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CLIMA E VINO

Peronospora e caldo record preoccupano il vino italiano, mentre la vendemmia 2023 si avvicina

Le riflessioni di alcune delle cantine che aderiscono a Federvini: da Tasca d’Almerita a Leone de Castris, da La Scolca a Gotto d’Oro
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Grappoli in vigna che maturano al sole (ph: Wirestock su Freepik)

La peronospora in vigna è un problema serio e sentito in molte zone d’Italia, come già riportato da tempo da WineNews e come segnalato anche da organizzazioni agricole come Confagricoltura, con i produttori che, dopo le abbondanti piogge primaverili che si sono protratte fino a fine giugno, hanno dovuto forzatamente ritardare i trattamenti tra i filari. Ed il caldo torrido e prolungato di questi giorni si fa sentire anche tra i vigneti dove si spera che le stesse piogge cadute in primavera aiutino, dopo aver consentito alle colture di accumulare importanti risorse idriche e di affrontare queste giornate di forte stress climatico. Un quadro complesso, dunque, che presenta tanti rischi. E anche se i produttori confidano ancora nelle loro capacità e in quella della vite, pianta resistente, resiliente e sorprendente per antonomasia, emerge la necessità di gestire il vigneto ed affrontare un clima sempre meno prevedibile. Come raccontano alcune delle cantine che aderiscono a Federvini.
“Le temperature superiori alla norma sono una situazione che si ripete ormai da quattro anni - ha dichiarato Piernicola Leone de Castris, ad Leone de Castris, cantina simbolo della Puglia, dove è nato il “Five Roses”, il primo e più famoso dei rosati italiani - nel 2021 abbiamo toccato i 45 gradi. Quest’anno grazie alle piogge, arriviamo con delle piante in salute e il ricco fogliame ci aiuta a gestire meglio le temperature, infatti, stiamo facendo molta attenzione a defogliare le piante per non far bruciare i grappoli. Al momento riscontriamo un ritardo nella maturazione delle uve ma con il caldo previsto in queste settimane prevediamo di riuscire a recuperare la maturazione. Per la peronospora - continua Leone de Castris - i disagi che sta creando sono tangibili e preoccupanti: nel nostro caso, infatti, si stima una perdita tra il 10% e il 20%. Se guardiamo, invece, alla situazione generale del Nord Salento abbiamo una situazione più severa con picchi di perdite che sia aggirano intorno al 70-80%”.
Il tema della peronospora preoccupa anche Alberto Tasca, ceo Tasca d’Almerita, tra i riferimenti del vino di Sicilia: “la peronospora infetta la vite in presenza di piogge continue. In Sicilia non si vede spesso, proprio per la scarsità di precipitazioni durante lo sviluppo dei vigneti: possiamo quindi considerare il 2023 un’annata anomala a causa delle continue piogge nel mese di maggio, che hanno fatto sviluppare il parassita un po’ ovunque nei vigneti causando in molti casi ingenti perdite di produzione. Anche nelle nostre tenute abbiamo assistito alla comparsa della malattia, e non in tutti i vigneti siamo riusciti a contenere i danni entro una soglia accettabile. È necessario incrementare gli sforzi verso la ricerca e la formazione scientifica dei tecnici per ottenere un’agricoltura sempre più sostenibile. Purtroppo, ancora oggi la peronospora non si riesce a controllare pienamente con le strategie di difesa biologica se non con elevati quantitativi di trattamenti, e l’unica possibilità per i viticoltori di salvare il raccolto è ricorrere a sostanze di sintesi. Queste molecole, seppur a basso impatto ambientale, richiedono comunque un attento dosaggio e una buona preparazione tecnica al fine di ridurre al minimo gli effetti sull’ambiente. Altro discorso quello della vendemmia: grazie alle piogge della tarda primavera - rileva Tasca - i terreni hanno ancora buone riserve idriche e la vite è ancora in fase di crescita vegetativa, quindi il caldo non ha grandi effetti negativi sulla qualità. Verso la fine di luglio, quando le uve inizieranno la fase di maturazione, le alte temperature potrebbero accelerare l’evoluzione con effetti deleteri sull’equilibrio qualitativo dei mosti con basse acidità, alte gradazioni alcoliche e tannini poco evoluti”.
Dalla Sicilia al Piemonte, da dove arriva la testimonianza di Chiara Soldati, della celebre cantina La Scolca: “l’inizio della stagione è stato piovoso, con temperature inferiori alla norma e ciò ha reso possibile lo stoccaggio di buone risorse idriche rispetto al 2022. Nonostante l’improvviso rialzo delle temperature che ci fanno prevedere un inizio vendemmia per l’ultima settimana di agosto, la gestione dell’impianto fogliare e del terreno degli ultimi mesi è stata fondamentale per non disperdere risorse idriche e preservare i grappoli. Questo ci ha consentito di mantenere una maturazione in linea con la politica aziendale di produrre vini con un grado alcolico entro i 12 gradi. Infine, il caldo anomalo ci pone davanti un ulteriore sfida: il consumatore, con queste elevate temperature richiede prodotti più semplici, per questo motivo abbiamo anticipato parte della vendemmia proponendo un nuovo prodotto a 9,5 gradi ”. Al netto della vendemmia che deve arrivare, però, la peronospora preoccupa anche nel centro italia, dove, spiega Ilaria Palumbo, dg Gotto D’Oro, “sta avendo un impatto importante sulla vite. Le piogge quotidiane per settimane, infatti, hanno impossibilitato alcuni produttori ad entrare nei vigneti ed effettuare i trattamenti necessari, favorendo quindi la proliferazione di questa malattia della vite. Le alte temperature dovrebbero rallentare la pressione definitiva dei funghi ma resta ancora disarmante la perdita, ad oggi stimata al 30% della produzione di uva. Per la vendemmia 2023 - dichiara la Palumbo - appare, invece, per il momento estremamente difficile da decifrare in quanto siamo ancora distanti dalle presunte date di inizio vendemmia. Quello che possiamo desumere dal decorso degli ultimi mesi è molto variabile, in quanto tanto è dipeso dalla prontezza che hanno avuto i produttori riguardo le avversità climatiche che si sono verificate a maggio ed a giugno”..
“Le nostre imprese sono profondamente legate ai territori e all’ambiente e guardiamo con grande attenzione ai cambiamenti climatici - dichiara Micaela Pallini, presidente Federvini - ed i fenomeni legati al riscaldamento globale stanno mettendo a dura prova i nostri territori e le nostre imprese: se l’anno scorso il problema era la forte siccità, quest’anno le abbondanti piogge hanno favorito la peronospora. Tutto questo ci insegna a essere sempre vigili in quanto non possiamo prevedere il clima ma sicuramente arrivare preparati permetterà alle aziende di affrontare le sfide al meglio. Inoltre, è fondamentale potenziare la ricerca scientifica ed ottenere il sostegno delle istituzioni, che soprattutto a livello europeo spesso risultano lontane dalle nostre istanze. Dal canto nostro -conclude la Pallini - l’impegno delle filiere che rappresentiamo è quello di continuare a essere, sempre più e sempre meglio, attori decisivi nella tutela dell’ ambiente, della sostenibilità e della cultura dei territori.Rimane cruciale ottenere il sostegno delle istituzioni a livello europeo e nazionale per un’uniforme e coordinata azione di contrasto e prevenzione in occasione di situazioni climatiche imprevedibili. Il vino è un asset fondamentale della nostra cultura ed economia: per questo motivo è indispensabile che le istituzioni promuovano politiche in grado di sostenere efficacemente la crescita del comparto”.

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