Per rivoluzionare il mondo della viticoltura, bisogna farlo, letteralmente, mantenendo i piedi ben saldi per terra. Perché il primo passo da compiere ci porterà lontano, ma inizia più vicino di quanto si possa pensare, anzi già ci stiamo camminando sopra, perché va fatto dove affondano le nostre radici e quelle dell’ambiente, ovvero della vita stessa della nostra “Terra Madre”: il suolo, un bene comune irriproducibile, prima risorsa nominata da Papa Francesco nell’Enciclica “Laudato si’” che ha spinto il mondo, a partire dalla Cop21 di Parigi, ultimo incontro significativo dell’Onu sulla crisi climatica, nel 2015, ad interrogarsi sull’“ecologia integrale”. Una risorsa senza la quale non c’è futuro, non solo perché il suolo produce il 99% del cibo che mangiamo, ma per la sua funzione ambientale, fondamentale per mitigare gli effetti del cambiamento climatico e preservare la qualità dell’atmosfera, ma che rischia di perdere il suo valore più grande che è la fertilità. Tanto che lo stesso Pontefice, il 4 ottobre 2023, festa di San Francesco d’Assisi, ha pubblicato la seconda parte della sua Enciclica, l’esortazione apostolica “Laudate Deum” sulla crisi climatica. E per compiere quel primo passo, la Slow Wine Coalition chiama a raccolta i vini buoni, puliti e giusti, oltre 5.000 etichette di 1.000 cantine, alla “Slow Wine Fair” 2024, dal 25 al 27 febbraio, a BolognaFiere, che organizza l’evento internazionale con “Sana” e la direzione artistica di Slow Food, per un dibattito attivo e consapevole, sul quale vignerons, ricercatori ed esperti mondiali si stanno già confrontando (il loro prossimo incontro è in programma il 7 febbraio, e sarà dedicato a come proteggere il suolo).
Commentando “Laudatem Deum”, il fondatore di Slow Food Carlo Petrini - già autore della Guida alla lettura della “Laudato si’” per le Edizioni San Paolo, ndr - sottolinea come “dall’accordo di Parigi in poi abbiamo potuto assistere a una mancata operatività a livello globale e una scarsa presa di posizione sul piano politico nella lotta al cambiamento climatico. Nel frattempo lo sconquasso ambientale ha intensificato i suoi effetti distruttivi”, e ribadito che “per certi aspetti la tenacia e la caparbietà di quest’uomo sono non solo straordinarie, ma politicamente ed eticamente rappresentano un grido di denuncia che non può rimanere inascoltato. Anche perché i tempi della conversione ecologica, della governance internazionale virtuosa, delle scadenze istituzionali planetarie (come le Cop) rischiano di diventare troppo lunghi rispetto al disastro annunciato. Occorre quindi un cambio di passo, senza il quale già molti problemi di equilibrio ecosistemico sono irrimediabilmente compromessi”.
A partire dal suolo che si nutre di ciò che immettiamo nell’ambiente, lo elabora e lo restituisce, producendo cibo, filtrando l’acqua piovana e rimettendola in circolo pulita e potabile, regolando il clima e la quantità di anidride carbonica e altri gas a effetto serra, e preservando la biodiversità. Eppure, nonostante il valore immenso che rappresenta per l’umanità, questa risorsa è a rischio, soggetto a processi di rapido degrado, dall’erosione alla desertificazione, causati dalle attività umane. In particolare, l’industrializzazione dell’agricoltura ha contribuito profondamente a impoverire i terreni, riducendone drasticamente la materia organica, ovvero la fertilità. La meccanizzazione del lavoro agricolo, svolto sempre di più con l’impiego di macchinari pesanti e lavorazioni profonde, compatta i suoli e distrugge gli aggregati naturali. L’irrigazione dilava i nutrienti. Le monoculture, i pesticidi e i diserbanti impattano sulla biodiversità microbica.
La fertilità del suolo è, nel 2024, il tema delle riflessioni di “Slow Wine Fair”, perché solo da un suolo integro e fertile può derivare un vino buono, in tutti i sensi. E perché solo in un suolo fertile possiamo riporre le nostre speranze per il futuro. Cambiando il paradigma agronomico, per passare dall’agricoltura e dalla viticoltura convenzionale, oggi prevalente, all’agroecologia, attenta alla conservazione della biodiversità e alla valorizzazione del territorio, integrata con appropriate innovazioni tecnologiche. Perché l’agricoltura e la viticoltura non possono comprometterne la vitalità.
