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“NON E’ ATTRAVERSO L’EXPORT DI VINI ROSATI MEDIOCRI CHE SI CONQUISTANO NUOVI MERCATI”: L’ASSEMBLEA DELLE REGIONI EUROPEE VITICOLE (AREV) SCRIVE ALLA COMMISSARIA EUROPEA MARIANN FISCHER BOEL

La Commissione Europea giustifica la revoca dell’interdizione del miscuglio di vini da tavola rossi e bianchi per ottenere del “vino rosato” in nome dell’uguaglianza dei mezzi con gli operatori dei Paesi terzi e per liberare l’Europa dei propri ostacoli enologici. Ma così ha soddisfatto - ancora una volta - la domanda della potente lobby degli industriali del vino, penalizzando tutti i produttori autentici di vino rosato, ma anche intere regioni viticole che da decenni hanno compiuto sforzi qualitativi notevoli contro le “agevolazioni” di cui godono i loro concorrenti dei Paesi terzi ed il “vino tinto de mezcla” sul solo territorio spagnolo. Così l’Arev, Assemblea delle Regioni Europee Viticole (www.arev.org), in una lettera aperta alla Commissaria Europea Mariann Fischer Boel, torna sulla questione “rosati”, sottolineando che non è certo attraverso l’esportazione di prodotti mediocri che si potranno stabilire delle relazioni commerciali durature sui mercati da conquistare. La mediocrità non si presta mai a diventare un prodotto orientato verso la qualità.

“In questo modo - spiega l’associazione - non si farà altro che danneggiare l’immagine di tutti i vini rosati europei di qualità, perché si introduce una concorrenza sleale a beneficio degli industriali, che beneficeranno presso i consumatori dell’immagine del vino rosato autentico per una semplice “brodaglia”. Dato che il vino rosato non si limita ad una semplice colorazione, autorizzare la pratica del miscuglio sarebbe come sostituire il vino rosato con del vino bianco “colorato”. Dal punto di vista economico, tale pratica genererebbe uno scivolamento verso il basso dei prezzi dei vini bianchi in genere, poiché troverebbero uno sbocco nei miscugli in cui le qualità intrinseche dei vini bianchi non sarebbero quelle ricercate. Questo “vino rosato” diventerebbe così la variabile degli stock degli industriali. La pratica del miscuglio romperebbe anche il meccanismo di stagionalità, un fattore fondamentale del dinamismo attuale del mercato dei vini rosati”.

L’Arev-Assemblea delle Regioni Europee Viticole, che difende i principi pazientemente costruiti della civiltà europea della vite e del vino, delle sue competenze e della sua portata culturale, denuncia “con forza queste derive perverse che favoriscono esclusivamente una viticoltura ed un’enologia industriale guidate dal mercantilismo. Rifiutando qualsiasi soluzione di adattamento dell’etichettatura, l’Arev chiede con insistenza alla Commissione di tornare sulla decisione di sopprimere l’interdizione del miscuglio e di procedere ad un’ampia consultazione di tutta la filiera per capire le conseguenze commerciali, economiche, sociali ed ambientali che ne risulterebbero. Pertanto, l’unica soluzione accettabile per l’Arev è, tenuto conto della sua perizia, il mantenimento dell’attuale interdizione per i vini da tavola, con la sola eccezione del “vino tinto de mezcla” sul territorio spagnolo”.

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