Ammettere che l’alcol non fa affatto bene, per chi lavora nel mondo del vino, è particolarmente difficile. Ne sanno qualcosa i produttori francesi, protagonisti di una vivace polemica con il Ministro della Salute Agnès Buzyn, che ha “osato” sottolineare quello che, a livello medico, è un dato di fatto: il vino, al pari di ogni altro alcolico, fa male. Eppure, non esistono linee guida condivise dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Come ricorda l’ultimo studio di “The Lancet” una delle riviste mediche più autorevoli al mondo, se le raccomandazioni negli Stati Uniti, in Canada ed in Svezia sono di 11 bicchieri di vino a settimana per gli uomini (o di pinte di birra, pari a 196 grammi di alcol) e la metà per le donne, in Paesi come Italia, Portogallo e Spagna vengono considerati a basso rischio consumi addirittura doppi, mentre in Gran Bretagna, come abbiamo raccontato ad inizio 2016, la soglia è stata abbassata a circa 7 bicchieri di vino a settimana, sia per gli uomini che per le donne.
A mettere ordine è proprio un’analisi di “The Lancet”, che ha messo insieme 3 grandi studi ( l’Emerging Risk Factors Collaboration, l’European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition e la UK Biobank Alcohol Study Group) portati avanti in 19 Paesi, che hanno coinvolto 600.000 consumatori abituali di alcolici, rigorosamente sani, ossia senza disturbi cardiovascolari. Il risultato, frutto di anni ed anni di lavoro e milioni di dati raccolti, è che il limite sotto il quale la salute non è messa in pericolo dal consumo di alcolici è di 100 grammi di alcol a settimana (vale sia per gli uomini che per le donne), ossia la metà degli attuali limiti consigliati in Usa, ed un quarto di quanto indicato in Italia. In bicchieri di vino vuol dire 5, massimo 6 bicchieri alla settimana, da 175 ml, quindi circa un litro in totale. Sopra a questa soglia, cresce il rischio di morte, legato a centinaia di cause, specie di natura cardiovascolare, mentre tagliando i consumi, e restando quindi sotto i 100 grammi a settimana, dai 40 anni in poi la speranza di vita cresce di ben 1-2 anni. Viceversa, “consumi medi di 200-350 a settimana comportano una riduzione della speranza di vita di 1-2 anni, e addirittura di 4-5 anni per chi supera i 350 grammi”, come spiega al “Corriere della Sera” Salvatore Panico, direttore del Dipartimento di Medicina Clinica dell’Università Federico II di Napoli, che si occupa di studi di popolazione legati a dieta e stili di vita.
“L’obiettivo dei ricercatori è stato quello di individuare la soglia di consumo di alcol associata al minor rischio di mortalità per tutte le cause e di malattia cardiovascolare, e di determinare la relazione dose-risposta tra consumo di alcol e rischio. Si è così confermata - ha spiegato Panico - un’associazione positiva e dose-dipendente tra consumo di alcol e mortalità e si è visto che già un consumo settimanale superiore ai 100 grammi comporta un aumento del pericolo di ictus, di malattia coronarica, di scompenso cardiaco, di ipertensione arteriosa e di aneurisma. Solo per l’infarto del miocardio non fatale è stato individuato un modesto effetto di riduzione del rischio di non facile interpretazione alla luce dei dati complessivi”.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024