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LA RIFLESSIONE

Stime di vendemmia: “si possono fare solo ipotesi che valgono oggi, ma tutto può cambiare”

Il dg Valoritalia, Giuseppe Liberatore: “di certo la produzione 2023 sarà in calo. Diciamo in media del -15/-20%. Ma finchè l’uva non è in cantina …”
GIUSEPPE LIBERATORE, VALORITALIA, VENDEMMIA, vino, Italia
Il dg Valoritalia, Giuseppe Liberatore

“La vendemmia 2023 sarà sicuramente inferiore, a livello produttivo, a quella del 2022, non ci sono dubbi. Si può ipotizzare un media del -15/-20%, poi ci saranno situazioni dove si farà il -5% e altre dove si farà il -50%, ci sono zone come l’Italia centrale che hanno sofferto di più, altre come Lombardia, Veneto, Trentino, si sono salvate un po’ di più, ma sicuramente la produzione sarà inferiore al normale. Su questo non ci sono dubbi. Ma dobbiamo sempre ricordare che sono stime che si fanno, e che valgono per l’oggi, perchè tutto può cambiare in fretta”. Così, a WineNews, Giuseppe Liberatore, dg Valoritalia, il più grande ente certificatore del vino italiano che, da solo, certifica oltre il 56% del vino Dop e Igp del Belpaese. E con cui abbiamo parlato di vendemmia, di numeri, di controlli, ma anche di politiche di gestione della produzione e dell’offerta, come quelle della Francia, che, se da un lato, ha messo in campo 200 milioni di euro, tra fondi Ue e nazionali, per la distillazione di crisi per eliminare parte delle eccedenze e mantenere il valore del vino (che, in media, è più del doppio, al litro, di quello italiano), ha, dall’altro, anche dato via ad un piano di espianti di 9.500 ettari a Bordeaux, e pensa a fondi per riconvertire in altre colture parte dei vigneti.
“Sicuramente è una vendemmia complessa, ci troviamo in una situazione molto particolare: spesso - sottolinea Liberatore - ci troviamo a raccontare di zone ampie, anche Regioni intere, con situazioni più o meno omogenee. Oggi, invece, ci sono tante diversità anche dentro alla stessa azienda, dove convivono vigneti produttivi ed altri no. E questo dipende da tanti elementi. Dalla peronospora, in primis, che ha avuto quest’anno le migliori condizioni possibili per espandersi, tra le piogge di primavera e poi li grande caldo, ma anche da eventi meterologici estremi, dal caldo elevatissimo, dalla grandine e così via. E questo, nella stragrande maggioranza dei casi, porterà alle diminuzioni anche importanti di produzione. E su questo non c’è dubbio alcuno. Ma bisogna evidenziare anche che chi è riuscito a trattare la peronospora, ed alla fine può anche dire di avere una buona qualità delle uve. Ma tutto può ancora cambiare: al di là delle basi spumanti che sono in gran parte ormai in cantina, in molte zone manca ancora un mese alla vendemmia. In molte aree come la Toscana ed il Centro Italia, le piogge tranquille di questi giorni possono aiutare a recuperare qualcosa, ma se si prolungano troppo possono nascere altri problemi che, ovviamente, nessuno si augura, e la speranza è, di qui in avanti, di andare verso una vendemmia tranquilla”.
In ogni caso, aggiunge Liberatore, “è fuor di dubbio che chi fa bio ha avuto più difficoltà a difendersi della peronospora, rispetto a chi è in convenzionale, che ha potuto usare trattamenti sistemici, nell’anno che è stata la tempesta perfetta per la peronospora. Fermo restando che anche chi non è bio, se non ha potuto trattare nel momento opportuno, ha perso tanto”. Come abbiamo già raccontato in questi giorni, però, di numeri e stime sulla vendemmia, ne sono stati già detti tanti, in una routine che coinvolge tutti ma sulla quale, da tempo, si riflette.
“C’è troppa fretta nel dare i numeri, fare previsioni è difficile già oggi, figuriamoci ad inizio agosto, e poi fino a che le uve non sono in cantina non ci sono certezze. In ogni caso - sottolinea ancora Liberatore - ci sono elementi oggettivi che possiamo valutare. Dalle giacenze di cantina che aumentano all’export che è in contrazione, quindi ci sono dei problemi da questo punto di vista. Poi in vigna ci sono Regioni più colpite di altre, ma insomma è tutto da vedere”. Di certo è che al netto di come andrà la vendemmia, il vino in Italia non manca, come ribadito anche da Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione Italiana Vini (Uiv), a WineNews, e quello della gestione della produzione è un tema importante, anche per il futuro, che non può essere demandato solo a quanto concede di fare, ogni anno, la stagione.
“Se guardiamo alla Francia - dice ancora Giuseppe Liberatore, dg Valoritalia, il più grande ente certificatore del vino italiano che, da solo, certifica oltre il 56% del vino Dop e Igp del Belpaese - loro hanno fatto una politica diversa. C’è il tema della distillazione di crisi di quest’anno per smaltire le loro eccedenze, e con somme importanti, perchè si parla di 200 milioni di euro, in gran parte arrivati dall’Unione Europea. Ma i francesi non hanno fatto solo un’operazione spot con la distillazione di crisi. Hanno anche previsto l’espianto di 9.500 ettari a Bordeaux, quindi una vera e propria ristrutturazione dell’offerta e per di più su vino a denominazione, e questo per preservare il mercato ed valori. E non dimentichiamo che il prezzo medio del vino francese è di 8 euro al litro, mentre quello italiano di 3,5/4 euro al litro. In Francia ci sono delle politiche di strategia di medio e lungo periodo, e ci sono addirittura fondi per cambiare coltura in alcuni vigneti, e questo vuol dire guardare non al domani, ma più a lungo raggio. In Italia, per ora, dobbiamo guardare cosa succede con questa vendemmia. Se effettivamente non sarà molto produttiva, questo può anche aiutare viste le giacenze, però non possiamo non dire che questo cambiamento climatico, ma non solo rende sempre più difficile gestire la produzione, e questo da Nord a Sud”.
Ed è un tema su cui la filiera del vino italiano deve trovare una strada, e senza perdere tempo. Ma in un anno così difficile in vigna, diventa più complesso anche il lavoro di chi è chiamato a controllare e a certificare i vini. “Noi naturalmente facciamo controlli documentali su tutto quello che è la produzione, mentre per i controlli ispettivi - spiega Liberatore - abbiamo delle percentuali di verifica che facciamo dall’inizio dell’invaiatura fino alla vendemmia, e quindi vediamo con i nostri occhi i danni da peronospora, da eventi climatici e così via. E poi facciamo delle comunicazioni sul tetto massimo di produzione che può venire da quel vigneto, e di cui l’azienda dovrà tener conto nel momento delle denunce di produzione. E se quello che magari abbiamo verificato a luglio al momento della vendemmia vediamo che è cambiato, ritorniamo a verificare se la potenzialità di produzione è cambiata di conseguenza. È un tipo di controllo che facciamo, ma nel 5-10% dei casi, altrimenti servirebbe un esercito per controllare tutti i vigneti”.

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