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ATTUALITÀ

L’Unesco pubblica il dossier della candidatura della “cucina italiana”: tra un anno il verdetto

Tra gli aspetti evidenziati, la diversità e la dinamicità oltre al gesto di amore nell’atto di cucinare. L’identità a 360° è il cuore del progetto
CUCINA ITALIANA, UNESCO, Non Solo Vino
La cucina italiana è anche tramandare saperi (immagini tratte dal dossier Unesco)

Giorni importanti e di ricorrenze, ma sempre con uno sguardo attento al futuro, per la cucina italiana, uno dei migliori esempi, se non il migliore al mondo, legato all’utilizzo della Dieta mediterranea. E se è in corso (fino al 22 novembre!), la Settimana della Cucina Italiana nel mondo n. 19 che, quest’anno, ha come tema proprio “Dieta Mediterranea e Cucina delle Radici: Salute e Tradizione”, un omaggio alle tradizioni e al ruolo riconosciuto proprio della “Dieta Mediterranea”, un patrimonio per cui sono già partiti i festeggiamenti per l’anniversario n. 14 del riconoscimento a patrimonio Unesco. Quello che spera di ottenere anche la “cucina italiana”, con gli step che proseguono in attesa di sapere, ci vorrà ancora un anno, se la candidatura sarà valutata positivamente dall’Unesco, come spiegò, a WineNews, Pierluigi Petrillo, direttore Cattedra Unesco Università Unitelma Sapienza. L’Unesco, intanto, che ha pubblicato in queste ore il dossier di una candidatura nata nel 2023 su impulso della Fondazione Casa Artusi, dell’Accademia Italiana di Cucina, del Collegio Culinario e della rivista “La Cucina Italiana”, ed è stata elaborata da un gruppo di esperti, coordinato da Pier Luigi Petrillo e da Elena Sinibaldi.
Il dossier mette in risalto come in Italia, la pratica della cucina, è qualcosa di quotidiano, un modo di prendersi cura di sè e degli altri, di ricordare le proprie origini e mantenerle vive trasmettendole alle nuove generazioni. Il dibattito in Italia, sul tema, si era alimentato con tanto di divisione tra chi ha parlato di una cucina fatta di prodotti buonissimi ma che tutto sommato “non esiste” e quindi frutto del marketing; e, dall’altra parta, i difensori, con in prima fila tanti chef blasonati, ma non solo, di un patrimonio di valori, di passione, di gesti, di saperi e di creatività, come sostenuto dagli stessi Luigi Petrillo e Maddalena Fossati (direttrice de “La Cucina Italiana”, qui la nostra intervista). Per un settore che, tra l’altro, vale 600 miliardi di euro e garantisce 4 milioni di occupati, un patrimonio fortemente culturale e identitario ed uno straordinario valore riconosciuto anche dagli chef stranieri oltre che dagli amanti dei piaceri del palato di tutto il mondo.
Ad un anno dalla decisione sulla candidatura della cucina italiana a patrimonio immateriale Unesco, il countdown è, di fatto, iniziato e, come ha spiegato Pier Luigi Petrillo, all’Agenzia Ansa, “per la prima volta, la nostra candidatura comprende tutto ciò che è identitario della cucina italiana. Dallo spirito conviviale e inclusivo alla creatività nel rielaborare e trasformare materie prime di ogni dove. Tutto, quindi, e non come avvenuto, ad esempio, con la Francia, che ha ottenuto il riconoscimento non per la cucina francese, ma per il pranzo delle feste alla francese, o come avvenne con la Corea, che ottenne il riconoscimento per la tecnica di fermentazione del piatto tradizionale kimchi”. Tra gli aspetti, evidenziati nel dossier di candidatura, c’è quello di una cucina italiana che è un mosaico di diversità ma che si caratterizza per essere dinamica: un gesto, quello di cucinare, che è quotidiano e non eccezionale e che si rivela anche un atto di amore, accoglienza e attenzione per la famiglia e gli ospiti che si riuniscono a tavola.

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