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PREVISIONI

Solidità, crescita dei consumi ed interesse per il mondo enoico: il 2024 dei fine wine è roseo

“2023 Gérard Basset Global Fine Wine Report”: Piemonte e Toscana, dietro allo Champagne, le due regioni con il maggiore potenziale di crescita
2023 GERARD BASSET FOUNDATION REPORT, 2024, FINE WINE, Mondo
Il mercato dei fine wine

Nonostante il mercato secondario stia vivendo un lungo momento di appannamento, legato alle difficoltà incontrate dall’economia globale, e testimoniato dalle performance dei principali indici “borsistici”, a partire dal Liv-ex (qui gli ultimi risultati), intorno ai fine wine si torna a respirare un certo ottimismo. Che filtra dall’85% dei giudizi dei 965 esperti del mondo dei fine wines - Master of Wine, Master Sommeliers, wine merchant, produttori, distributori, giornalisti, collezionisti, ristoratori - coinvolti nel “2023 Gérard Basset Global Fine Wine Report - Finger on the pulse” by Liquid Icons, anima dei “The Golden Vines Award”, assegnati nei giorni scorsi a Parigi (qui i vincitori), secondo cui, nel 2024, il mercato continuerà a crescere. Per il 60% degli esperti, la previsione è positiva, e per il 25% addirittura molto positiva. Sorprendentemente, come rilevato nel 2022 e nel 2021, solo l’8% delle risposte indica una stabilità, ed il sentiment “negativo” è presente nel restante 7% delle risposte, senza alcuna previsione “molto negativa”, nonostante la prevalente grande incertezza geopolitica e macroeconomica che stiamo attraversando.

A sostenere l’ottimismo dei player del settore è prima di tutto la forza complessiva del segmento dei vini pregiati (29%), sostenuta dalla continua crescita della partecipazione di consumatori alto spendenti fedeli e appassionati, dal crescente interesse per i vini pregiati come investimento, così come dalla costruzione di collezioni private di fine wine, ma anche dalla scarsità delle etichette, e dalla premiumizzazione dei consumi, anche nel vino pregiato, nelle economie emergenti. Secondo aspetto importante, la crescita della domanda globale di fine wine (20%), legata ai riassortimenti di ristoranti e bar, alla ripresa dei consumi e della spesa sostenuta dai risparmi accumulati dalle fasce di reddito più elevate, alla tendenza generale a spendere di più per una bottiglia così come a consumare di più, alla diffusione mondiale del “wine bug”, ossia il profondo interesse intellettuale per la cultura del vino, ai livelli più elevati di consumo domestico, all’aumento dei livelli di apprezzamento del buon vino, del buon cibo, delle relazioni e dei momenti condivisi nei mesi dei lockdown.

Il terzo punto chiave è rappresentato dalla maggiore conoscenza ed esperienza dei bevitori di fine wine (18%), come risultato del crescente interesse per i vini pregiati a livello globale, come dimostrano il desiderio di sperimentare e la voglia di avventura, la volontà di una vita sana e all’insegna del benessere, il numero crescente di sommelier qualificati, la sempre maggiore disponibilità di tempo dedicato all’apprendimento a casa, nonché un interesse sempre crescente per l’educazione sul vino in tutto il mondo. Altro fattore positivo è la normalizzazione della situazione epidemiologica globale, e la relativa ripresa economica in tutto il mondo (15%), che ha portato con sé ottimismo ed un clima edonistico e di gioia di vivere, risultati positivi con la maggior parte delle frontiere riaperte e la ripresa dei viaggi e del turismo internazionale, rivitalizzazione degli esercizi commerciali, come ristoranti e bar, alimentati dall’aumento della spesa derivante dai risparmi accumulati e dalla ripresa economica globale, compreso quindi un aumento della spesa, dei consumi e degli investimenti nei vini pregiati.

