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VINO E STORIA

Le imprese ultracentenarie d’Italia brindano a Villa Travignoli, nel Chianti Rufina

Nella tenuta, guidata oggi dalla famiglia Busi (che ha festeggiato 550 anni), il meeting delle imprese storiche del Belpaese, del vino e non solo

Da Antinori ad Apollonio, da Carpenè Malvolti a D’Alfonso del Sordo, da Cecchi a Coppola, da Leone de Castris a Mazzei, da Barone Ricasoli, per restare al vino, oltre a realtà come quella delle cravatte Marinella di Napoli, di Banca Sella, o ancora del Biscottificio Mattei di Prato, dei salumi Villani di Castelnuovo Rangone di Modena, o della distilleria Mazzetti D’Altavilla, di Altavilla Monferrato, per fare solo pochi esempi: sono solo alcune delle 46 aziende riunite nella Unione Imprese Centenarie Italiane (www.uicitalia.org) i cui rappresentanti si riuniranno il 16 settembre (ore 11), a Pelago, nell’Azienda Agricola Travignoli, nel cuore della Rufina, e oggi guidata da Giovanni Busi (che è anche presidente del Consorzio del Vino Chianti, ndr), tenuta con 90 ettari di terreno, 70 dei quali a vigneto ed il resto ad oliveto, che, in questi giorni, ha celebrato i 550 anni di una storia aziendale che affonda le radici addirittura nel VI secolo a.C (grazie al ritrovamento di una stele etrusca raffigurante un lauto banchetto con traboccanti vasi di vino) ed è certificata da un documento del 1473 che cita come Travignoli “casa da signore” con tre poderi, lasciata in eredità da Aloisia Lotti all’Ospedale Fiorentino Santa Maria Nuova.
Un anniversario importante, quello dei 550 anni, celebrato con una degustazione di annate più recenti, come la 2021, e più vecchie, come la 1972 o la 1983 (ma l’archivio storico della cantina parte dal 1934, ndr), a cui ha preso parte anche l’Assessore all’Agricoltura e Vicepresidente della Regione Toscana, Stefania Saccardi, in cui i vini hanno mostrato nelle decadi una vitalità unica, con una spiccata salinità e acidità, tratti distintivi di una fazzoletto di terra che è storia del Chianti, come la Rufina, sul quale, oltre a Travignoli, insistono altre realtà di primo piano come Castello di Nipozzano di Frescobaldi, Selvapiana, Marchesi Gondi - Tenuta Bossi, Castello del Trebbio e non solo.

“Quello che festeggiamo oggi è un traguardo che ci riempie di orgoglio: il vino è da secoli la nostra passione, la mettiamo in ogni singola bottiglia che produciamo, e il successo e la longevità dell’azienda dimostrano che siamo riusciti a condividerla” afferma Giovanni Busi, alla guida di Villa Travignoli, con il figlio Clemente Busi. “La nostra lunga storia per noi è uno stimolo a guardare avanti, a migliorare la qualità della nostra produzione - commenta ancora Giovanni Busi - negli ultimi sette anni abbiamo rifatto 27 ettari di nuovi impianti di vigne, soprattutto di Sangiovese, per alzare sempre di più il livello di eccellenza dei nostri vini. L’obiettivo per il futuro è valorizzare le produzioni facendole conoscere a un pubblico ancora più ampio, puntando sulla qualità”.
Nel ritrovo delle aziende ultracentenarie, Giancarlo Landini, presidente della Fondazione Santa Maria Nuova, ripercorrerà la storia dell’azienda vitivinicola di Pelago, dall’Ottocento di proprietà della famiglia Busi: fu nel 1924, alla prima Esposizione Internazionale a Roma, il Conte Clemente Busi ricevette il Gran Premio e la Medaglia d’Oro per l’ottima produzione di vino Chianti, mentre nel 1927 Clemente Busi figurò tra i fondatori del Consorzio Chianti Putto. “È per noi un grande piacere ospitare questo incontro nel segno della longevità imprenditoriale ultracentenaria, perché crediamo fermamente che promuovere e tramandare i valori delle imprese centenarie sia oggi più che mai un importante atto di responsabilità sociale, anche nei confronti delle nuove generazioni”, ha detto ancora Giovanni Busi. In programma ci sarà anche la presentazione di una ricerca dal titolo “Imprese Centenarie e valori a prova di futuro”, condotta da Claudio Baccarani (professore emerito all’Università degli Studi di Verona), insieme a Chiara Rossato e Paola Castellani (ricercatrici di Economia e Gestione delle Imprese, Dipartimento di Management dello stesso ateneo). Tra presenti, ci saranno anche i rappresentanti di alcuni dei più prestigiosi marchi ultracentenari del made in Italy, da Amarelli Liquirizia 1731 a Fiore 1827, da Aceto Del Duca 1891 a Villani 1886, da Busatti 1842 a Giusto Manetti Battiloro 1820.

