Robert Parker Wine Advocate Symposium, Roma (175x100)
Consorzio Collio 2024 (175x100)
TERRITORI

Storia di come l’Oltrepò ha domato il “ribelle” Pinot Nero, e ora punta sul suo appealing

Ottavia Giorgi di Vistarino (Conte Vistarino): “dalla managerializzazione alle recenti acquisizioni, dobbiamo arricchirci di competenze e talenti”

Anche i vitigni hanno i loro “ribelli”. Uno in particolare, ricercato per la raffinatezza e versatilità delle uve, ma adatto solo ad aree particolarmente vocate per la delicatezza e le difficoltà della sua coltivazione, “enfant terrible” originario della Borgogna e coltivato anche nello Champagne come base spumante, pensando di “farla franca”, in tempi relativamente recenti ha lasciato la Francia per l’Italia, ma nella varietà e biodiversità italiana ha trovato un terroir e dei produttori che sono riusciti a tenergli testa, “domando” in bottiglia la sua doppia anima: l’Oltrepò Pavese, territorio vocato alla produzione del Pinot Nero, con l’Oltrepò Pavese Metodo Classico Docg (anche nella versione Rosé, che rappresenta il 20% della produzione, con il marchio collettivo “Cruasé”) e con l’Oltrepò Pavese Doc (rosso), sempre più accreditati a livello nazionale ed internazionale, regalando grandissime soddisfazioni a questa terra del vino, che è sempre più teatro di eventi, tour, tasting e approfondimenti per far conoscere la sua produzione, che nasce nelle dolci colline vitate a Sud del Po costellate di borghi e castelli (come WineNews ha raccontato in un video).
Un territorio eclettico, la cui vocazione enologica, riconosciuta fin da prima di Cristo, è stata messa a frutto dagli spumantisti piemontesi a partire dall’Ottocento e dai viticoltori locali di oggi che ne hanno fatto la terza area produttiva mondiale del Pinot Nero, proprio dopo la Borgogna e lo Champagne, e la prima d’Italia (75% della produzione nazionale), con i suoi 3.000 ettari vitati su 13.000 a Denominazione: sono ben 7 quelle presenti, grazie ai “magnifici quattro” vitigni dell’Oltrepò, con Barbera e Croatina, da cui nasce la Bonarda, il vino della tradizione, e Riesling, accanto al Pinot Nero, per una produzione di 26 milioni di bottiglie, secondo i numeri del Consorzio di tutela dei Vini Oltrepò Pavese. Un “grappolo” di Lombardia che rappresenta oltre il 60% della produzione di vino della Regione, anche se attualmente la produzione di Metodo Classico ammonta a sole 560.000 bottiglie su un totale potenziale di 2,5 milioni (100.000 quelle di rosato, 400.000 quelle di Pinot Nero in rosso), per un po’ uscito da sotto i riflettori della comunicazione e dei degustatori, ma che ora alza l’asticella grazie a vini originali frutto della tecnica, ma anche e soprattutto dell’immaginazione dei viticoltori, e punta anche sulla sostenibilità, con un lavoro ed una promozione “di territorio” sempre più frizzante e capace di attirare investimenti importanti di alcune delle griffe di riferimento della viticoltura del Nord Italia e non solo.
E se dici Oltrepò Pavese e dici Pinot Nero, parimenti, quale firma di riferimento dei vini della Denominazione, pensi a Conte Vistarino, azienda storica dell’Oltrepò Pavese, che guarda al futuro e lo fa non solo attraverso il valore dei suoi vini, ma con il suo team e con Ottavia Giorgi di Vistarino alla guida dell’azienda di famiglia, 800 ettari e un Paese, Rocca de’ Giorgi, a Pavia. Era il 1850 quando il suo bisnonno, il Conte Augusto Giorgi di Vistarino, per primo, importava dalla Francia proprio il nobile vitigno, per metterlo a dimora a Tenuta di Rocca de’ Giorgi, un’azienda quasi Comune, peraltro tra i più piccoli d’Italia. Oggi, ad oltre un secolo di distanza, quelle viti, seguitano ad esprimere un’eccellente vocazione, e nei prossimi giorni, Ottavia Giorgi di Vistarino - entrata in azienda nei primi anni Duemila, e alla quale si deve l’imbottigliamento dei vini, fino ad allora venduti sfusi, di pari passo con l’ammodernamento della cantina e la valorizzazione dei vigneti passati da 200 a 100 ettari vitati di cui 65 a Pinot Nero attraverso la selezione delle parcelle con l’aiuto di un consulente della Borgogna, ma anche l’accoglienza enoturistica e la vera e propria creazione del marchio Conte Vistarino (che è anche tra le 131 cantine top d’Italia selezionate dal magazine Usa “Wine Spectator” per “OperaWine 2024”, la prestigiosa degustazione anteprima di Vinitaly, il 13 aprile a Verona) - darà il benvenuto al nuovo dg Lino Scaravonati.“Al pari della recente managerializzazione di altre importanti realtà locali e delle note acquisizioni degli ultimi mesi - dice la produttrice della quale WinNews ha raccolto le idee per il futuro del territorio, insieme a quelle di altre cantine di riferimento - l’appealing crescente dell’Oltrepò deve continuare ad arricchirsi di competenze e talenti, per avere il successo diffuso che merita. Personalmente, quindi, anche in questo modo, desidero dare un ulteriore contributo alla valorizzazione e all’evoluzione della mia azienda nonché del territorio”. “La crescita della Tenuta corrisponde - aggiunge Scaravonati - al prestigio che Conte Vistarino continua a confermare nel tempo ed al valore che questo territorio deve far conoscere. La prima attività a cui mi dedicherò sarà l’elaborazione di un piano strategico pluriennale, che si attuerà in vigneto, in cantina e sui mercati”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli