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PER IL “WALL STREET JOURNAL” CHAMPAGNE IN CRISI PROFONDA E PRODUTTORI COSTRETTI A TAGLIARE DECISAMENTE L’OFFERTA (-44% IN TERMINI DI BOTTIGLIE). NON ACCADEVA DAL 1955

Troppo Champagne invenduto nei magazzini e i produttori di uve e dei grandi marchi d’Oltralpe corrono ai ripari accordandosi per diminuire la raccolta di uve quest’anno del 32%, lasciando a terra i grappoli in eccesso. Un’iniziativa simile fu presa nel lontano 1955. Il risultato - secondo quanto pubblicato oggi sul “Wall Street Journal – Europe” - sarà una produzione prevista del 44% di bottiglie in meno, a testimoniare di come la crisi mondiale economico finanziare stia erodendo anche il settore lusso.

Il calo delle vendite mondiali fa presagire che quest’anno saranno vendute solo 260 milioni di bottiglie, 79 milioni in meno rispetto al 2007 quando ne sono state vendute 339 milioni. Già nel 2008, per la prima volta dal 2000, la crisi economica ha colpito il settore facendo calare le vendite a 322 milioni.

La questione è controversa perché il governo francese ha recentemente programmato l’espansione della superficie vitata nello Champagne per soddisfare la domanda dei consumatori negli Stati Uniti e nel Regno Unito in particolare.

Lvmh Moët Hennessy Louis Vuitton, il “numero 1” dei grandi produttori di Champagne al mondo, intanto, ha già annunciato un calo (-28%) dei volumi di produzione dei propri vini e champagne (tra cui Moët et Chandon e Veuve Cliquot) sullo stesso periodo del 2008. “Quando le vendite diminuiscono più del 20% sulle nostre previsioni, noi abbiamo troppa rimanenze”, ha osservato Jean-Marie Barillére, a capo del reparto champagne di Moët Hennesy.

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