02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

PROSEGUE IL CAMMINO PER LA “DOC SICILIA”. GLI OBIETTIVI PRIMARI? L’OBBLIGO DI IMBOTTIGLIARE NEL TERRITORIO E IL RAFFORZAMENTO DELLA PROMOZIONE. I COMMENTI FAVOREVOLI DI PLANETA, TASCA D’ALMERITA E RALLO (DONNAFUGATA)

Italia
Il vigneto Sicilia verso la doc

Il cammino del progetto “Doc Sicilia” prosegue: tra gli obiettivi principali della nuova denominazione regionale, quello di ricondurre la totalità dell’imbottigliamento della produzione siciliana sul territorio (oggi questo avviene solo per il 30% del totale), e di sfruttare le potenzialità del brand “Sicilia” per promuovere sul mercato italiano e mondiale il vino dell’isola, con le attuali Doc che non scomparirebbero, ma rimarrebbero come sottozone. Un progetto, presentato oggi dall’assessore regionale all’agricoltura Giovanni La Via, che incontra il favore delle tre griffe che hanno reso grande l’enologia siciliana: Planeta, Donnafugata, Tasca d’Almerita.

“Vedo molto bene una Doc Sicilia - spiega a WineNews, Josè Rallo, una delle anime di Donnafugata - da un punto di vista di marketing. Innanzi tutto è un modo per rendere ancora più forte il brand “Sicilia”, sul quale poter convogliare energie e risorse. Questo è l’elemento più attrattivo dal mio punto di vista di donna di marketing e comunicazione. Ci siamo resi conto che la Sicilia sicuramente avrà in futuro delle sottozone molto interessanti, come per esempio l’Etna, Contessa Entellina, Menfi ed altre piccole Doc che verranno mantenute, ma promuovere i nostri vini in giro per il mondo solo con queste denominazioni è molto difficile. Vogliamo, dunque, fare fronte comune sul brand Sicilia, e in un secondo momento, quando si sarà creata la cultura del vino “made in Sicily”, passare anche a far conoscere le piccole Doc. Il target oggi è globale, i mercati emergenti sono tanti e anche grandi, spesso composti da consumatori che non conoscono il Vecchio Mondo, e quindi parlare di piccoli territori a loro sconosciuti è molto molto difficile. Il made in Italy può diventare “made in Sicily” con un piccolo passo, e da lì poi si potrà recuperare l’identità delle singole sottozone”.

Sulla stessa linea di pensiero è Alessio Planeta, alla guida con Francesca e Santi dell’azienda che ha segnato il rilancio dell’enologia siciliana: “la Doc Sicilia - spiega - è una grande opportunità per l’enologia della regione, perché da un lato consentirà di costituire un consorzio grande e molto forte che possa mettersi a fare la promozione che il marchio “Sicilia” merita in giro per il mondo, dall’altro potrà essere un freno al fatto che la Sicilia, anche per sue colpe, spesso viene commercializzata da soggetti che ne sono al di fuori, e quindi il valore aggiunto del vino non rimane sul territorio. Si vuole cioè imporre l’obbligo all’imbottigliamento in zona, e non dovrebbe poter più succedere che si trovi un Nero d’Avola imbottigliato oltre il Po’ che costa due lire. E poi - continua Alessio Planeta - ci sono i presupposti per mantenere anche le peculiarità di tutte le anime diverse della Sicilia del vino, che non possono che rafforzarsi: le Doc esistenti avranno la possibilità di anteporre al proprio nome, se vorranno, la dicitura “Sicilia”. Noi giriamo il mondo, ci immaginiamo che tutti sappiano la geografia dell’Italia comune per comune e provincia per provincia, ma non è così: anche alcune Doc come la Doc Menfi o la Doc Noto, non possono che essere contente di poter scrivere Sicilia Menfi Doc o Sicilia Noto Doc. Poi potranno optare se farlo o meno, ma è una grande opportunità”.

D’accordo con il progetto anche Lucio Tasca d’Almerita, patron della storica griffe Tasca d’Almerita, per il quale la Doc Sicilia “rappresenta uno stop all’imbottigliamento dell’Igt, soprattutto di Nero D’Avola, fuori dalla Sicilia, che visto i prezzi a cui viene venduto, viene da pensare, ma è solo un ipotesi, che non sempre sia Nero D’Avola di Sicilia in purezza. E questo è un grosso freno soprattutto al prodotto sfuso che va fuori regione e viene imbottigliato, per il quale perde valore l’intera filiera. Ed è una cosa positiva - spiega ancora - anche dal punto di vista della promozione, perché la massa critica del vino siciliano così diventa maggiore, ed è più qualificante. L’unica cosa che non vorrei è il bag in box per la Doc, per il quale spingono alcuni produttori, perché sarebbe dequalificante”. Tasca sottolinea anche l’importanza di arrivare alla realizzazione del progetto in tempi brevi: “è positivo definire le cose adesso che il procedimento è ancora in mani italiane, e quindi e più veloce, anche per evitare la possibilità che il processo subisca uno stop quando poi le procedure per le denominazioni passeranno all’Europa”.

Il piano infatti dovrebbe essere redatto entro il 31 marzo e poi sarà “aggiustato” sulla base delle richieste degli altri operatori del comparto. Prima, però, bisognerà coinvolgere nel progetto i 2/3 delle aziende siciliane. “Metteremo a punto delle misure di “accompagnamento” - ha spiegato l’assessore La Via - che consentano alla aziende di adeguarsi nel giro di quattro anni”.

“Non tutte le aziende però potrebbero essere d’accordo”, sottolinea però Sebastiano Torcivia, docente di Economia aziendale dell’Università di Palermo: “la Doc Sicilia è sicuramente una grossa opportunità per le piccole e medie aziende siciliane che imbottigliano - ha detto - meno per le grandi, che hanno già un buon mercato. Per le piccole cooperative che forniscono lo sfuso ad altre imprese, invece, questo potrebbe essere un boomerang perché i loro committenti si rivolgerebbero ad altre aziende”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli