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SE IL CLIMA CAMBIA IL RUOLO DELL’ENOLOGO, SEMPRE PIÙ ATTENTO AI CAPRICCI DEL METEO ANCHE GRAZIE ALLA TECNOLOGIA. COSÌ LA COMMONWEALTH SCIENTIFIC & INDUSTRIAL RESEARCH ORGANISATION, ED UNO DEGLI ENOLOGI PIÙ AFFERMATI AL MONDO, RICCARDO COTARELLA

Il clima che cambia, e in modo sempre più repentino, cambia anche il ruolo dell’enologo. In tutto il mondo. Se dall’Australia arriva uno studio che cerca di capire come gestire meglio un anticipo di vendemmia e pratiche di vigna rese necessarie da temperature che crescono e terreni meno ricchi d’acqua (firmato dal Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation e pubblicato sul sito di Nature Climate Change), dall’Italia parla uno degli enologi più affermati nel mondo, Riccardo Cotarella. “L’andamento climatico è sconvolto - spiega a WineNews - da un anno all’altro cambia tutto: temperature, piovosità, radiazioni solari. Il compito di noi tecnici è di cercare nel vigneto quei metodi “naturali” per gestire gli effetti dannosi del clima, dalla scelta della posizione, che non può essere più sempre quella più esposta alla radiazione solare come era in passato, fino a rivedere coltivazione, diradamenti, defoliazioni, cimature e così via. Non possiamo continuare a fare le cose che abbiamo fatto 20-30 anni fa, anche se hanno portato il vino italiano fuori dall’anonimato. E proprio in questo momento serve più tecnologia, intesa come scienza e conoscenza, per gestire i cambiamenti”.

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