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“QUEST’IMMAGINE FA VERGOGNA CHI L’HA PENSATA E CHI L’HA DIFFUSA”. LA PROTESTA DELL’ASSOCIAZIONE DEI FAMILIARI DELLE VITTIME DELLA STRADA PER IL NUOVO SPOT GANCIA. SOTTO ACCUSA UN MOTORINO FATTO DI BOLLICINE ...

Italia
Ecco l’immagine

Hanno scomodato perfino la Costituzione, forse perché in questi giorni, per altre, ben più serie vicende, va di moda. Secondo l’Associazione Italiana Familiari delle Vittime della Strada (Aifvs), nata da comprensibili e condivisibili intenti, che ha detto di volersi rivolgersi anche al Ministro della Giustizia, la nuova campagna pubblicitaria delle bollicine Gancia, curata dall’agenzia torinese Phoenix Adv “è in contrasto con l’articolo 41 della nostra Costituzione, dove si afferma che l’iniziativa economica privata è libera, ma si stabilisce anche che essa non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. La colpa è tutta di quei due ragazzi sul motorino, senza casco, con lei che guida ma guarda lui, seduto dietro con le braccia e le gambe spalancate. Piccolo dettaglio, il motorino è fatto di bollicine, e, pertanto, decisamente surreale.

Ma per l’Aifvs, l’immagine, unitamente al claim “Sganciamoci”, inneggerebbe ad una pericolosa rottura delle regole, e richiamerebbe addirittura alla mente il binomio alcol-guida, lasciando intendere quasi un invito a ubriacarsi e guidare. “È vergognoso, immorale ma da chi ci si deve sganciare? Quest’immagine fa vergogna a chi l’ha pensata e a chi l’ha diffusa”, ha tuonato la presidente dell’associazione, Giuseppa Cassaniti Mastrojeni, che ha perso la figlia in un incidente.

“Il claim “Sganciamoci” - risponde la storica cantina di Canelli in Piemonte - richiama il rompere le regole, non per imporre uno stile di vita, ma per proporre un modo di vivere, più leggero e disinvolto, un invito rivolto a chi, ogni tanto, ama fermarsi, sganciarsi anche solo per un attimo dalla routine, per inventarsi uno straordinario momento di vita reale”.

Ma secondo gli autori della protesta, l’immagine sarebbe in contrasto anche con il codice dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria (l’autorità che regola la comunicazione commerciale italiana), che all’articolo 22 recita: “La comunicazione commerciale deve evitare di associare la guida di veicoli con l’uso di bevande alcoliche”.

E sulla vicenda si è scomodato, con insolita solerzia, anche il mondo accademico. Secondo Mario Morcellini, preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Roma La Sapienza, e docente di sociologia della comunicazione, “il messaggio è doppiamente ambiguo nell’immagine e nello slogan. I giovani hanno un desiderio terrificante di valicare i limiti e gli adulti hanno il dovere di contenere e tutelare questo desiderio: le agenzie pubblicitarie non riflettono minimamente sull’impatto che una loro campagna può avere sui giovani e questo è un segno di decadenza della comunicazione”.

Ma dalla Phoenix ribattono, spiegando di “aver valutato con cautela il rischio di associazione fra guida di un veicolo e bevande alcoliche. Sul piano legale abbiamo verificato e siamo coperti - ha spiegato il presidente Corrado Mazzucchi - ovviamente si è ragionato a lungo anche sul rischio che si aprisse un’eventuale polemica. Credo che l’immagine sia evidentemente un’iperbole - ha proseguito - e suggerisca l’idea che qualunque oggetto si possa trasformare in bollicine”. Diffusa nelle maggiori città italiane, la pubblicità si vedrà nelle strade fino a novembre: “Oltretutto - ha detto infine Mazzucchi - se si guarda con attenzione si scopre che lo scooter non è in movimento: ha il cavalletto abbassato”. Un dettaglio, che, in fin dei conti, nulla aggiunge e nulla toglie alla vicenda. Ma, premesso che il problema dell’abuso di alcol legato alla guida esiste e va affrontato seriamente, è davvero il caso di indignarsi così tanto per un motorino fatto di bollicine?

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