“Dico sempre che mi mancano il Papa e il presidente russo Putin, e poi ai miei tavoli ho avuto tutti”. Così a WineNews Giorgio Pinchiorri, nella presentazione, a Palazzo Antinori, di “Pinchiori a due voci”, libro scritto da Leonardo Castellucci (editore Cinquesensi), che racconta l’unione delle due esperienze di Giorgio Pinchiorri (con prefazione di Piero Antinori) e Annie Feolde (con prefazione di Paul Bocusse), da cui è nata l’esperienza unica al mondo dell’Enoteca Pinchiorri, tempio italiano del vino e dell’alta cucina celebre in tutto il mondo.
“Considero tutti i personaggi che sono passati dall’Enoteca, grazie al nostro lavoro ma soprattutto al fascino di Firenze, dei benefattori, ma se devo fare dei nomi allora dico tre donne. Nilde Iotti, che è stata la prima donna presidente della Camera, e Oriana Fallaci, grande giornalista con cui ho avuto un bellissimo rapporto. E poi il Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi, che sarebbe dovuta venire a Firenze e all’Enoteca ma che non ha ancora potuto farlo, ma che ho conosciuto personalmente, e che quest’anno dovrebbe ricevere il premio Fiorino d’Oro”. Cosa pensa dei primi 40 anni dell’Enoteca? “Che sono tanti ma anche pochi, i complimenti ricevuti oggi sono certo una coronazione, ma c’è tanto da fare. Amiamo tanto a questa città, Firenze, e la ammiriamo, e per chi si ama e si ammira non si fa mai abbastanza”.
“L’enoteca Pinchiorri ha un significato particolare non solo per Firenze, ma per l’enologia italiana e toscana - aggiunge a WineNews.tv Piero Antinori - perché Giorgio Pinchiorri, insieme a tutto il suo ristorante, veramente ha fatto scoprire al mondo intero la qualità e il livello dei vini italiano. Ha avuto un ruolo insostituibile e di grandissimo valore per il mondo del vino, che come produttori apprezziamo moltissimo. C’è una fotografia del nostro Tignanello n. 1 che Giorgio conserva gelosamente nella sua cantina, e io dico sempre che il Tignanello non sarebbe quello che è oggi se non ci fosse stato anche l’apporto di Pinchiorri. E il fatto che l’Enoteca abbia quella che è considerata unanimemente la più bella cantina di ristoranti del mondo è un fiore all’occhiello per Firenze e per l’Italia che nessuno ci può togliere”.
Focus - Il libro Pinchiorri a due voci
Leonardo Castellucci ha tracciato con mano biografica il “romanzo” di una bellissima storia o, meglio, di due storie, quella di Annie Féolde e quella di Giorgio Pinchiorri, che si incontrano per diventare la quarantennale avventura dell’Enoteca Pinchiorri. In 224 pagine si raccontano i diversi destini dei due protagonisti che poi si incontrano per perseguire un sogno comune, quello di dar vita a una grande e innovativa enoteca e subito dopo a un altrettanto grande ristorante. Due passioni diverse ma perfettamente compatibili che si salderanno in quello che è considerato un unicum nella ristorazione, quello dell’Enoteca Pinchiorri: un luogo di eccezionali intuizioni culinarie, in cui risiede un’esclusiva rassegna del meglio della viticoltura internazionale e dove si è ospitati secondo le più raffinate regole dell’arte dell’accoglienza.
Paul Bocuse ha firmato una breve e vivace prefazione dedicata ad Annie Féolde mentre quella di Giorgio Pinchiorri è siglata da Piero Antinori che ricorda un cammino comune in un settore, quello enologico, che in pochi decenni ha assistito a una vera e propria rivoluzione culturale.
La storia di Annie Féolde parte dalla Francia e passa per l’Inghilterra prima di sbarcare in Italia. Da qui al Giappone e al mondo che la premia e dove riceve riconoscimenti e premi.
Oltre alle immagini dei collaboratori che hanno contribuito e contribuiscono al successo del ristorante, nel libro sono riprodotti i 10 piatti storici che Annie ha voluto raccontare in presa diretta.
