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PIERLUIGI TALENTI, UNO DEI PROTAGONISTI DELLA MODERNA RINASCITA DEL BRUNELLO DI MONTALCINO, ORA È UN “SEME DI VERONELLI”, LIBRO SCRITTO DAL GIORNALISTA ANDREA GABBRIELLI

Sarà presentato a Montalcino il 15 ottobre dal “principe degli enologi italiani”, Giacomo Tachis, il libro de “I Semi di Veronelli”, scritto dal giornalista Andrea Gabbrielli, “Pierluigi Talenti. L’altro Brunello” (Collana I Semi, Veronelli Editore, pagine 112, € 17). Il libro può essere acquistato nelle migliori librerie o richiesto alla Veronelli Editore, tel. 035-260402, www.veronelli.com/Pubblicazioni/Cat5/Notizie/News14). Alla conferenza, oltre all’autore, ci saranno Massimo Ferretti, sindaco di Montalcino, Flavio Tattarini, presidente dell’Enoteca Italiana, Stefano Campatelli, direttore del Consorzio del Brunello di Montalcino, Nichi Stefi, direttore della collana “I Semi di Veronelli”.

“Il libro racconta di Pierluigi Talenti (1925/1999), per quarant’anni fattore de Il Poggione poi produttore in proprio nella sua azienda Pian di Conte. La sua è la storia di un grande vignaiolo, ricco di umanità e di gioia di vivere, uno dei protagonisti della moderna rinascita del Brunello del Montalcino. Nell’immaginario collettivo, specie all’estero, il produttore di Brunello ha spesso il glamour del nobile di campagna, il rampollo di una famiglia che da secoli possiede terreni e si occupa di vino, Talenti è stato qualcosa di profondamente diverso e ha rappresentato un altro Brunello. Piero, come lo chiamavano gli amici, è stato una delle poche voci, di grande prestigio ed autorevolezza, che ha sempre precorso i tempi e di fronte allo straordinario, travolgente successo del Brunello non ha mai perso né la lucidità né il senso critico. Doti davvero rare quando tutto va per il meglio e andare controcorrente, è scomodo. In questo tempo dalla memoria corta, la sua vicenda è la testimonianza di un’epoca che sembra lontana, iniziata quando a Montalcino la vita era molto difficile per chi viveva e lavorava in campagna, e che non merita di essere dimenticata. Quando Piero arriva alla fine degli anni Cinquanta, la realtà di Montalcino e di Sant’Angelo in Colle e delle altre frazioni era molto più arretrata della natia Romagna dove sino ad allora aveva vissuto e lavorato. Il modello di sviluppo legato alla mezzadria ormai aveva fatto il suo tempo e i proprietari, quasi tutti a corto di idee e impauriti dalle novità, non vogliono investire né intraprendere strade nuove: il mondo agricolo è in una crisi irreversibile. L’Italia sta iniziando a vivere gli albori della “civiltà dei consumi” e ora anche i giovani agricoltori vogliono la Lambretta. Il reddito non si misura più nell’avere lo stretto necessario ma nella capacità di spesa. Da queste parti però i desideri si scontrano con una realtà assai dura. Il 6% della popolazione di Montalcino e dintorni è iscritta nell’elenco dei poveri del Comune. Il giornale “La Fortezza” del giugno 1959 illustrando i dati di un’inchiesta riporta che nelle campagne circostanti «210 poderi sono in cattive condizioni, 281 senza gabinetti, 243 senza luce elettrica, 281 senza acqua potabile, 135 senza concimaie razionali». È un’agricoltura sempre più impoverita con i mezzadri che iniziano ad abbandonare le campagne e con i padroni che preferiscono vendere le terre o le lasciano incolte. È l’Italia delle campagne senesi della fine degli anni Cinquanta. Piero Talenti ha 33 anni e ha voglia di darsi da fare. La sua avventura professionale inizierà proprio a S. Angelo in Colle …”

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