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RUSSIA, NON TUTTO IL MALE VIEN PER NUOCERE: DIETRO ALL’IMPASSE DEL RINNOVO DELLE LICENZE DEGLI IMPORTATORI LA VOLONTÀ DI MIGLIORARE LA QUALITÀ DELLE CONDIZIONI IN CUI IL VINO ARRIVA AI CONSUMATORI. A WINENEWS LE VOCI DAL VINITALY TOUR DI MOSCA

L’impasse del rinnovo delle licenze per gli importatori in Russia? Un male temporaneo, che migliorerà le cose in futuro, anche per i vini italiani. Ecco la visione che emerge dai protagonisti di Vinitaly Tour Russia (12-13 ottobre, www.vinitaltour.com). Spiega a WineNews Valery Filatov, ceo United Distributors: “negli anni scorsi c’erano 200 importatori, il 50% dei quali deteneva il 90% del mercato. Altri non avevano strutture di stoccaggio adeguate, e le autorità vogliono che si mettano in regola. Non si può tenere il vino in magazzini in cui fanno 30 gradi in estate, per esempio. E chi è già in regola o chi si adeguerà, farà il bene dei consumatori, che avranno vini meglio conservati, e quindi anche dei produttori”. Un sacrificio con prospettive positive: se rimarranno sul mercato gli operatori più preparati, sarà meglio per tutti, commentano i direttori commerciali del Gruppo Italiano Vini Marco Gobbi, e di SaiAgricola Giuseppina Viglierchio. E ci sono anche due “garanzie”: l’appeal del vino made in Italy in Russia, che, per Filatov, ha soffiato il primato alla Francia, e il fatto che le autorità, per combattere i problemi di alcolismo dovuto soprattutto al consumo di superalcolici (i russi, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, assumono il doppio della quantità di etanolo considerata rischiosa per la salute) vorrebbero che i russi bevessero una bottiglia di vodka in meno e una di vino in più.

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