“La proposta è lontana dal mondo agricolo e va fermamente ostacolata”: è la reazione di Federico Vecchioni, presidente della Confagricoltura, l’organizzazione dei più potenti agricoltori italiani, sul documento di revisione dell’Ocm vino, che la Commissione Europea presenterà ufficialmente il 4 luglio. Per questo alla vigilia di questo importante appuntamento Confagricoltura ha voluto promuovere un nuovo dibattito con gli interpreti principali del settore, per valutare insieme le proposte e per stimolare ed indirizzare i nostri rappresentanti a Bruxelles.
Lo ha fatto con un incontro, ieri a Roma, nel quale è stato presentato uno studio chiesto al professore Eugenio Pomarici dell’Università Federico II di Napoli, che propone un’ipotesi di revisione della proposta di riforma della Commissione, coerente con l’evoluzione del mercato del vino in Europa.
Confagricoltura ha più volte sottolineato come il comparto vitivinicolo debba essere sostenuto con politiche opportune di riorganizzazione dell’offerta e con programmi di promozione del consumo: “ma la Commissione - sostiene il presidente Vecchioni - dopo un anno di forte dissenso da parte del mondo agricolo ed anche dal Parlamento Europeo, conferma nella sostanza le sue posizioni iniziali”.
Lo schema della proposta sostanzialmente non è mutato rispetto a quanto affermato nella passata comunicazione: una prima fase di “riequilibrio del sistema”, in cui si cerca di ridurre la produzione vitivinicola e, al contempo, di allontanare i produttori meno competitivi, con forti incentivi all’estirpazione e con l’eliminazione di tutti i sostegni alla distillazione; ed una seconda fase, a partire dal 2014, di “ri-orientamento al mercato”, con agevolazioni verso nuovi impianti, mediante la liberalizzazione delle superfici vitate.
Accanto a questo pilastro di interventi, la proposta volge lo sguardo anche alla revisione del sistema di classificazione dei vini di qualità, Vqprd, Igt, stravolgendolo ed assimilandolo a quello delle altre produzioni con indicazione di origine protetta.
La reazione di Confagricoltura non può che essere di fortissima preoccupazione: “la proposta - spiega a WineNews, il presidente Vecchioni - ad eccezione della conferma del divieto di zuccheraggio e di vinificazione con mosti importati, sono molto pericolose per il sistema qualità italiano e controproducenti per il percorso di valorizzazione delle nostre produzioni”.
“Con la liberalizzazione degli impianti - spiega l’organizzazione degli agricoltori - si perderebbe l’opportuna gestione del potenziale viticolo, con rischi di crescita eccessiva delle superfici e una caduta del valore della produzione. L’estirpazione è un’operazione inefficace rispetto al problema della mancanza di equilibrio tra domanda e offerta e rischiosa per la stabilità socioeconomica di alcune aree, oltre che molto costosa. I rischi di sovrapproduzione crescono, per il venir meno dei sistemi di intervento sul mercato, mentre le aziende italiane dovranno rinunciare al sostegno alle tradizionali prestazioni ciniche”.
Ed ancora: “non possiamo condividere - ha detto il presidente Vecchioni - l’appiattimento della politica delle denominazioni di origine, la cui protezione riteniamo fondamentale. La Commissione, dando minore importanza alla fase di trasformazione in zona, svilisce le tradizioni produttive ed il fattore umano, senza dare il giusto peso alle capacità dei nostri imprenditori”.
“Seguiremo con determinazione il negoziato - ha concluso Confagricoltura - senza atteggiamenti rinunciatari e dando ascolto ai veri protagonisti del settore: i nostri vitivinicoltori”.
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