Mentre il quadro pandemico migliora in Italia ma torna ad agitare l’Europa ed il Regno Unito in particolare, per la diffusione della cosiddetta variante indiana (che, intanto, ha costretto il Governo Uk a rinviare di almeno un mese l’allentamento definitivo delle misure anti contagio, previsto il 21 giugno, e spinto quello italiano a rivalutare la possibilità di quarantena obbligatoria per chi arriva dal Regno Unito), uno dei simboli della ripartenza è quello della ristorazione, che con un’Italia in gran parte in zona bianca, sta tornando a lavorare ancora con qualche limitazione, ma quasi a pieno regime potenziale. Un passaggio, quello in zona bianca di buona parte delle Regioni d’Italia (Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Provincia Autonoma di Trento, Puglia, Sardegna, Umbria e Veneto), che per la ristorazione, secondo la Codiretti, vuol dire una crescita del fatturato del +20%, con effetti a cascata su tutto il comparto dell’agroalimentare e del vino.
“L’anticipo di una settimana della fine del coprifuoco con l’arrivo della bella stagione e la ripresa del turismo, è un cambiamento importante che - sottolinea la Coldiretti - consente l’aumento del tempo per le consumazioni al tavolo e in alcuni casi anche la possibilità di più turni. Ora l’appuntamento atteso è con il 21 giugno che sancisce l’abbandono del coprifuoco in tutta la Penisola particolarmente importante per i 24.000 agriturismi che - conclude l’associazione - sono situati nelle aree rurali lontani dalle città e quindi raggiungibili in tempi più lunghi dagli ospiti provenienti dai centri urbani”.
Segnali positivi, come del resto quelli raccontati a WineNews da tanti dei più importanti chef del Belpaese, che, però, se fanno ben sperare per il futuro, non cancellano i danni, ingentissimi, subiti dal settore. Secondo la Fipe-Confcommercio, il primo trimestre 2021 si è chiuso con una contrazione del fatturato del 37,2% sullo stesso periodo del 2020 (quando gennaio e buona parte di febbraio erano ancora mesi “normali”, prima dell’esplosione della pandemia), con una perdita di 5,8 miliardi di euro, che si sommano ai 34 persi nel 2020. E “il danno - sottolinea la Fipe/Confcommercio - è ancor maggiore se il confronto è fatto con il primo trimestre 2019, quando le attività erano a pieno regime, con una perdita stimata in 10 miliardi di euro”.
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