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CLASSIFICHE INTERNAZIONALI

“Top 100” di “Wine Spectator”: il Brunello Riserva 2016 di Fattoria dei Barbi al n. 2

Domani il “Wine of the Year”, per l’Italia in top ten anche il Tignanello 2019 di Antinori (5) e il Saffredi 2019 di Fattoria Le Pupille (8)

Si arrampica fino alla seconda posizione, ad un passo dalla vetta, che verrà svelata domani, della “Top 100” di “Wine Spectator”, il Brunello di Montalcino Riserva 2016 di Fattoria dei Barbi, storica griffe del territorio, che produce Brunello sin dal 1892, e tra le 25 cantine che, nel 1967, hanno dato vita alla Doc. Un bel segnale, per quello che “è ormai senza grossi dubbi il miglior vino d’Italia”, commenta, a WineNews, Stefano Cinelli Colombini, alla guida di Fattoria dei Barbi.

La Riserva ha un potenziale enorme, tutto da esplorare, che in un momento come quello che sta vivendo il Brunello di Montalcino, di grande cambiamento, potrebbe giocare un ruolo fondamentale. L’annata raggiunge sempre un livello altissimo, ma l’unicità è nella Riserva, un vertice qualitativo fatto di 1-2 milioni di bottiglie, la giusta quantità per salire un altro gradino della scala della qualità. È un passaggio che dobbiamo fare tutti insieme, come tutti quelli fatti sin qui, e e mantenendo il nostro spirito, senza cambiare le nostre prerogative. Questo traguardo, secondo solo a quello raggiunto da Casanova di Neri nel con il Brunello di Montalcino Tenuta Nuova 2001 (che arrivò alla posizione n. 1, ndr), testimonia la forza della tradizione, in un panorama in cui si può ambire ad essere grandi restando sé stessi, come ha deciso di fare Montalcino, o innovando, come dimostra l’esempio di Bolgheri”.

Puntare sulla Riserva - continua Stefano Cinelli Colombini - è secondo me la chiave giusta per il futuro, più ancora di una zonazione che, in un’epoca di rapidi e repentini cambiamenti climatici, diventa impervia, perché fissare le peculiarità pedoclimatiche di una singola parcella diventa assai difficile. E poi, al di là del vino, dovremmo fare di Montalcino una straordinaria attrattiva del turismo del vino di qualità, ancora di più di quanto lo sia oggi, così da promuovere e vendere le nostre nicchie produttive direttamente sul territorio, che oggi rappresenta solo il 5-6% delle vendite complessive”, chiosa Stefano Cinelli Colombini.
“Siamo doppiamente contenti di questo riconoscimento perché va ad una delle aziende fondatrici del Consorzio, Fattoria dei Barbi, che ha fatto la storia del Brunello di Montalcino. Non finiremo mai di ringraziare la famiglia Cinelli Colombini, a partire da Stefano Cinelli Colombini, da sempre impegnato nel tenere viva la memoria e la tradizione di una denominazione che negli anni è diventata un simbolo dell’enologia mondiale. “Benvenuto Brunello”, al via domani, inizia perciò nel migliore dei modi nella consapevolezza che questo ennesimo riconoscimento sia uno stimolo anche per le nuove generazioni del Brunello”, ha commentato il presidente del Consorzio del Brunello, Fabrizio Bindocci.
Il lungo countdown verso il “Wine of the Year” - onore capitato appena quattro volte all’Italia del vino, con il Sassicaia 2015 della Tenuta San Guido nel 2018, con il Brunello di Montalcino 2001 Tenuta Nuova di Casanova di Neri nel 2006, con l’Ornellaia 1998 di Tenuta dell’Ornellaia nel 2001 e con il Solaia 1997 di Antinori nel 2000 - è iniziato lunedì, e il Belpaese ha già piazzato due delle sue etichette più iconiche in top ten. Ieri è stata la volta del Tignanello 2019, il super Tuscan della Marchesi Antinori, alla posizione n. 5 (qui l’articolo di WineNews),mentre il giorno precedente era stato il Saffredi 2019 di Fattoria Le Pupille a piazzarsi alla posizione n. 8, la prima volta per un vino della Maremma al vertice della “Top 100” by “Wine Spectator” (ne abbiamo parlato qui).

A completare la classifica, andando a ritroso, lo Chardonnay Napa Valley Hyde Vineyard 2019 alla posizione n. 3 ed il St.-Julien 2019 di Château Talbot (Bordeaux) alla posizione n. 4, annunciati oggi, quindi, ,alla posizione n. 6 il Cabernet Sauvignon Oakville The Estates 2019 di Robert Mondavi, lo Châteauneuf-du-Pape 2019 di Château de Beaucastel alla posizione n. 7, il Quilceda Creek 2018, Cabernet della Columbia Valley (Washington State), alla posizione n. 9, e il Cristal 2014 di Louis Roederer, uno degli Champagne più iconici che ci siano, alla posizione n. 10. L’intera classifica sarà, invece, annunciata lunedì 14 novembre, a chiudere simbolicamente una settimana che, dal 1988, accompagna il mondo del vino e le speranze dei produttori di entrare in quella che è una delle “Top 100” più prestigiose e, per questo, più ambite. Un anno fa, nella ristrettissima cerchia dei primi 10 vini del mondo secondo Wine Spectator - che vide in vetta il Dominus Estate 2018 della Napa Valley - furono due le etichette italiane - il Brunello di Montalcino 2016 “Le Chiuse”, al n. 5, ed il Barolo Bricco Boschis 2016 Cavallotto, al n. 8.

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