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VINO E GUIDE

Slow Wine 2023 apre il dibattito sul futuro delle Dop e delle Commissioni di Assaggio

Gloria Mayr (Vignaiolo dell’Anno), Cantina Possa (Viticoltura sostenibile), Emidio Pepe (Premio alla Carriera): i premi speciali Slow Food

A Gloria Mayr della cantina Nusserhof - Heinrich Mayr di Bolzano, “un baluardo della resistenza all’urbanizzazione e all’omologazione dei vini e dei gusti”, il Premio Giovane Vignaiolo; alla Cantina Possa di Rio Maggiore, in Liguria, guidata da Heydi Bonanini, con i suo vigneti inerpicati su muretti a picco sul mare, coltivati da sempre senza diserbanti e fitofarmaci, va il Premio per la Viticoltura Sostenibile; a Emidio Pepe, che dal 1964 guida una delle griffe del vino d’Abruzzo, con “un modello agricolo radicato nella più pura tradizione contadina abruzzese, fondato sul rispetto della terra, la salvaguardia della biodiversità e una artigianalità nella lavorazione senza compromessi”, va il Premio alla Carriera. Ecco i riconoscimenti speciali Slow Wine 2023, la guida ai vini di Slow Food, presentata a Milano, che “dà voce ai viticoltori buoni puliti e giusti”, con un messaggio chiaro: “fare vino è un atto agricolo: vuol dire prendersi cura del territorio e delle comunità che lo vivono”. E tra presentazione e degustazioni al Superstudio Più, il lancio della guida è stata anche occasione per aprire “un dibattito molto attuale che riguarda, da un lato, il rigetto, da parte delle Commissioni di Assaggio che assegnano le Doc e le Docg, di buonissimi vini che hanno caratteristiche stilistiche non perfettamente aderenti al disciplinare. Dall’altro, la scelta, sempre più diffusa da parte di alcuni produttori di vini di qualità, di rinunciare, a prescindere alle Doc e Docg, per promuovere il proprio vino come Igt, se non come vino da tavola”, spiega una nota di Slow Wine.
“Il rischio è l’omologazione stilistica. Senza dubbio il lavoro della Commissione è quello di garantire la sicurezza e la qualità dei vini, ma l’impostazione è figlia degli Anni Ottanta del Novecento quando oggettivamente i vini non erano buoni come oggi - ricorda Angelo Peretti, direttore del Consorzio Chiaretto e Bardolino, la cui soluzione proposta è triplice - formare maggiormente le Commissioni di Assaggio, far entrare più vignaioli nelle Commissioni, allargare al massimo i parametri per accogliere più differenze stilistiche e valorizzare le identità”. “Come assaggiatori cerchiamo la differenza sia nel territorio che nello stile. La diversità è una ricchezza per la denominazione che i produttori e i consorzi stessi devono promuovere” gli fa eco il giornalista Jacopo Cossater. “L’80% dei vini esportati al di fuori dell’Unione Europea è a denominazione di origine. Il valore delle Doc e delle Docg è quindi molto alto ed è importante mantenerle ma svecchiandole, lasciando una maggiore libertà ai produttori e assegnando loro, come nel modello francese, una maggiore responsabilità. È fondamentale anche avviare un più celere adattamento delle denominazioni anche perché il cambiamento climatico porterà a modificare la gestione delle aziende vitivinicole” ha messo in evidenza Matilde Poggi, presidente Confederazione Europea Vignaioli Indipendenti (Cevi). “Siamo molto preoccupati del passaggio delle competenze sulle denominazioni dalla Commissione agricoltura all’ufficio europeo che si occupa delle proprietà intellettuali. Questo vuol dire che le Doc saranno considerate come marchi privati ma così non è e non può essere, perché le Doc e le Docg sono beni collettivi che difendono interessi collettivi e che devono avere un forte collegamento con l’agricoltura e le pratiche agronomiche del territorio e invece con questo passaggio le denominazioni saranno gestite da chi di agricoltura non sa assolutamente niente” conclude Poggi. Un tema importante e aperto, su cui discutere, e tra i tanti che, come raccontato nei giorni scorsi dal curatore Giancarlo Gariglio, a WineNews, sono al centro di una guida che non è solo critica al vino.
“Raccontiamo l’Italia del vino grazie ai 200 collaboratori che ci permettono di mappare tutta la Penisola e soprattutto - ha sottolineato Giancarlo Gariglio, curatore della guida Slow Wine e responsabile della Slow Wine Coalition - di scoprire nuove aziende in sintonia con la filosofia Slow Food: sono infatti 110 su 1957 le novità che abbiamo inserito in questa 13esima edizione. Grazie a 379 video accessibili con Qr Code diamo la possibilità ai nostri lettori di provare l’esperienza di visita dei collaboratori. Filmati che testimoniano il tema principe di quest’anno: il cambiamento climatico e la siccità, cui i viticoltori hanno risposto mettendo in campo la propria esperienza in ordine sparso. Ma non è possibile affidare questa sfida così importante ai produttori, per questo vogliamo fare un appello alle istituzioni affinché sostengano la ricerca scientifica per trovare soluzioni e tecnologie su questi fronti. Tornando alla guida, oltre il 56% delle aziende sono bio a testimoniare non solo una grande consapevolezza dei vignaioli ma anche che il vino bio è buono e si può fare, una intuizione della prima ora della guida con un trend in crescita confermato in queste 13 edizioni. Una segnalazione curiosa è il numero dei Vini quotidiani, cioè quelle etichette di altissima qualità che hanno un ottimo rapporto qualità prezzo: a causa dell’aumento dei costi lungo tutta la filiera infatti questi vini diventano sempre di meno. Vorrei chiudere ringraziando Fabio Giavedoni, che fino al 2021 è stato mio fratello di guida, curando insieme a me il volume. Mentre oggi al mio fianco ci sono i vice curatori Paolo Camozzi, Jonathan Gebser, Federica Randazzo e Gabriele Rosso”. “Nella guida 2023 abbiamo ritrovato il tema della rigenerazione, affrontato nelle scorse settimane a Torino durante l’ultima edizione di Terra Madre. Lo ritroviamo grazie ai tanti vignaioli che lavorano la propria terra a 360 gradi, con una visione multifunzionale e moderna dell’azienda” ha dichiarato Federico Varazi, vice presidente Slow Food Italia. E, da Milano, Slow Wine lancia l’appuntamento a Bologna, con la Slow Wine Fair, da 26 al 28 febbraio 2023, organizzata da BolognaFiere e Sana, Salone Internazionale del Biologico e del Naturale, con la direzione artistica di Slow Food: “siamo molto contenti della partnership nata con Slow Food che avrà un seguito importante e sarà la prima manifestazione dell’anno nel calendario del vino in Italia. In questa seconda edizione, tra le novità, ci saranno le bevande spiritose e gli spunti sulle tecnologie sostenibili indispensabili per la transizione ecologica in agricoltura”, Domenico Lunghi, coordinatore manifestazioni di BolognaFiere. Al suo debutto, nel 2022, nonostante le difficoltà del periodo, Slow Wine Fair ha attratto a Fiera Bologna oltre 6.000 appassionati, buyer e professionisti, che hanno potuto degustare più di 2.300 etichette e conoscere ben 542 cantine (la metà delle quali certificate biologiche o biodinamiche), da 20 Paesi del mondo e da tutte le regioni italiane.