Tra i motivi che sostengono una prospettiva positiva, per i fine wine, nel 2024, anche il livello di interesse senza precedenti per i vini pregiati creati da una nuova generazione di produttori di vino (3%), che percorrono strade nuove: vini artigianali e locali, provenienti da un singolo vigneto o provenienti da regioni meno conosciute ed emergenti, comprese quelle dal Nuovo Mondo, realizzati dai vigneron più giovani; prodotti da vitigni autoctoni, spesso più freschi e con meno alcol e calorie, con minore utilizzo di rovere e meno tannini, che possono essere caratterizzati come più fruttati, acidi ed eleganti. In questo trend sono da includere vini biologici, naturali, biodinamici e orange, prodotti utilizzando pratiche agricole etiche trasparenti, sostenibili, rispettose dell’ambiente e a basso impatto, come gli imballaggi alternativi. Questi vini - soprattutto se commercializzati con una storia avvincente - sono particolarmente popolari tra i bevitori più giovani ed i Millennial, che stanno finalmente entrando nel mondo dei fine wine.

Ci sono da registrare quindi gli effetti positivi legati alla digitalizzazione e all’innovazione del settore (4%), come una maggiore penetrazione di internet e delle competenze digitali, le vendite online ed il e marketing, le degustazioni online con i wine maker, una maggiore disponibilità di materiale didattico sul web e sui social media. Aumenta anche la qualità dei fine wine consumati nel mondo, sia per una maggiore conoscenza dei consumatori che per ragioni di salute. Crescono i livelli di investimento in fine wine, per ragioni speculative, per la creazione di collezioni private o per ragioni di protezione del capitale a lungo termine. Infine, tra i fattori positivi, il continuo aumento dell’interesse e della domanda di fine wine nei mercati emergenti - soprattutto Cina e altri Paesi asiatici - nonché le innovazioni tecnologiche applicate al settore, come l’ascesa degli Nft.

Tra le ragioni che, al contrario, giustificano un certo pessimismo, a sostegno quindi dei (pochi) outlook negativi, ci sono la lenta ripresa economica post-pandemia, a causa dell’indebolimento dell’economia globale, dei livelli più bassi di reddito disponibile nella popolazione generale e delle questioni fiscali decise dai Governi per affrontare la situazione epidemiologica e macroeconomica globale. Quindi, evidentemente, un ambiente geopolitico globale sfavorevole ed un contesto macroeconomico difficile, associati ad un numero crescente di conflitti militari in tutto il mondo, con conseguenze macroeconomiche globali negative, una crescita della fame mondiale e dei flussi migratori inter e intra-continentali. Continuano gli effetti negativi del riscaldamento globale, come la distruzione dei vigneti e la conseguente riduzione del raccolto a causa degli incendi. Infine, l’aumento dei prezzi dell’energia in tutto il mondo, compresi petrolio e gas, con conseguente rallentamento o arresto della produzione industriale, soprattutto in Europa.


Focus - Le Regioni con il maggiore potenziale di crescita nel 2024

Per il terzo anno consecutivo, anche nel “2023 Gérard Basset Global Fine Wine Report” lo Champagne si conferma in vetta, con il 21% delle risposte che prevedono che la regione sperimenterà il rialzo più significativo rispetto a qualsiasi altra regione vinicola a livello globale, principalmente a causa dell’enorme interesse per le “Prestige Cuvées”. Proprio come nel 2022, Piemonte e Borgogna sono testa a testa con il 17% e il 14% delle risposte ciascuno, a completare il podio. Toscana (10%), California (9%), territori del vino australiano (8%) e Bordeaux (8%) concludono la “squadra” delle Regioni che dovrebbero mostrare prestazioni solide nel 2024, con il restante 13% condiviso da altre Regioni e Paesi del vino di tutto il mondo.

Focus - Le Regioni con il peggiore potenziale di crescita nel 2024

Seppure l’8% dei professionisti ha indicato Bordeaux come uno dei territori destinati a crescere, al contrario, il 24% delle risposte indica proprio Bordeaux come la Regione con il maggior rischio di ribasso rispetto a qualsiasi altra Regione mondiale produttrice di fine wine. Alle sue spalle, il 18% delle risposte indica che la Borgogna è su una traiettoria discendente, seguita dalla California (18%) e dalle regioni vinicole australiane (17%). Seguono Champagne (7%), Toscana (6%) e Piemonte (5%) nella lista delle Regioni che probabilmente subiranno una pressione al ribasso sui prezzi, mentre il restante 5% è condiviso da altre Regioni e Paesi del vino di tutto il mondo.

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