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SCENARI

Rinunciare alla carne per aiutare il pianeta? Quasi tre italiani su dieci dicono di no

L’indagine del Crea Nutrizione, pubblicata su “Nutrients”. Forte contrarietà ad alternative come gli insetti rifiutati dal 67% della popolazione
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Polpette di carne (nella foto di Emiliano Vittoriosi su Unsplash)

Si parla molto del binomio “cibo e sostenibilità” per dare una mano al pianeta. Negli ultimi anni, tanto per citare un esempio, leggendo le confezioni di un prodotto che acquistiamo al supermercato, le aziende sottolineano un approccio sempre più orientato alla riduzione delle emissioni nella fase produttiva. Ma il cambiamento passa anche dalle scelte dei consumatori e ancora c’è molto da migliorare. Gli italiani sanno quanto sarebbe opportuno cambiare abitudini alimentari per aiutare il pianeta? E sarebbero davvero propensi a farlo? Quali sono le alternative alla carne che potrebbero accettare e quali, invece, rifiutano? A queste e ad altre domande ha provato a rispondere un’indagine del Crea (il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, ndr) con il suo Centro Alimenti e Nutrizione, pubblicata sulla rivista scientifica “Nutrients” che ha rilevato quanto ne sanno di sostenibilità alimentare i consumatori di casa nostra e se proteine alternative alla carne possano essere raccomandate sotto il profilo nutrizionale a fronte di una radicata diffidenza verso alimenti “diversi”.
I risultati hanno evidenziato come in Italia i cittadini siano poco consapevoli dell’impatto che i loro consumi alimentari hanno sull’ambiente e quanto percepiscano i prodotti sostenibili come troppo costosi. Laura Rossi, dirigente di ricerca del Crea Alimenti e Nutrizione e coordinatrice dello studio, dichiara che “dall’indagine è emerso che se il 51% degli intervistati ha ridotto il consumo della carne per questioni ambientali, il 27%, invece, non lo ha fatto e non intende farlo in futuro, non almeno per questi stessi motivi. Il campione, inoltre, ha mostrato di accettare come alternative alla carne gli alimenti tipicamente raccomandati nelle linee guida dietetiche italiane (84% legumi, 82% uova, 77% pesce, 72% formaggi e 69% frutta secca in guscio), mentre altri cibi come gli insetti sono stati fortemente rifiutati dal 67% della popolazione. In minore misura rispetto agli insetti, sono respinti, con la medesima percentuale del 61% dei partecipanti, sia prodotti di origine vegetale che mimano la carne con derivati Ogm sia la carne sintetica. Mentre risultano più graditi i prodotti vegetali che mimano la carne senza Ogm, rifiutati solamente dal 47% dei rispondenti”.
A livello di azioni è stata effettuata un’indagine trasversale su un campione di 815 adulti, rappresentativo della popolazione italiana per area di residenza, genere ed età, nel periodo compreso tra il 22 e il 28 marzo 2022 da Swg Italia. È stato somministrato loro un questionario multi-sezione, precedentemente validato sulla popolazione italiana dallo stesso gruppo di ricerca, diviso in tre sezioni: conoscenza della sostenibilità alimentare (quattro domande); fonti di proteine alternative alla carne (tre domande) e comportamenti alimentari (cinque domande). Una successiva analisi dei dati ha permesso di identificare nel campione cinque cluster diversi di consumatore italiano che si differenziano in base ai punteggi ottenuti per l’importanza della carne, la richiesta di regole e la propensione al cambiamento. Il dato che più di tutti divide i consumatori italiani è proprio l’importanza della carne, con il 27% dei consumatori italiani che ne consuma e che non intende ridurne il consumo mentre il 52% è convinto che la carne sia necessaria per avere una dieta bilanciata. Tuttavia, ben il 90% del campione si ritiene in qualche modo predisposto al cambiamento e chiede interventi più attivi da parte di organi terzi nazionali e/o europei che non siano però la tassazione dei prodotti non sostenibili o la limitazione nei punti di vendita: azioni, queste, che non vengono percepite come positive.
Il futuro ci deve far riflettere sul cambiamento. L’incremento globale della domanda di cibo legato all’aumento mondiale della popolazione avrà costi ambientali e sociali e inevitabili impatti sul consumo di acqua, di suolo e sulle emissioni di gas serra. Tutti aspetti che devono essere considerati nell’elaborazione delle linee guida dietetiche, così come sono necessari ulteriori studi per comprendere le preferenze delle persone verso nuovi alimenti sostenibili.

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