Focus - La storia di Travignoli
Travignoli, situata sulla strada che porta a Pelago e Vallombrosa, già nel toponimo indica che anticamente vi si coltivava la vite; vi è stata rinvenuta infatti una stele etrusca databile al 500 a. C. raffigurante un banchetto con libagioni di vino, oggi al Museo Archeologico di Fiesole. La località è citata per la prima volta nel 1100, in una pergamena di Vallombrosa, ma, più specificatamente, è datato 1473 il primo documento che certifica l’esistenza di una “casa da signore” con podere rurale annesso. La vigilia di Natale del 1473 viene rogato l’atto notarile in cui la vedova Aloisia Lotti dona Travignoli insieme a due altri poderi confinanti, Poggiolino e Gavignano, all’Ospedale di Santa Maria Nuova, l’antico ospedale della città fondato nel 1288 da Folco Portinari, padre della famosa Beatrice amata da Dante.
Si costituisce così il primo nucleo della grande fattoria che Santa Maria Nuova avrà nella zona di Pelago. Dai tre poderi iniziali e una casa da signore con poche stanze, ben presto l’Ospedale di S. Maria Nuova iniziò ad acrrescere la proprietà, con lasciti ed acquisti fino ad arrivare, nel 1600 a 11 poderi, boschi, due frantoi, granai, vaste cantine. L’ingresso della fattoria era dalla strada a levante, verso la valle, si passava poi in una loggia, oggi chiusa, e poi in un cortile leggermente in salita, allora a ciottoli. Vi si producevano vino, olio, grano, cenere per il sapone, lana. Data la sua importanza la fattoria era spesso visitata dallo spedalingo di Santa Maria Nuova, che all’interno della villa aveva una cappellina e le sue stanze private. Lo spedalingo Barnaba degli Oddi, nel 1607, descrive l’appartamento assai comodo; gli inventari ci elencano alcune opere d’arte, prevalentemente di carattere religioso, che adornavano le stanze e la cappella.
Il nucleo originario del 1473 continua ad essere incrementato nel corso dei secoli, con ampliamento della struttura dell’edificio (testimonianza ne sono gli stemmi degli spedalinghi di Santa Maria Nuova, apposti in facciata e in cortile), così come viene ampliato il numero dei poderi, che nel 1707 sono ben 14. In questo anno viene ricordata anche la nuova cappella costruita fuori dalla villa, verso la strada. Nel 1820 a seguito delle soppressioni, il complesso di Travignoli viene acquistato dalla famiglia Fiaschi, originari di Fiesole. Domenico Fiaschi, diviene dg della Zecca di Firenze e il Granduca Leopoldo II di Lorena gli concederà di coniare le monete con il proprio stemma; si ritirerà poi a vivere a Travignoli, insieme alla figlia Tullia, che nel 1838 sposerà Pietro Cuccoli.
Nel corso dell’Ottocento la storia di Travignoli si intreccia di nuovo con la città perchè Tullia, donna coltissima, finanzierà e ospiterà a Travignoli l’architetto Emilio de Fabris, vincitore del concorso per il compimento della facciata del Duomo. Egli in cambio ristruttura la villa, creando il grande scalone centrale e il fabbricato che lega la villa alla cappella esterna. Nel 1889, Sofia, unica erede dei Cuccoli Fiaschi, sposa il conte Francesco Busi, figlio di quel Clemente Busi, vicino alle correnti democratiche nei moti del 1848. Clemente, laureatosi in Giurisprudenza a soli 20 anni, conobbe e frequentò Giuseppe Mazzini e fu segretario di Giuseppe Montanelli, che lo volle come suo segretario degli esteri. Insieme contribuirono al sogno di creare un’Assemblea Costituente Toscana. Per il suo impegno politico e per i numerosi saggi politici pubblicati, nel 1868 Ferdinando IV gli conferì il diploma e la croce dell’Ordine di San Giuseppe.
La produzione vinicola di Travignoli nel Novecento è fiorente: Clemente Busi nel 1927 fu tra i fondatori del Consorzio Chianti Putto e nel 1924 aveva ricevuto alla prima esposizione internazionale a Roma, il Gran Premio e la medaglia d’oro per l’ottima produzione di vino Chianti. Si deve a Giampiero Busi, nel 1960, il rinnovo dell’azienda, dalla mezzadria alla conduzione diretta, e la creazione della moderna impresa con nuovi vigneti e cantine all’avanguardia. L’Azienda Travignoli nel 2011 ha ricevuto il premio “Italia 150” conferito dall’Unioncamere Nazionale come una delle 150 imprese storiche italiane.

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