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MOSCA VIETA LA PUBBLICITÀ DI BEVANDE ALCOLICHE PER COMBATTERE LA PIAGA SECOLARE DELL’ALCOLISMO E, NEL CALDERONE, CI FINISCE ANCHE IL VINO, CHE PURE IL PREMIER MEDVEDEV CONSIDERAVA UN ARGINE NATURALE ALL’ABUSO DI SUPERALCOLICI

Il premier Medvedev ha sempre considerato il vino come un argine naturale alla piaga dell’alcolismo che da sempre affligge la Russia, ma non è bastato per escludere il nettare di Bacco finisce dai prodotti per i quali sarà vietato fare pubblicità, “extrema ratio” nella battaglia del Cremlino, dopo gli ultimi dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che indica la Russia come il Paese al mondo in cui il problema dell’abuso di alcol è più grave. Il rischio, ora, è quello di spezzare le ali alla nascente cultura enoica.

Le pressioni fatte da alcuni componenti della Duma, in sostanza, non hanno fatto cambiare rotta alla direzione che la legge prese già qualche mese fa, in sede di discussione, e che non fa distinzione tra superalcolici ed alcolici, tra vodka e vino, specie perché alla base di una sempre maggior dipendenza giovanile dall’alcol c’è in tantissimi casi l’approccio alla birra, che di gradi, in termini meramente tecnici e ben poco culturali, ne ha molti meno del vino. Eppure, anche secondo Spiros Malandrakis, analista della società di ricerche di mercato inglese Euromonitor International, “il vino non è, almeno per ora, tra gli obiettivi da colpire del Governo russo, preoccupato soprattutto da superalcolici e birra, anche se purtroppo la legga non fa distinzione”. Un bel problema per una nicchia in crescita costante, che ha conquistato buona parte della upper e della middle class russa, e che adesso potrebbe trovarsi di fronte ad un muro, ma non così alto per il vino di qualità (specie italiano e francese), che i wine lovers di Mosca conoscono bene e al quale, pubblicità o meno, non rinunceranno di certo.

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