Focus - La guida Slow Wine 2023
Dal 12 ottobre è disponibile in tutte le librerie e sullo store online di Slow Food Editore, la Slow Wine n. 13 racconta le migliori cantine italiane e le etichette più interessanti, selezionate da più di 200 collaboratori disseminati in tutte le regioni della penisola, che permettono una mappatura unica e un aggiornamento costante su quello che sta avvenendo nel mondo del vino italiano.
Il racconto delle 1.957 cantine visitate e recensite è affidato ancora una volta a due strumenti. Il primo è la scheda, che ne racconta le persone che lavorano in azienda, i vigneti e le modalità con cui vengono accuditi e i migliori vini (in elenco gerarchico di qualità) disponibili in commercio. Il secondo è il QR code in coda a più di 800 schede che collega il lettore a brevi video girati durante le visite in cantina e in vigna, per accompagnarlo in un viaggio ancora più e completo alla scoperta delle eccellenze enologiche italiane.
A colpire quest’anno è la massiccia presenza di cantine che praticano un’agricoltura biologica o biodinamica, ben il 56% sul totale, e di vini premiati, altresì prodotti con pratiche biologiche o biodinamiche, che si attestano al 63% sul totale. Dati, questi, che confermano una tendenza ormai ben consolidata nelle scelte produttive dei vignaioli, così come nelle scelte di consumo.

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