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L’INTERVISTA

“L’Italia senza vino sarebbe più povera, da ogni punto di vista. Va difeso e migliorato ancora”

Le riflessioni del Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, “vis a vis” con WineNews. Con il Belpaese che accoglierà la diplomazia del vino
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“L’Italia senza vino sarebbe più povera”: a WineNews, il Ministro Francesco Lollobrigida

Cosa sarebbe l’Italia senza vino? WineNews lo ha chiesto, affrontando anche tanti altri argomenti, al Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, nell’intervista “a tu per tu”, realizzata, nei giorni scorsi, al Ministero di via XX Settembre (qui il video integrale). La risposta è chiara: “l’Italia senza vino sarebbe una nazione più povera, da tutti i punti di vista. Dal punto di vista economico, perchè è un asset strategico della nostra economia, con più disoccupazione, perché al vino e indotto sono legati migliaia e migliaia di posti di lavoro. Sarebbe una Nazione con più problemi ambientali - continua Lollobrigida - perchè basta guardarsi intorno quando attraversi le colline del Chianti, le terre del Prosecco, dell’Amarone e dovunque ci sono vigneti, e si vede una natura che viene protetta e ben tenuta. Sarebbe una nazione che perde un pezzo della sua cultura, come si vede anche nell’arte, perchè il vino è stato un soggetto importante anche per tanti pittori, poeti, artisti e così via. E sarebbe un Paese più povero dal punto di vista del benessere alimentare, perchè avremmo un elemento prezioso che andremo a perdere. Dobbiamo lavorare per proteggerlo e per migliorarlo ancora, anche se come dice Riccardo Cotarella (presidente degli Enologi italiani e del mondo, ndr), il vino di oggi è un prodotto di qualità eccezionale anche rispetto ai prodotti del passato, e questo garantisce ancora di più sicurezza”.

Un tema questo, come detto, affrontato insieme a tanti altri. Sullo sfondo, il primo “Wine Ministerial Meeting” organizzato con l’Oiv - Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino, guidata da Luigi Moio, che, nel 2024, festeggia i 100 anni, che il 12 aprile porterà in Franciacorta la politica mondiale del vino, ma anche la partecipazione del Ministero a Vinitaly, con uno spazio raddoppiato rispetto agli anni passati che racconterà la storia del vino ma anche l’innovazione, con le opere del Museo del Vino di Torgiano, della Galleria Borghese, del Museo Archeologico di Napoli, di Cinecittà e con spazi multimediali creati ad hoc.
Ma lo sguardo non può non essere sulla più stringente attualità, che secondo alcuni è caratterizzata da venti di “neo proibizionismo” in Europa e nel mondo, come testimoniano in qualche modo l’etichetta con gli health warnings introdotta nei mesi scorsi dall’Irlanda su tutte le bevande alcoliche, la proposta fortemente limitativa sulla comunicazione e la pubblicità lanciata dal Belgio, o ancora la recente revisione delle linee guida sui consumi di bevande alcoliche in Paesi come il Canada (ed anche con altri Paesi già pronti a seguirla, ndr), dove il suggerimento diventa di appena due bicchieri a settimana.
“Certe cose vanno lasciate alla scienza, che fa tante valutazioni diverse delle bevande alcoliche. Che l’alcol non sia un elemento positivo è un dato oggettivo - sottolinea il Ministro - ma che le bevande a base di alcol siano dannose, invece, è soggettivo all’interno della comunità scientifica. Che, in buona parte, attribuisce un valore positivo all’utilizzo del vino, con parsimonia, come già diceva Socrate, che parlava di benessere, di cui è un elemento importante anche la convivialità. Ma dobbiamo parlare distintamente di vino, di distillati, e di altri prodotti a base alcolica, tenendoli separati perché sono diversi. Ci sono Paesi in cui l’alcolismo incide in maniera devastante, ma dove il vino non è presente o non si è mai radicato, e l’Irlanda è uno di questi. E dove il vino, piuttosto, può essere antidoto al consumo di distillati di bassa qualità. Non voglio dare “consigli sanitari” - sottolinea il Ministro - ma sono le considerazioni di una persona che spesso si basa su dati empirici: se l’Italia ha il vino come elemento dell’alimentazione, da sempre, e siamo una delle nazioni più longeve del pianeta, forse il vino non è così devastante come a volte qualcuno lo vuole dipingere, considerando che chi non ha il vino non ha una qualità di vita migliore della nostra. Non è un dato oggettivo, ovviamente, ma il dubbio va posto quando si va a colpire un elemento specifico di una dieta complessa, in questo caso il vino senza che la comunità scientifica abbia una voce univoca su questo”. In ogni caso, legato anche al tema della maggiore attenzione alla salute, c’è il tema del boom dei vini dealcolati, che l’Unione Europea ha normato, ma l’Italia ancora no, anche se molti produttori chiedono una legge che consenta di produrli nel Belpaese, che però non arriva.
“C’è già un quadro europeo che consente di produrre bevande dealcolate che io fatico, però, a chiamare vino. È un mercato che esiste, certamente - spiega il Ministro Lollobrigida - ma per me non è ragionevole voler chiamare vino qualcosa che vino non è, che ha delle sue specificità, come l’alcol che si forma in maniera naturale nel processo produttivo, come dice il professor Luigi Moio. Oggi esistono tante bevande, che non si devono per forza chiamare vino. Noi, ovviamente, ottempereremo alle normative cercando di evitare, però, che ci siano sofisticazioni eccessive delle procedure di produzione che allontano questi prodotti dalla nostra eccellenza. E lo dico chiaramente anche avendolo detto a chi tra i nostri produttori dice che c’è una fetta di mercato che si apre e che va presidiata: non è detto che all’aprirsi un mercato non se ne chiuda un altro, in termini di valore. Se il vino diventa una cosa diversa da cui in quello in cui l’Italia investe con grandi risultati, siamo certi che l’Italia resti il Paese dell’eccellenza? È un tema che esiste e che non offre certezze, ma di cui tenere conto”.

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