Dopo le stime, i fatti: la vendemmia arriva tra i filari, non solo del Belpaese, ma di tutto il Vecchio Continente, a partire dalla Francia, ancora impareggiabile per qualità e prezzi medi, dove la qualità dell’annata si preannuncia “generalmente buona”, come racconta a WineNews Serge Dubois, presidente della Union Internationale des Oenologues insieme a Riccardo Cotarella. A partire dallo Champagne, dove le uve sono già in cantina e tutto ha concorso a rendere “magnifica” la raccolta che, come si legge nel comunicato del Comité Champagne, permetterà a vigneron e maison di ricostituire la riserva interprofessionale (che consiste nel mettere da parte i vini nelle annate favorevoli), che consentirà di poter affrontare gli eventuali imprevisti climatici nei prossimi anni. Anche la qualità dei mosti è di buon auspicio per le future cuvée, e le degustazioni del prossimo inverno e primavera confermeranno le speranze di un millesimo eccezionale.
“La qualità dei vini francesi che verranno prodotti quest’anno - aggiunge Dubois - sarà generalmente buona, eccezionale in Champagne, dove il 2018 sarà davvero un grande millesimo, così come in Borgogna, molto bene anche il Sud della Francia. A livello di quantità, saremo su livelli inferiori alle prime stime, ma comunque in crescita del 10% sulla 2017, particolarmente scarsa”.
Secondo il co-presidente della Union Internationale des Oenologues, però, rispetto al mercato che verrà, “dobbiamo tenere a mente due punti: per prima cosa gli stock, ormai in esaurimento, e poi i consumi mondiali, che tendono, seppure leggermente, a crescere. Per cui, ci aspettiamo che nonostante i volumi della vendemmia europea, comunque più abbondante in Italia e Spagna che in Francia, la nuova annata possa andare bene, permettendoci anche di mettere da parte qualcosa per avere delle riserve qualitative, visto che l’annata è qualitativamente rilevante”. A proposito di mercati, spostando l’attenzione dalle bottiglie ai filari, sugli investimenti in vigna secondo Dubois “sarebbe bello investire in tutte le Regioni del vino di Francia: quello dello Champagne è un territorio eccezionale, a parte che non ci sono vigne a disposizione da acquistare, la Borgogna è un territorio magnifico, molto piccolo, fatto di appezzamenti piccoli ma capaci di dare vini buonissimi, a Bordeaux è più facile trovare qualcosa su cui investire, specie nelle denominazioni più piccole e meno conosciute, mentre nelle più grandi e note è già più difficile. Io comunque consiglio la Borgogna, ma in prospettiva futura, anche il Sud della Francia può rivelarsi un ottimo investimento, specie la Côte du Rhône, o le denominazioni della Languedoc, come Pic Saint Loup o la Saint-Chinian, che in futuro avranno un grande valore aggiunto”.
Chiusura, immancabile, sul dualismo tra Francia ed Italia che, forse, farebbero bene a mettere da parte le quisquilie ed unire le forze contro il vero avversario, che arriva da molto più
lontano del Mediterraneo. “Non credo che ci sia una grande rivalità tra Italia e Francia. In effetti - conclude Serge Dubois - condividiamo la stessa cultura, quella mediterranea, con una cultura per il vino che ha molto in comune, per noi il vigneto ha un ruolo importantissimo. Non si tratta di scontro, quanto di diversità e, al contrario, più l’offerta che arriva dai nostri due Paesi sarà completa più saremo forti sui mercati di fronte alla produzione enoica industriale o pseudo industriale dei Paesi del Nuovo Mondo”.
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