“L’innalzamento dello sconto d’accisa per i birrifici sino a 60.000 ettolitri di produzione annua diviene realtà”. Lo annuncia Unionbirrai, che sottolinea come la misura, già attiva per il biennio 2022-2023, è stata fortemente richiesta in più provvedimenti dall’associazione di categoria dei piccoli birrifici artigianali indipendenti, soprattutto per gli impianti di piccola taglia. Sono stati, infatti, approvati gli emendamenti alla Legge di Bilancio, in corso di discussione a Montecitorio, presentati dai gruppi di Lega e Fratelli d’Italia a prima firma degli onorevoli Mirco Carloni e Mauro Rotelli.
“Con un intervento economico limitato, il Governo sostiene concretamente le produzioni brassicole artigianali nazionali, dando quel supporto che per il settore, fatto di piccole e piccolissime imprese, rappresenta un volano determinante per la crescita - dichiara Vittorio Ferraris, dg Unionbirrai - un provvedimento che assume ancor più rilevanza alla luce della particolare congiuntura economica che sta attraversando il Paese. Non possiamo, dunque, che rinnovare un sentito ringraziamento al Parlamento, ad iniziare da Lega e Fratelli d’Italia che hanno con determinazione e grande sensibilità raggiunto questo risultato che per il nostro comparto significa davvero tanto. Permettiamo, così - prosegue Ferraris - di ridare, infatti, ulteriore impulso al mondo brassicolo artigianale che, con le sue idee e il suo fermento, è stato in grado, in pochi anni, di rendere le sue produzioni un vanto del made in Italy nel mondo. Ci auguriamo che il lavoro prosegua in modo corale attraverso uno snellimento della burocrazia e un ammodernamento delle norme affinché possano meglio rispondere alle esigenze di un settore fortemente in evoluzione. Unionbirrai non farà mai mancare il suo supporto”.
Gli emendamenti, spiega ancora Unionbirrai, sono stati accorpati nel corso della discussione e comportano una copertura economica complessiva inferiore ai 3 milioni di euro l’anno. Ambedue gli emendamenti innalzano dal 40 al 50% lo sconto d’accisa per i microbirrifici sino a 10.000 ettolitri di produzione annua, mentre quello Carloni si spinge anche oltre quello Rotelli, rinnovando lo sconto al 30% per i birrifici sino a 30.000 ettolitri e al 20% per quelli la cui produzione annua non superi i 60.00 ettolitri annui di prodotto finito. “La riduzione dell’accisa per i piccoli birrifici artigianali risponde alle nostre richieste per sostenere la filiera della birra agricola 100% italiana e, con essa, le tante imprese, spesso giovani, impegnate a garantire un prodotto di qualità, innovativo e legato al territorio, con effetti positivi sull’ambiente e sull’occupazione”, aggiungono Coldiretti e Consorzio Birra Italiana che esprimono soddisfazione per l’approvazione in Commissione Bilancio della Camera dei Deputati dell’emendamento alla Manovra finanziaria che conferma il taglio dell’imposta previsto per il 2022 e il 2023. “Una misura importante sostenuta grazie all’impegno del presidente della Commissione Agricoltura della Camera Mirco Carloni e dei parlamentari che hanno lavorato sull’emendamento e del Ministero dell’Agricoltura”, ha commentato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. “La riduzione dell’accisa rappresenta un aiuto per la crescita delle filiere dal campo alla tavola che sul territorio nazionale stanno già vedendo lo sviluppo di esperienze importanti, attraverso la crescita della produzione di orzo e di luppolo italiani, con un indotto importante per l’economia dei territori”, ha spiegato il presidente del Consorzio Birra Italiana Teo Musso.
Un comparto che vede oggi quasi 1.200 birrifici in tutta Italia, di cui circa un quarto è agricolo, ovvero produce da sé le materie prime necessarie, secondo l’analisi del Consorzio Birra Italiana, con una percentuale in costante crescita. La birra artigianale è entrata sempre più nelle case degli italiani, con una produzione di 48 milioni di litri, di cui quasi 3 milioni di litri destinati all’export e, un valore di oltre 430 milioni di euro sul mercato del fuori casa, garantendo 92.000 posti di lavoro tra addetti diretti e indiretti. Un fenomeno sul quale pesano però l’aumento record dei costi di produzione legati alle tensioni internazionali e gli effetti dei cambiamenti climatici. Siccità e maltempo hanno causato una riduzione importante della produzione di orzo - conclude Coldiretti - facendo drasticamente calare le rese, pur se il prodotto si presenta comunque di ottima qualità.
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