Un viaggio nelle parole del cibo, quelle che contribuiscono a definire un’identità culturale e linguistica solida, perché basta nominare termini come pasta, pizza o caffè per essere “catapultati” in Italia e capire, immediatamente, l’influenza che hanno avuto nel far conoscere al mondo la cultura gastronomica del Belpaese. Una cultura che ha un “padre” riconosciuto come Pellegrino Artusi che con la sua opera “La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene” - il celebre manuale che è anche un progetto linguistico e politico, dato che la condivisione degli usi gastronomici e di una lingua comune, concreta come quella che si parla in cucina, pareva all’Artusi un tassello importante nel processo di unificazione della cultura italiana e dell’Italia stessa - l’ha diffusa prima nel Belpaese e poi nel mondo, e “continua” a farlo attraverso le diverse edizioni e riedizioni in più di 10 lingue, tra cui l’ultima in cinese. Lo racconterà “Italianismi nel mondo”, mostra promossa da Casa Artusi, e di scena a “Cibus”, il Salone di riferimento internazionale dell’agroalimentare italiano, a Fiere di Parma, dal 7 al 10 maggio.
L’esposizione, già visitabile a Casa Romagna, a Palazzo Talenti-Framonti a Forlì, svela nuovi contenuti e approfondimenti sulle parole del cibo italiane diffuse in tutto il mondo, grazie alla collaborazione scientifica di Atliteg e della professoressa Giovanna Frosini. Un excursus che ci mostra come semplici ingredienti siano riusciti a diventare dei simboli culturali a livello globale in grado di unire persone e popoli diversi, trasformando qualcosa nato come squisitamente locale in un’esperienza universalmente condivisa. Un risultato affascinante e che denota tutte le potenzialità e la ricchezza dell’enogastronomia con le sue mille sfumature tutte da raccontare e da scoprire, e la cui importanza va ben oltre la tavola.
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