e hanno proposto un acconto che è del 20% superiore alla proposta iniziale. Questo nostro sforzo - ha sottolineato - corrisponde a 25 milioni in più di costo industriale, senza alcuna garanzia di ritorni dell’investimento. Ciononostante lo abbiamo fatto nella consapevolezza che il mercato non si governa con le certezze. A fronte di ciò - ha aggiunto - avevamo chiesto lo stop immediato delle agitazioni e invece le proteste continuano. Oggi siamo venuti qui per parlare di interventi strutturali e di tempi e misure che in futuro potranno limitare le oscillazioni sul mercato”. “L’accordo si troverà se gli industriali hanno il coraggio di discutere con noi”, aveva detto poco prima ribadito Roberto Congia, in rappresentanza dei pastori sardi in delegazione a Roma.
Premesse per un tavolo di filiera che, di fatto, era semideserto, con lassenza, già annunciata, del Consorzio di tutela del Pecorino (sia Fiore Sardo, Pecorino Romano, Pecorino Sardo, tutti assenti) nonché senza Federdistribuzione e neanche Federalimentare (che dal 23 febbraio, però, lancia una campagna di valorizzazione dei prodotti sardi, ndr).
Ciononostante, Centinaio rilancia: “voglio mettere soldi per ristrutturare la filiera - ha sottolineato - ed evitare che tra qualche anno si abbi di nuovo un problema di prezzo. Del resto - ha osservato - se oggi dobbiamo riprendere a parlare di prezzo, non saprei con chi parlare”.
“Siamo disponibili a parlare di tutto, ma non di prezzo che viene definito dalle singole aziende. Noi abbiamo parlato di acconto - ha detto poi il dg di Assolatte Forino - non è vero che abbiamo disertato il tavolo”.
“Non ci stiamo a far passare voi per vittime. La parte debole della crisi siamo noi”, hanno rilanciato i pastori sardi. Alla cui voce, poi, si aggiunge anche quella dei pastori siciliani, che a Vittoria hanno dato vita ad una mobilitazione, anche in questo caso per protestare contro il prezzo basso del latte.
Tutto questo mentre il Ministro dell’Interno Matteo Salvini, in Sardegna, ha annunciato lo stesso Centinaio, “ha nominato il Prefetto di Sassari Giuseppe Marani Commissario della filiera del latte ovino. Stiamo lavorando a un decreto legge per i fondi a disposizione, circa 50 milioni di euro, e per l’istituzione del Registro telematico che determinerà maggiore chiarezza sul latte ovino. Ringrazio il Presidente del Consiglio Conte e il Sottosegretario delle Politiche Agricole Pesce che stanno lavorando al decreto. Sul prezzo verrà aperto un tavolo tecnico in Sardegna”. E, intanto, in questo caos, è stato firmato il decreto ministeriale di proroga dell’atto programmatorio relativo al Pecorino romano. La scadenza è stata posticipata al 31 luglio 2019.
Il presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru ha annunciato la disponibilità della Regione stessa a stanziare un milione di euro per sostenere, in collaborazione con Ice, progetti di internazionalizzazione. I pastori sardi confermano l’esigenza di azzerare, con dimissioni spontanee “per una questione anche morale nei confronti della Sardegna e dei produttori”, gli organismi dei consorzi di tutela, nonché di garantire una rappresentanza effettiva dei pastori stessi. “È normale che questa richiesta non può farla il ministro Ma la può caldeggiare. E la metteremo al tavolo tecnico del prefetto il più velocemente possibile. Usciamo da questo Tavolo quasi tutti con il sorriso sule labbra - ha concluso Centinaio - ma è normale che ci siano esigenze diverse. Abbiamo tenuto in considerazione le proposte che sono venute dalla Regione e abbiamo tenuto molto in considerazione le richieste dei pastori formulate nella riunione che c’è stata in Sardegna”.
Intanto, domenica, in Sardegna, si vota per le elezioni regionali. Ed i pastori, che, intanto, hanno promesso di smettere di buttare il latte, non confermano e non smentiscono possibili azioni di disturbo ai seggi. E la soluzione della crisi, al di là delle dichiarazioni, sembra tutt’altro che vicina.
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