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PARLANDO DI VINO CON SUSANNA AGNELLI: LA NOSTALGIA DI CHATEAUX MARGAUX, VENDUTO DALLA FAMIGLIA NEL 2003, LA SOLIDARIETÀ, IL VINO COME SIMBOLO DEL “MADE IN ITALY”. ECCO I TEMI DELL’INTERVISTA DI WINENEWS AD UNA DELLE “SIGNORE” DELLA STORIA ITALIANA

Italia
Susanna Agnelli

“Chateau Margaux”. È questo il primo nome, pronunciato con un velo di nostalgia, che viene in mente a Susanna Agnelli, esponente di spicco di una delle famiglie più importanti d’Italia, se gli si chiede un ricordo di famiglia legato al vino. Così ha, infatti, risposto a WineNews l’ex deputata, senatrice e poi Ministro degli Esteri della Repubblica Italiana (unica donna ad aver ricoperto questo ruolo).

“Chateau Margaux, perché a parte il fatto che era un bellissimo castello, il vino era effettivamente fantastico. Chateau Margaux è una delle cose più tristi che abbiamo venduto”.

Una cessione avvenuta nel marzo del 2003, quando gli Agnelli vendettero a Corinne Mentzelopoulos, amministratrice delle nobili botti dal 1981, il 75% della proprietà di Chateau Margaux, che la famiglia Agnelli controllava attraverso l’Ifi.

Il vino, però, non è solo nei ricordi, ma anche nel presente di Susanna Agnelli e della sua fondazione “Il Faro”, che da 5 anni organizza un’asta di vino, “Fine & Rare Wines”, per raccogliere fondi, e che è lo spunto per chiederle perché il vino, più di altri prodotti, sia sempre più coinvolto in azioni di solidarietà, sia nella proposizione e realizzazione di progetti benefici che come “oggetto” per la raccolta di fondi.

La risposta è laconica, ma significativa: “perché il vino è una cosa tutta italiana, e per fortuna in Italia la solidarietà esiste”.

Il vino è una cosa tutta italiana, dunque, ma si può dire a buon diritto che è uno dei grandi ambasciatori del made in Italy nel mondo? “Io direi di si, anche perché il vino italiano oggi ha un successo pazzesco, come negli Stati Uniti”.

Oggi si dice che in tempi di crisi economica il vino di lusso, in particolare, sia da considerarsi come “bene rifugio” alla stregua dell’oro. Un vestito che sta bene cucito addosso al vino, o lei ne ha un’altra concezione? “No, io credo che il vino sia li per berlo, non per tenerlo”.

E se oggi Susanna Agnelli, che viene da una famiglia legata indissolubilmente al “fare impresa”, si trovasse a dover iniziare una nuova avventura imprenditoriale, lo farebbe nel settore del vino? “Si, probabilmente si - risponde con serenità, concludendo con un velo di ironia - se non fossi così vecchia”.

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