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IL PROGETTO

Quando il vino diventa “welfare rurale”: da Montepulciano, il Nobile sostenibile ed inclusivo

Prodotto da Vecchia Cantina, la cooperativa più grande del territorio, con la volontà di favorire gli inserimenti lavorativi di persone fragili

Dalla “perla del Cinquecento”, patria del Nobile che Francesco Redi nel 1865 già definiva “d’ogni vino il re”, arriva un progetto con al centro la sostenibilità e l’inclusione sociale. Lo ha realizzato la Vecchia Cantina di Montepulciano, la cooperativa vitivinicola più antica della Toscana e la più grande del territorio con i suoi 400 soci, in collaborazione con Betadue, cooperativa sociale che si occupa di inserimenti lavorativi. Il risultato è un nuovo Vino Nobile denominato “No.mo.s.”, acronimo di (NObile MOntepulciano Sostenibile) prodotto in 5.000 bottiglie, di cui 1.500 in versione magnum e scatola di legno riciclata, in distribuzione su tutto il territorio nazionale.
Un vino, presentato nella nuova e moderna enoteca di Vecchia Cantina, prodotto in ottica di “welfare rurale”, e alla cui realizzazione ha contribuito la Cooperativa Sociale Betadue, con l’esplicita volontà di agevolare gli inserimenti lavorativi di persone fragili che trovano nel lavoro non solo una fonte di reddito ma anche uno strumento per migliorare la condizione di vita. Il packaging è totalmente sostenibile: dalla bottiglia, al tappo, dall’etichetta alla scatola
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Una gran parte del ricavato della vendita viene (sarà così ogni anno, ndr) destinato alla solidarietà; per la prima edizione, la scelta è ricaduta sull’Associazione solidale “Festa di Sole” che ha deciso di devolverlo alla Fondazione Ospedale Pediatrico Meyer. “Insieme a Betadue abbiamo dato origine ad un nuovo progetto condiviso con valori riguardanti l’inclusione sociale - ha commentato Andrea Rossi, presidente Vecchia Cantina - non era scontato mettere insieme due realtà completamente diverse, ma accomunate da questi valori. Pensare ad un vino che, per la prima volta, oltre all’ambiente, oltre la sostenibilità economica, guarda attentamente anche al mondo del sociale, al mondo dei più fragili e quindi alla loro inclusione nei processi lavorativi, è, senz’altro, qualcosa di importante nel ciclo produttivo della nostra azienda. Vorremmo che questa esperienza potesse essere ripetuta anche in altre realtà, al fine di dare veramente senso a quel termine, che spesso e volentieri viene abusato senza contenuti veri, che è quello della sostenibilità”.

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