Come il piemontese Fausto Coppi e il toscano Gino Bartali sui pedali hanno fatto sognare gli amanti del ciclismo di tutto il mondo, anche il toscano Brunello di Montalcino ed il piemontese Barolo sono due campioni assoluti, protagonisti di una rivalità eterna e virtuosa, soprattutto nei giudizi della critica italiana e mondiale, sempre e comunque nel segno dell’eccellenza. E, fino ad oggi, a spuntarla, guardando solo alla classifica più importante ed influente nel mondo del vino, ovvero la “Top 100” di Wine Spectator, è il Brunello di Montalcino, premiato 69 volte dal 1988 (di cui due nel 2020, con il Brunello di Montalcino Le Lucère 2015 di San Filippo al n. 3 ed il Brunello di Montalcino 2015 di Caprili al n. 16), prima edizione della classifica della rivista Usa, contro le 67 del Barolo (quest'anno al n. 7 con il Barolo 2016 di Massolino). Con il Chianti Classico terzo, con 50 etichette premiate negli anni (di cui 3, firmate a Castello di Volpaia, Frescobaldi e Istine in questa edizione). A dirlo l’indagine di WineNews, che è andata a ripercorrere a ritroso tutte le 32 edizioni della “Top 100” dell’importante magazine di Marvin Shanken.
Il Brunello di Montalcino può vantare anche qualche primato in più. Intanto, tra le grandi Docg d’Italia, è l’unico ad aver raggiunto la posizione n. 1, con il Brunello di Montalcino Tenuta Nuova 2001 della griffe Casanova di Neri (nel 2006), con il primo posto conquistato, per l’Italia, anche da altri tre vini, tutte espressioni “supertuscan” di altissimo livello, ovvero dal Solaia della famiglia Antinori 1997 (nel 2000), dall’Ornellaia 1998 (nel 2001, quando la tenuta bolgherese era ancora di proprietà di Lodovico Antinori) e dal Sassicaia 2015 della Tenuta San Guido (nel 2018).
Risultato mai raggiunto, ancora, dal Barolo, che solo una volta è riuscito a salire sul podio, nel 1993, con il Barolo Sperss 1989 di Gaja, al n. 2; mentre il Brunello di Montalcino, il podio, lo ha conquistato tre volte, con il già citato Tenuta Nuova 2001 di Casanova di Neri (nel 2006), ma anche con il Brunello di Montalcino 1994 di Castello Banfi, tra le realtà leader del territorio (nel 2002), e proprio quest’anno, con il Brunello di Montalcino Le Lucère 2015 di San Filippo di Roberto Giannelli. Mentre due sono i podii per il Chianti Classico, entrambi terzi posti, e recenti: con il Chianti Classico 2016 di San Giusto a Rentennano (nel 2019), e con il Chianti Classico Riserva 2015 di Castello di Volpaia (nel 2018). Con il Brunello di Montalcino che, peraltro, ha sfiorato il podio per altre 4 volte, piazzandosi in posizione n. 4 con il Brunello di Montalcino 2012 di Casanova di Neri (nel 2017), con il Brunello di Montalcino 2010 de Il Poggione (nel 2015), con il Brunello di Montalcino 2016 di Campogiovanni (nel 2011), e con il Brunello di Montalcino 1985 di Poggio Antico (nel 1990). Risultato, il quarto posto, che il Barolo ha centrato, con il Barolo Bric del Fiasc di Paolo Scavino (nel 2004).
Un dualismo tricolore al vertice di Wine Spectator, quello tra Brunello di Montalcino e Barolo, che si riflette poi nelle preferenze dei consumatori americani, come raccontato nel 2019 da un sondaggio dalla stessa rivista americana “Wine Spectator” , con la peculiarità che la massima espressione enoica delle Langhe è molto popolare tra gli “under 30”, la più prestigiosa espressione del Sangiovese è amata e consumata soprattutto tra gli “over 50”.
Ma se da Toscana e Piemonte arrivano i territori più premiati da “Wine Spectator”, stessa provenienza la condividono i produttori italiani più premiati di sempre. Ovvero Antinori, il brand italiano del vino più forte nel mondo, realtà con 26 generazioni di storia del vino alle spalle (dal Chianti Classico a Bolgheri, da Montalcino alle Langhe, da Montepulciano all’Umbria, dalla Puglia alla Maremma Toscana), e Marchesi de’ Frescobaldi, storica famiglia del vino di Toscana, con radici profonde sia nel territorio del Brunello che in quello del Chianti e del Chianti Classico e 700 anni di storia alle spalle, con 14 etichette premiate in 32 edizioni, appena davanti a Gaja, il più celebre tra i produttori del Piemonte, artigiano del Rinascimento del vino italiano nel mondo, che dal Piemonte si è fatto ammaliare dalla Toscana (prima dal Brunello di Montalcino, e poi da Bolgheri), premiato 13 volte.
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