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INFLAZIONE

Pausa pranzo sempre più cara: un pasto-tipo costa 14,89 euro, +8% sul pre-pandemia

Secondo Federconsumatori mangiare fuori fa spendere ai lavoratori quasi 300 euro al mese. Sempre di più (39%) quelli che portano il cibo da casa

Abbandonato lo smart working e tornati a lavorare quasi interamente in presenza, gli italiani sono di nuovo alle prese con gli aumenti relativi ai costi della pausa pranzo: se nei supermercati e negli alimentari i prezzi sono schizzati alle stelle, nei bar, tavole calde, mense e self-service sono andati anche oltre.
Secondo l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori (Onf) un pasto-tipo (composto da acqua, piatto di pasta, dessert e caffè) consumato in una tavola calda o in un self-service può arrivare a costare 14,89 euro al giorno, per un totale di 297,80 euro al mese. Questo è il motivo per cui sono sempre di più gli italiani (oltre il 39% dei lavoratori full time) che, per affrontare al meglio la propria giornata lavorativa, si portano da casa il pranzo e la merenda.

Che sia motivata dall’esigenza di risparmiare o da scelte salutiste, si tratta di una tendenza che, negli ultimi anni, si è affermata sempre di più. Per chi sceglie di rinunciare alla pausa pranzo fuori e preferisce portarsi il pranzo da casa, lo stesso pasto tipo home made costa 3,90 euro, cioè il 74% in meno su quello acquistato. Alla luce della larga diffusione di questa abitudine sono aumentate anche le opzioni a disposizione per preparare il proprio pasto fai da te o ricorrere a prodotti pronti, acquistabili direttamente nelle corsie di supermercati o alimentari: confezioni di piatti monoporzione, verdure cotte confezionate, affettati monodose, insalate con tanto di condimenti. Ma, sul 2019, anche i prezzi di questi prodotti sono aumentati notevolmente: in media del +10%. Dall’altro lato, gli esercenti non si danno per vinti e, per contrastare l’avanzata del fai da te, si affidano alla fantasia, alle ricette originali e alle promozioni: dalle toasterie ai punti ristoro biologici e vegan, dalla riscoperta dei panini più tradizionali al fioccare di offerte e tessere fedeltà che offrono sconti e bonus (ad esempio, bevande o dessert gratuito dopo un certo numero di consumazioni). Ma tutto questo ha un prezzo: l’Onf ha registrato forti incrementi dei prodotti venduti nei punti ristoro, bar e mense, pari al +11,09% nel 2023 sul 2019.

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