02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

MERCATI EMERGENTI DEL VINO, PREZZI E TECNOLOGIA … QUESTI GLI ARGOMENTI FONDAMENTALI DEL CONGRESSO N. 61 DI ASSOENOLOGI, A ISCHIA, IN CAMPANIA, DAL 2 AL 5 LUGLIO

Mercati emergenti del vino, prezzi e tecnologia: sono questi i tre focus su cui si incentrerà il congresso n. 61 di AssoEnologi - la più antica associazione di categoria del settore vitivinicolo in Italia - in programma dal 2 al 5 luglio a Ischia, in Campania.
“Rimanere protagonisti di un settore affascinante, ma complesso e di grande concorrenza” è il titolo generale del convegno, che sarà sviluppato in tre sessioni per un totale di 13 relazioni di grande interesse ed attualità tenute da famosi esperti del settore, che daranno vita ad oltre dieci ore di aggiornamento, confronti e dibattito. Ad Ischia non si parlerà - volutamente - di legislazione o di politica vitivinicola, ma solo di tecnologia e di commercializzazione, due aspetti sinergici e fondamentali. La prima sessione “Mercati emergenti: scegliere, diversificare, consolidare” inizierà con Stefano Raimondi, direttore dell’Ufficio vini e bevande dell’Istituto nazionale per il Commercio Estero (Ice) con “Esportiamo il 90% in soli 11 Paesi: occorre conquistare anche gli altri”. E “gli altri” sono oltre 200, alcuni in forte espansione, come quelli che saranno successivamente presi in considerazione: Messico ed India. Due realtà poco conosciute, ma che stanno dando continue soddisfazioni ai nostri vini, visto che, nel primo, negli ultimi 4 anni le nostre esportazioni sono cresciute mediamente ogni anno del 20% e, nel secondo, sempre nello stesso periodo, di ben l’80%. Ognuno di essi sarà presentato attraverso due relazioni: la prima, istituzionale, tenuta dal responsabile dell’Ufficio Ice per territorio competente, e la seconda volta a dare voce a chi esporta in questi Paesi. Per il mercato messicano il primo intervento sarà quello di Andrea Ferrari, direttore dell’Ufficio Ice di Città del Messico, che illustrerà le forti potenzialità di questo Paese con “Messico: 20% di crescita all’anno delle vendite di vino italiano”. Gli farà seguito Piero Mastroberardino, consigliere di amministrazione della omonima azienda, che affronterà le problematiche di questo mercato con “Le tesi e le considerazioni di chi esporta”. Il mercato indiano sarà invece introdotto da Giancarlo Lamio, direttore dell’Ufficio Ice di New Delhi, con la relazione “India: 80% di crescita all’anno delle vendite di vino italiano”. Anche a lui farà seguito la voce di una delle aziende più presenti su questo mercato: la Marchesi De’ Frescobaldi, di cui il direttore tecnico, Lamberto Frescobaldi, esporrà “Le tesi e le considerazioni di chi esporta”.
La seconda sessione, il 3 luglio, tratterà argomenti di marketing sintetizzati nel titolo “Prezzi performance e considerazioni di chi vende”, o meglio di chi vende “grandi numeri”. La prima relazione è stata affidata alla professionalità di Raffaele Beato, direttore generale dell’Ente di sviluppo agricolo in Campania che si soffermerà su “Vini Campani: nel gradimento la crescita di un successo”. Entreremo quindi nel vivo della questione con Carlo Boggione, direttore marketing della Giordano Vini, ovvero della prima azienda italiana nelle vendite di vino per corrispondenza. “Vino per corrispondenza: un settore in forte espansione” è il titolo della relazione che Boggione esporrà, focalizzando non tanto i successi della Giordano Vini, ma cosa un’azienda di queste dimensioni ed importanza chiede alle cantine da cui si approvvigiona in fatto di tipologie, di prezzi, di servizi, di packaging. Un approccio al mondo della produzione diverso da quello che illustrerà successivamente Giuseppe Zerbo, responsabile category manager supermercati del Gruppo Pam, i cui contenuti sono ben sintetizzati nel titolo “Su prezzi e performance noi della grande distribuzione la pensiamo così”. Considerazioni ancora diverse quelle di Giuseppe Monfrini, direttore marketing del Centro Acquisti Food Beverage della Metro, che focalizzerà invece il suo intervento in “Cash & Carry: una filosofia alquanto diversa”. Sono infatti differenti i destinatari a cui la Metro si rivolge, costituiti non da consumatori, come per la Giordano Vini e per i supermercati Pam, ma da ristoranti, bottiglierie, pizzerie, drogherie, enoteche ... Sarà poi il dibattito sugli argomenti esposti a sviluppare i problemi pratici che interessano la categoria, ovvero quelli su cui enologi ed enotecnici ogni giorno si devono confrontare in cantina e sui quali vogliono avere indicazioni precise, spesso orientate nel tempo per svolgere al meglio il proprio lavoro, contenendo costi, aumentando la qualità, garantendo certe caratteristiche di fascia e di tipologia di territorio, ma guardando sempre con un occhio a “sua maestà il consumatore” ed ai mercati di riferimento.
