Hanno fatto rumore le dichiarazioni del vice Cancelliere e Ministro dell’Economia tedesco, Sigmar Gabriel, che in un primo momento sembravano poter mettere la parola fine alle trattative tra Unione Europea e Usa sul TTIP, l’accordo commerciale di libero scambio sul quale le due economia più importanti del continente cercano una convergenza da più di 3 anni, senza aver sciolto ancora neanche uno dei 27 punti in fase di discussione. A mettere ordine ci ha pensato la Merkel, che di fatto ha smentito la linea di Gabriel, nonostante la perplessità espressa appena ieri dal Governo francese, pronta a sfilarsi in sede europea. Grande confusione, ma a fare un po’ d’ordine, a WineNews, ci pensa il coordinatore per il Gruppo dei Socialisti e Democratici della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro, che ricorda come “per raggiungere un accordo con il Canada, Paese, anche economicamente, molto più piccolo degli Usa, ci sono voluti 7 anni”.
Ecco perché, in fin dei conti, non c’è bisogno di avere fretta, “tanto più che fino a novembre, quando si saprà chi governerà gli Stati Uniti per i prossimi 4 anni, sempre che non vinca Trump (fiero oppositore di qualsiasi tipo di accordo commerciale) è tutto fermo, e dall’ultimo incontro non è cambiato assolutamente niente. È importante, però, sottolineare un aspetto: la situazione, nella sua staticità, non vede alcun tipo di vantaggio competitivo in mano agli Usa, stiamo ancora trattando. Del resto - conclude De Castro - non capisco neanche chi si oppone, non parlo dei movimenti, ma di chi governa, ad un accordo tutto da costruire, che non sappiamo ancora che fisionomia avrà. Proprio come ha fatto, forse più all’interno di una dialettica politica che altro, tutta interna alla Grosse Koalition, il vice Cancelliere tedesco, Sigmar Gabriel”.
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