Un pezzo di storia, fatto di tradizioni secolari, tra lavoro nei campi, trasporti e alimentazione, ma anche di futuro, che vuol dire anche innovazione e sostenibilità. La “Fattoria Italia” è oggi un patrimonio straordinario per il Paese, sia dal punto di vista economico che ambientale contando 5,8 milioni di bovini, 5,6 milioni di ovini e caprini, 8 milioni di suini, 11 milioni di conigli, quasi mezzo milione di cavalli e asini, e 150 milioni di polli. A dirlo Coldiretti, in occasione della festa di Sant’Antonio Abate (17 gennaio), patrono degli animali, con asini, cavalli, mucche, pecore e conigli portati a San Pietro, a Roma, insieme all’Associazione Italiana Allevatori (Aia). E con l’Italia che si conferma leader europeo della biodiversità, ospitando oltre 58.000 specie faunistiche, un terzo di quelle presenti in Europa, secondo i dati Cbd.
Nella fattoria allestita in Piazza Papa Pio XII, Coldiretti e Aia hanno portato esempi come la capra girgentana, il cavallo romano, la mucca Pezzata rossa italiana, e l’asino dell’Amiata, oltre a diverse varietà di conigli e galline. La tutela della biodiversità zootecnica è una priorità per l’Aia, che ha coinvolto nel progetto Leo, un portale sui dati della zootecnia italiana, oltre 58 razze bovine, 46 ovine e 30 caprine, svolgendo attività tecnica innovativa nelle aziende. “Oltre a regalare al Paese questo primato, l’allevamento italiano - continua Coldiretti - è un importante comparto economico che rappresenta il 35% dell’intera agricoltura nazionale, con una filiera dal campo alla tavola che vale 55 miliardi di euro e impiega circa 800.000 persone. La “Fattoria Italia” è alla base dei record nella produzione di formaggi e salumi, con i soli prodotti a denominazione di origine (Dop e Igp) che sfiorano gli 8 miliardi di euro, trainando le esportazioni agroalimentari italiane”. Tuttavia, questo patrimonio è oggi minacciato da vari fattori, come gli effetti dei cambiamenti climatici, che nel 2024 sono costati all’agricoltura italiana 9 miliardi di euro, la diffusione di malattie legate alle importazioni e alla fauna selvatica, e i tentativi di introdurre carne e latte fatti in laboratorio. A pesare sono anche l’aumento dei costi di produzione e i prezzi bassi all’origine, che spesso costringono gli allevatori a lavorare in perdita, nonostante il loro ruolo insostituibile nella tutela ambientale. La festa di Sant’Antonio Abate coinvolge anche gli animali domestici, con i proprietari che portano i loro amici a quattro zampe in piazza San Pietro e in altre piazze italiane. Secondo Coldiretti, in Italia ci sono oltre 16 milioni di cani e gatti registrati, oltre a canarini, tartarughe, pesci, criceti e altre specie, per un totale stimato di circa 65 milioni di animali domestici.
Ma per la festa di Sant’Antonio Abate, e non solo, la “Fattoria Italia” diventa solidale, confermando anche il nuovo ruolo degli allevamenti italiani nella costruzione di un sistema di welfare a tutela dei più deboli sostenuto da quasi 8 italiani su 10 (77%). “L’interazione con gli animali, in particolare, può portare a numerosi benefici - ricorda Coldiretti - sia a livello fisico che psicologico. Un esempio sono le attività di pet therapy che aiutano a ridurre lo stress, l’ansia e la depressione, oltre a essere particolarmente indicate per persone con disabilità, anziani e bambini con bisogni speciali. L’ippoterapia può migliorare l’equilibrio, la coordinazione e la forza muscolare. Inoltre, il legame con questi animali favorisce lo sviluppo dell’autostima e delle capacità relazionali. Negli ultimi anni - spiega Coldiretti - è stata riscoperta anche l’onoterapia, le attività con gli asini, che aiutano a stimolare il movimento e la comunicazione con il resto del mondo e diventano così parte integrante di un percorso curativo. Assieme alla attività prettamente terapeutiche, gli allevamenti rappresentano anche un’opportunità di integrazione nella comunità di individui a rischio di esclusione che vengono coinvolti attivamente in progetti agricoli in cui apprendono competenze pratiche e sociali che possono facilitare il loro inserimento occupazionale. Così, il lavoro in ambito agricolo diventa uno spazio di socializzazione che favorisce il benessere psicologico e riduce l’isolamento sociale. In questa occasione, i giovani della Coldiretti hanno portato dei cesti con i prodotti ottenuti proprio grazie al coinvolgimento nelle fattorie delle categorie più deboli. In Italia sono nate circa 9.000 fattorie sociali nelle zone rurali, con l’obiettivo di supportare le famiglie in difficoltà e le categorie più vulnerabili della popolazione, rafforzando il welfare pubblico, secondo le stime di Campagna Amica. Questi servizi hanno un valore complessivo superiore al miliardo di euro, di cui 600 milioni destinati a prodotti agricoli e 400 milioni a servizi sociali forniti dalle imprese agricole, afferma Coldiretti. “Di fronte alle attuali difficoltà del welfare agricolo a far fronte alla dinamica crescente di bisogni sociali sempre più articolati, la discesa in campo delle imprese agricole, portatrici di valori di solidarietà e, al contempo, con capacità operative di tipo manageriale, può dare un contributo rilevante anche nel settore della protezione sociale”, conclude Coldiretti.
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