Che quello della plastica sia diventato ormai un problema, è chiaro a tutti: non serve guardare video di accumuli di bottiglie e altri contenitori di plastica in giro per il mondo o negli Oceani per rendersene conto, basta stare attenti a ciò che si mette nel carrello della spesa, e si noterà che imballaggi e confezioni sono quasi sempre di plastica. E questo non è più in linea con “i gusti” dei consumatori italiani: il 44% si impegna nella lotta al cambiamento climatico anche riducendo gli acquisti di prodotti con imballaggi eccessivi. Per cui, è ben accolta l’ipotesi di introdurre un contributo pari al 20% del costo di acquisto su prodotti sfusi alla spina, privi di imballaggi primari e secondari, oltre al credito di imposta, nel limite di 10 milioni l’anno, per i venditori. Si tratterebbe di una vera e proprio svolta nelle abitudini dei consumatori, che però darebbe un forte segnale per la salvaguardia del Pianeta. E non solo: il decreto servirebbe anche a salvare “le tasche”: spesso gli imballaggi costano infatti più del prodotto, in quanto componente ma anche per il fatto che aumentano il peso da trasportare. E seguirebbe anche un fenomeno che, seppur timido in Italia, sta prendendo piede in tutto il mondo: i negozi “plastic free” e senza imballaggi, dove tutto è chilometro zero e venduto sfuso, dalla frutta e la verdura alla pasta e al riso, fino al vino, all’olio e al miele.
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