Focus - “Slow Wine Fair” 2024: “mini-guida”, calice alla mano
Ampliare il proprio vocabolario enologico, conoscere i progetti che in tutto il mondo promuovono una viticoltura rispettosa del territorio e del suo tessuto sociale, ma soprattutto andare oltre il calice per capire il percorso che porta dalla vigna alla bottiglia. Alla “Slow Wine Fair” 2024 (BolognaFiere, 25-27 febbraio, con una promo per San Valentino), che ha il patrocinio del Ministero dell’Agricoltura e del Comune di Bologna ed è realizzata con il supporto di Ice-Agenzia, sono tante le occasioni per parlare di vino in maniera completa e trasversale con Slow Food, a partire dagli incontri dedicati a crisi climatica, biologico e trasparenza lungo la filiera, ma non solo.
Nell’ Area Reale Mutua si svolge la cerimonia del Premio Carta Vini Terroir e Spirito Slow, in cui saranno attribuiti 32 riconoscimenti a tutte quelle realtà che si distinguono per la loro carta territoriale o tematica. Nella Demeter Arena si parla di suolo, sostenibilità e agroecologia, dando voce alle esperienze di viticoltori francesi, spagnoli e argentini, turchi e azeri. Tanti anche gli appuntamenti in Casa Slow Food, dove si esplorano il ruolo della donna nel mondo del vino, le testimonianze delle aziende biodinamiche italiane e il racconto enogastronomico del patrimonio culturale italiano.
Si può passare allo scambio diretto con 1.000 produttori provenienti da tutte le Regioni italiane e da più di 20 Paesi, tra cui, oltre ai più vocati, le news entry Australia, Messico, Giappone, Sudafrica e Svezia. Un’opportunità per incontrare vignaioli e vignerons che aderiscono al “Manifesto del vino buono, pulito e giusto” e fanno parte della Slow Wine Coalition, la rete internazionale promotrice di un sistema produttivo sostenibile, della difesa del paesaggio e di una crescita sociale, culturale ed economica delle campagne. E per degustare ai banchi d’assaggio oltre 5.000 etichette, in una “Wine List” in continuo aggiornamento, per appassionati, professionisti e buyer. E per coloro che desiderano essere guidati, combinando assaggio e apprendimento, le Masterclass, in continuo aggiornamento, dedicate alle esperienze di viticoltura biodinamica in diverse Regioni vocate del mondo, vitigni autoctoni e ricchezza ampelografica italiana. Scoprile qui ...
Ma a “Slow Wine Fair” 2024 ci sono anche le cucine di strada in cui assaporare specialità locali e regionali, e i produttori d’eccellenza di amari, tra masterclass e bartender, selezionati, come i produttori di vino, secondo precisi criteri, quali l’utilizzo di ingredienti locali e provenienti da coltivazioni sostenibili che prevedano, tra gli altri, un corretto uso del suolo grazie alla collaborazione di Amaroteca e Associazione Nazionale Amaro d’Italia. Come spiega Massimo Montanari, tra i massimi storici dell’alimentazione al mondo, nel suo libro “Amaro. Un gusto italiano” (Editori Laterza) - che sarà presentato il 26 febbraio in Casa Slow Food, e con il quale ne ha parlato anche WineNews - il gusto dell’amaro ha infatti un ruolo privilegiato per gli italiani. Nessun’altra cucina europea ha una predilezione così marcata per questo sapore. Un tratto distintivo che ha origini lontane e affonda le radici nell’incontro fra cultura contadina e cultura alta. In “Slow Wine Fair”, infine, ci sono anche gli eventi “Off”, https://slowinefair.slowfood.it/gli-off-2/ a partire dalle osterie della Guida Slow Food e dai cuochi dell’Alleanza di Bologna e dintorni che animano “Piatti di vino”, celebrando il suo utilizzo in cucina tra ricette della tradizione e proposte originali, dal cappello del prete brasato al Sangiovese agli strozzapreti al vino, accanto a tour guidati tra le bellezze di Bologna, passeggiate in vigna, degustazione all’Enoteca Regionale dell’Emilia-Romagna e, ovviamente, corsi di cucina sui segreti della pasta fresca.
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