Nella scelta di una meta turistica, ormai, la possibilità di effettuare delle esperienze enogastronomiche di un certo livello ha un peso sempre più determinante al momento di compiere la decisione finale. Non a caso, infatti, è il cibo ad assorbire la parte principale del budget dedicato ad una vacanza. Per questo l’attenzione rimane sempre più alta così come lo sguardo puntato su una qualità che può crescere ulteriormente anche in un tema sempre “caldo” come quello della sostenibilità. Il cibo, i prodotti agroalimentari locali, i piatti tipici si confermano i vettori privilegiati per far crescere il turismo in Italia per 9 italiani su 10. Gli italiani, inoltre, conoscono sempre più (88%, +13% negli ultimi 10 anni) e hanno una buona considerazione (71%) del turismo sostenibile, poiché eticamente corretto e vicino alla natura. Anche per questo, alle strutture ricettive chiedono standard di sostenibilità sempre più elevati e, alle istituzioni, maggiore impegno nel disciplinare le attività extra-alberghiere oltre a una più efficace promozione e tutela del cibo e dei prodotti made in Italy, indiscutibili attrattori turistici. Inoltre, 8 italiani su 10, ritengono utile, per ristoratori e produttori italiani, certificare l’autenticità di servizi e prodotti made in Italy, soprattutto all’estero, a garanzia della tradizione agroalimentare e dell’origine veramente italiana. È questa la fotografia del Rapporto n. 14 “Italiani, turismo sostenibile e l’ecoturismo”, con focus sul “Turismo delle radici”, realizzato dalla Fondazione UniVerde e Noto Sondaggi, con report partner ITA0039 - 100% Italian Taste Certification by Asacert - Assessment & Certification, presentato, oggi, al Centro Studi Sereno Regis a Torino, in occasione dell’evento “Piemonte EcoDigital” organizzato dalla stessa Fondazione insieme alla Rete EcoDigital, nella Giornata Mondiale del Turismo n. 45.
Nell’approfondimento dei trend, si nota che il 79% degli intervistati valuta positivamente il vincolo della sostenibilità per lo sviluppo turistico (un’opportunità di crescita per il 42% e una necessità per il 37%); il 59% pianifica viaggi e soggiorni turistici rispettosi dell’ambiente e il 57% sarebbe tendenzialmente disposto a spendere un 10-20% in più per un viaggio più sostenibile e il 23% solo se la struttura turistica ha una certificazione di sostenibilità; il 56% (+5%) si informa sull’attenzione all’ambiente delle strutture turistiche; cementificazione e speculazione edilizia nel settore turistico restano l’aspetto che preoccupa maggiormente gli intervistati per i danni che può causare all’ambiente (46%), ma in calo dell’8% sulla media degli anni precedenti. I pannelli fotovoltaici guidano la classifica degli elementi che fanno capire se una struttura alberghiera è attenta alla sostenibilità (55%), seguiti da sistemi per il risparmio dell’elettricità (33%) e dell’acqua (28%).
Tra i servizi sono i menù bio e/o a km 0 (39%) a guidare la classifica; tra gli alloggi preferiti per un soggiorno cresce la preferenza del B&B (38%, +3%), resta stabile la propensione per albergo (32%), agriturismo (31%) e casa in affitto (22%). La possibilità di raggiungere una meta turistica in treno (74%) o in autobus (57%), con un +5% per entrambi i dati sulla media 2011-2023, insieme alla possibilità di trovare lo sharing di veicoli elettrici (62%) e biciclette (53%), favoriscono la scelta di progettare una vacanza senza la propria auto; 8 italiani su 10 ritengono che la lotta al cambiamento climatico passi anche attraverso le scelte alimentari dei singoli e condividono la candidatura della Cucina Italiana a Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Infine, il web resta il principale strumento per pianificare un soggiorno ecoturistico (73%) e, in particolare, i motori di ricerca (57%).
Per Alfonso Pecoraro Scanio, presidente Fondazione UniVerde e professore universitario di Turismo sostenibile ed ecoturismo, “le istituzioni devono concentrarsi sugli impatti che il fenomeno demografico dello spopolamento sta avendo nei piccoli borghi, nelle aree interne, rurali e di montagna. Dal Rapporto si registra, infatti, un sentimento diffuso a contrastare lo spopolamento dei luoghi delle radici familiari, ed a recuperare il legame emotivo e le tradizioni dove sono vissuti i propri antenati. Sono, però, necessarie misure di sostegno per i nuclei familiari residenti, per chi decide di tornare e formare una famiglia, per lo sviluppo di attività imprenditoriali e di opportunità per i giovani, soprattutto in termini di sostenibilità. Non sorprende che la fascia d’età più interessata a frenare l’emigrazione e a valorizzare il patrimonio culturale identitario delle radici sia quella compresa tra i 18 e i 34 anni (67%), ma a patto che si prevedano misure come agevolazioni ed incentivi, una necessità avvertita maggiormente al Sud (70%) e sulle isole (67%). Innovazione digitale e transizione ecologica (EcoDigital) sono tra i principali pilastri per potenziare nuove forme di residenzialità, anche tramite il volano dello smart working, per la rivitalizzazione dei piccoli centri”.
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