La storia di Giorgio Pinchiorri parte dalla campagna modenese e poi si consolida professionalmente a Firenze ma con continui viaggi nelle terre del vino di Europa e del mondo, in un ininterrotto aggiornamento che presto gli permetterà di essere individuato come uno fra i più apprezzati conoscitori della complessa materia. A chiusura del racconto della sua avventura umana e professionale Giorgio Pinchiorri propone le sue 50 grandi bottiglie del cuore, quelle che solo l’intuito e la sapienza di una grande intenditore hanno saputo collezionare in 4 decenni.
Focus - Le due prefazioni: Antinori e Bocuse
“Conosco Giorgio Pinchiorri da più di quarant’anni. Dai tempi in cui lavorava alla Buca Lapi, la storica trattoria ricavata nelle cantine di Palazzo Antinori. Allora eravamo entrambi molto giovani e a me piaceva andare a mangiare in quel luogo così ‘familiare’. Impossibile che nella sua cantina manchino le prime annate di una grande etichetta, impensabile che i vini di punta di tutto il mondo non facciano parte della sua personalissima collezione. Ma il suo successo è stato certo facilitato dall’incontro con Annie Féolde che, con la sua verve, il suo entusiasmo, il suo savoir-faire e la sua straordinaria sensibilità in cucina è riuscita, accanto al fenomeno Cantina, a farne nascere un altro, un ristorante riconosciuto a livello mondiale per la qualità eccelsa e per la grande creatività nel solco della tradizione toscana. Un incontro tra due primissimi attori, dunque, che rappresentano per Firenze e per l’intero universo vitivinicolo, un punto di riferimento e un esempio”.
Marchese Piero Antinori
“Annie Féolde. Quando s’incrocia questa signora di raffinata eleganza, sembra stia uscendo per andare a prendere il tè con qualche testa coronata! Eppure, per quanto vada indietro nei miei ricordi, penso di aver conosciuto Annie Féolde per la prima volta al suo debutto presso l’Enoteca Pinchiorri, durante una cena organizzata con Sirio Maccioni insieme a miei amici e Roger Vergé in presenza dell’attore Ugo Tognazzi. In quell’occasione abbiamo assistito alla messa in scena di vini prestigiosi selezionati da Giorgio Pinchiorri, accompagnati da piatti raffinati preparati dalla nuovissima chef di questo palazzo fiorentino. Sono passati molti anni da allora e questa Bianca Castafiore dei fornelli continua a brillare”.
Paul Bocuse
Focus - I due incipit: Giorgio e Annie
La madeleine di Annie
Soffici delizie gustative le madeleine, squisiti dolcetti, dallo spiccato aroma di burro e limone, da accompagnare al tè nei pomeriggi lenti e oziosi della borghesia francese dell’Ottocento, quella che amava trascorrere le ore precedenti la cena intrattenendosi in conversazioni benpensanti, magari solo interrotte da qualche furtiva e allusiva risatina, celata da una mano compiacente che lasciava intendere che il discorso era scivolato su un argomento un poco osé, se non addirittura piccante. La borghesia di Stendhal, di Flaubert e più tardi quella di Proust. Un mondo che risale al passato ma che ancora ci appartiene e si palesa in questa signora francese che giunse a Firenze poco più che ventenne dalla nativa Nizza, trovandovi i motivi di una passione forte che la legherà a questa città per il resto della vita.
Il “vigneron” di una grande cantina
Privo di quell’inclinazione all’esibizione, ‘malattia endemica’ negli uomini di successo, Giorgio Pinchiorri sembra sfuggire il contatto con il mondo patinato dell’apparire, quasi ne avesse un’ormai proverbiale allergia. Ma, da tempo avvezzo alla fama e all’obbligata ribalta che ne deriva, sembra aver trovato un suo modo svelto per uscire, senza particolari fastidi, dall’obbligo di questa gabella, ricorrendo ad apparizioni gentili, non formali ma sempre un po’ in ‘fuga’. Insomma si presenta, saluta cordiale, ringrazia ma poi ... tenerlo lì, a colloquiare non è mai stata cosa semplice per nessuno.
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