Il Friuli Venezia Giulia si affaccia sul mare Adriatico, mentre è al contempo incorniciato dalle Alpi. Già da questa sommaria descrizione si coglie il carattere duplice di una zona decisamente particolare dove il mare (che, nel tratto che va da Monfalcone a Trieste, incontra una costa rocciosa, mentre, dal confine con il Veneto a Monfalcone, incrocia lagune e lunghe spiagge sabbiose) tende a rendere il clima quasi mediterraneo, scontrandosi con condizioni decisamente più continentali apportate dalle Dolomiti Orientali, della Carnia e delle Alpi Giulie. A queste latitudini, la vocazione alla vitivinicoltura ha radici profonde, mentre la storia produttiva della Regione, dal punto di vista enologico, comincia con i crismi del successo anche internazionale a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta del Novecento. Un destino comune a molte altre regioni italiane, che accompagna cambiamenti epocali nell’assetto produttivo delle campagne del Belpaese. Probabilmente il Friuli continua a rappresentare un luogo dalla più forte connotazione bianchista, anche se non manca la produzione di vini rossi. E questa particolarità, ne costituisce un elemento vincente, almeno per come il gusto dei consumatori sembra sia orientato ai giorni nostri. Limitando l’attenzione al Collio, la zona collinare, che costeggia il confine italo-sloveno, è toccata da un clima più temperato, che rende molto favorevole la coltivazione dei vigneti nei terreni di questo areale, denominati “Flish di Cormòns” e, in gergo locale, “Ponca” e composti da rocce marnose friabili e da marini, ricchi di limo, argille e sabbia. La combinazione di queste varie caratteristiche climatiche e orografiche privilegia soprattutto la produzione di vini bianchi, che risultano assai profumati e non privi di strutture a volte notevoli.
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