La terza ed ultima sessione dei lavori congressuali si svolgerà il 4 luglio e sarà dedicata a “Tecnologia: come produrre per il mercato italiano”. Un titolo ampio che forse necessita di alcune premesse basate sul fatto che da anni si assiste ad una dicotomia tra chi sostiene che la produzione del vino italiano debba seguire le evoluzioni e le tendenze, spesso volubili, dei mercati, ovvero del consumatore internazionale (filosofia sposata dai produttori dei Paesi cosiddetti emergenti) e chi sostiene invece che occorre iniziare ad imporre un gusto, uno stile italiano.
Un dilemma non facile per la categoria, divisa tra chi vuole “mettere al centro del lavoro dell’enologo il vino, con la sua cultura ed il suo territorio di riferimento, oppure il consumatore, con il suo gusto e la sua estrema volubilità”. La questione non è semplice e certamente molto diversificata e sfaccettata. Cercando quindi di sintetizzare le preferenze del consumatore moderno di vino, in base ai risultati di un recente studio si evince che il consumatore di livello medio, che è poi quello che fa fare alle aziende i bilanci, predilige: un prezzo allo scaffale inferiore a 10 euro; un prodotto monovarietale, sia che si tratti di vino autoctono o internazionale; “under one”, ovvero vini bianchi e rossi che vanno bevuti entro l’anno dalla vendemmia. Il colore preferito è il rosso rubino, molto intenso e sostenuto, con caratteristiche fortemente legate alla varietà. Dal punto di vista organolettico, deve colpire la morbidezza, l’eleganza tannica e la moderata acidità. Per ottenere questi risultati l’enologo e l’enotecnico devono operare, in vigneto ed in cantina, scelte precise e finalizzate.
Da qui le quattro relazioni proposte nell’ultimo segmento congressuale sul tema, che mirano a dare un quadro pratico, discutibile, ma basato su esperienze fatte da enologi che hanno ottenuto con successo i risultati che si erano prefissati. Così la prima relazione, “Vinificazione in bianco in iper-riduzione”, sarà esposta da Giuliano D’Ignazi, direttore delle Terre Cortesi Moncaro, azienda leader marchigiana che da anni studia ed applica queste procedure tecnologiche ottenendo risultati di tutta considerazione. Sarà quindi la volta di Vincenzo Pepe, direttore delle Cantine Giorgio Lungarotti, con “Colore dei vini rossi: biosintesi, estrazione, stabilità”. Pepe prenderà in considerazione gli aspetti tecnici che mirano all’ottenimento di vini maggiormente colorati, più intensi e più “accesi”. La terza relazione “Tannini dei vini rossi: biosintesi, estrazione, struttura” è stata affidata alla competenza del collega Rudy Buratti, direttore della Castello Banfi di Montalcino, che farà principalmente riferimento alla struttura tecnica dei vini, cioè come questa può essere influenzata giocando sui parametri climatici, pedologici, ma anche attraverso le tecniche di cantina riferite, come dice il titolo, ad estrazione e stabilità. L’ultima relazione in programma in questo terzo segmento considererà i parametri viticoli ed enologici che devono essere messi in atto per conservare il patrimonio olfattivo e varietale, sia nel caso di uve ad aroma primario che per potenziare i profumi di fermentazione alcolica e di fermentazione malolattica, nel caso di uve piuttosto neutre sotto il profilo aromatico. Argomenti che sono stati affidati alle conoscenze di un altro enologo, Luigi Moio, docente di enologia all’Università di Foggia, che esporrà i concetti prima esposti riassunti in “Dall’uva alla bottiglia: l’aroma varietale nei vini bianchi e rossi”.
L’Associazione Enologi Enotecnici Italiani (Assoenologi) è l’organizzazione di categoria che nel nostro Paese raggruppa e rappresenta il 95% dei tecnici vitivinicoli attivamente impegnati nel settore, di cui il 45% ha mansioni direttive in cantine sociali e private, il 10% svolge l’attività di libero professionista, mentre la rimanente percentuale è impegnata con incarichi diversi.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli