La quintessenza di una denominazione racchiusa in una bottiglia. È questa l'impressione primaria all’assaggio dell’Amarone De Buris Riserva 2010. Complessa l’impronta olfattiva di frutti rossi e neri in confettura e sotto spirito, fichi, balsami e sottobosco, ma anche grafite, spezie dolci e cioccolato. Pieno, denso e corposo il sorso, dai tannini fitti e smussati e una spiccata componente acida, che gli dona agilità e contrasto fino ad un finale ancora fragrante e di grande lunghezza. Una lunga storia enoica quella della cantina di Pedemonte, che comincia nel 1902 e che nel recentissimo passato ha trovato uno sviluppo come pochi nell’Italia del vino. Dopo aver acquisito terreni ad elevata vocazione viticola nella Valpolicella classica (oggi oltre 100 ettari) e in altre zone a denominazione limitrofe, la famiglia Tommasi, con l’ingresso della quarta generazione, dal 1997, si è “allargata” ad altri territori formando l’attuale mosaico aziendale, composto da cinque tenute: due in Toscana (Casisano a Montalcino e Poggio al Tufo in Maremma), una in Puglia (Masseria Surani), una in Oltrepò Pavese (Tenuta Caseo) e una in Basilicata (Paternoster). Ma, il cuore resta ancora nella Valpolicella e il vino del nostro assaggio lo dimostra. Il De Buris è ottenuto da uno dei Cru più importanti della zona, La Groletta, e dopo 110 giorni di appassimento delle uve è affinato in legno grande per 6 anni.
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