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AGRICOLTURA E AMBIENTALISMO

Ue: inchiesta del quotidiano olandese “De Telegraaf” sull’ex Commissario all’Ambiente, Timmermans

L’Unione avrebbe “pagato segretamente” gruppi ambientalisti per promuovere le politiche green. Timmermans smentisce. L’agricoltura chiede chiarezza
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La foto del profilo Facebook Ufficiale di Frans Timmermans

L’Unione Europea avrebbe “pagato segretamente gruppi ambientalisti per promuovere i piani verdi dell’ex Commissario europeo per il Clima Frans Timmermans”. È quanto rivela, riporta l’Ansa, un’inchiesta del quotidiano olandese “De Telegraaf” che cita contratti riservati, tra cui uno da 700.000 euro “per orientare il dibattito sull’agricoltura”. “Per anni la Commissione Ue ha sovvenzionato lobby ecologiste per fare pressioni a favore del Green Deal. Alle organizzazioni - denuncia “De Telegraaf” - sono stati addirittura assegnati obiettivi per risultati concreti di lobbying presso eurodeputati e Paesi membri”.
Stando al quotidiano olandese, Bruxelles avrebbe “utilizzato denaro da un fondo per sussidi climatici e ambientali da miliardi di euro” per finanziare una “lobby ombra” al fine di portare le politiche green in cima all’agenda europea. Tra gli esempi riportati nell’inchiesta vi è una campagna a favore della contestata Nature Restoration Law, fortemente voluta da Timmermans, e che sarebbe stata “promossa da un’organizzazione coordinata di 185 associazioni ambientaliste”. “C’erano persino liste redatte dalle lobby con nomi di tutti i politici che dovevano essere contattati”, ha spiegato al “De Telegraaf” l’eurodeputato olandese del Ppe, Dirk Gotink, membro della Commissione Bilancio dell’Eurocamera, confermando successivamente di aver avuto accesso ai documenti riservati visionati dallo stesso quotidiano. Le associazioni green hanno dovuto anche “rendicontare i risultati”, spiega “De Telegraaf”: ad esempio, European Environmental Bureau, l’organizzazione ombrello europea dell’attivismo green, è stata esplicitamente incaricata di fornire almeno 16 esempi di casi in cui il Parlamento Europeo ha reso la legislazione verde più ambiziosa grazie alla loro attività lobbistica. “Questa non è una campagna diffamatoria contro il movimento ambientalista. Ovviamente è loro diritto fare lobbying, il problema è l’atteggiamento della Commissione Europea. Ora vorrei sapere se questo tipo di attività è avvenuto anche su altri temi come la migrazione”, ha aggiunto Gotink.
“I finanziamenti del programma Life sostengono entità no profit che sostengono l’attuazione delle politiche dell’Unione, sono ong principalmente attive nell’ambito delle azioni climatiche ambientali e dell’energia pulita. Tali entità contribuiscono ad una società civile vivace attiva in linea con il regolamento alla base del programma Life. Tuttavia devo ammettere che è stato inopportuno per alcuni servizi della Commissione sottoscrivere degli accordi che obbligano le ong a fare lobby con i membri del Parlamento Europeo”, ha commentato il Commissario al Bilancio Ue, Piotr Serafin, parlando in aula a Strasburgo sul tema dei finanziamenti. “Una serie di azioni nel 2024 sono state introdotte proprio per rispondere a questa preoccupazione in termini di reputazione. Innanzitutto sono stati dati orientamenti non solo per il programma Life, ma anche per tutti gli altri programmi di spesa gestiti dalla Commissione”, ha spiegato Serafin. “La Commissione sta cooperando con la Corte dei Conti nel suo audit in corso sulla trasparenza del finanziamento fornito alle ong e aspettiamo con impazienza le conclusioni della Corte e le sue raccomandazioni, che ci aspettiamo di ricevere nella prima metà del 2025”, ha concluso Serafin.
Intanto, è arrivata la risposta di Timmermans, che afferma di “non essere a conoscenza di alcun contratto segreto” con le presunte lobby ambientaliste menzionate dall’inchiesta del “De Telegraaf”, riporta l’agenzia di stampa olandese Anp. “Non ho mai concluso tali contratti personalmente e non ne sono stato direttamente coinvolto durante il mio mandato da Commissario europeo”, ha affermato Timmermans. L’ex Commissario ha poi sottolineato l’importanza di fare “completa trasparenza” sulle accuse del giornale e che “spetta all’attuale Commissione rispondere a tutto questo”. Sul fatto che la Commissione sostenga finanziariamente gruppi d’interesse quali le organizzazioni ambientaliste e quelle agricole Timmermans ha anche sottolineato come questa sia “una cosa positiva” e che “ogni processo decisionale politico trae vantaggio da un dibattito equilibrato tra diversi interessi, ma che le grandi aziende hanno un sacco di soldi, mentre le organizzazioni sociali no”.
In ogni caso, è netta e accesa nei toni la reazione di alcune delle principali organizzazioni agricole italiane. “Pretendiamo trasparenza e chiediamo che la Commissione Europea faccia chiarezza sul caso Timmermans. Per anni sono stati criminalizzati i produttori agricoli e i coltivatori diretti di tutta Europa come il male assoluto - commenta Coldiretti - ergendo alcune delle associazioni ambientaliste più importanti a giudici di un tribunale della storia che pretendeva di condannarli, in particolare quelli italiani. L’inchiesta del quotidiano olandese “De Telegraaf” non ci sorprende, ha svelato ciò che avevamo denunciato con fermezza già anni fa sollevando ripetutamente dubbi su presunti conflitti di interesse. Se quanto emerso dovesse essere confermato, la verità è che abbiamo sempre avuto ragione nel sostenere che dietro il Green Deal di Timmermans si nascondeva un’agenda politica a senso unico, capace solo di favorire interessi di parte e non di garantire l’equilibrio tra la sostenibilità ambientale e la necessità di proteggere la nostra agricoltura, infliggendo gravi danni alle filiere agricole in nome di un ambientalismo ideologico. Per anni è stata demonizzata la figura dell’agricoltore e del coltivatore diretto che invece ancora adesso, in un momento storico segnato dagli effetti devastanti del cambiamento climatico, restano i veri custodi del territorio, dell’ambiente e del patrimonio agroalimentare. Per non parlare di quello che è stato fatto ad altri settori, pensiamo all’automotive e all’intera manifattura”. Parole del Segretario Generale di Coldiretti Vincenzo Gesmundo e del presidente Ettore Prandini, che ricordano come “già dal 2021, Coldiretti è stata la prima e l’unica a denunciare l’imbroglio verde e come più volte dietro questi processi di falso ambientalismo ci potesse essere ben altro, compresa anche la spinta molto forte da parte di multinazionali che hanno interessi economici legati ad altre forme di business come quello dei cibi fatti in laboratorio, su cui sta investendo una lobby di oligarchi multimiliardari. A noi della Coldiretti - concludono - ci hanno tacciato di essere antieuropeisti e oscurantisti, siamo solo alla disperata e responsabile ricerca della verità intesa come il dover dis-velare ciò che di torbido si agita nelle pieghe della comunità europea”.
“Se venisse confermato quanto rivelato dall’inchiesta del quotidiano olandese “De Telegraaf”, ossia che le proposte legislative dell’ex Commissario Frans Timmermans abbiano goduto del sostegno di gruppi ambientalisti che ricevevano denaro dalla Commissione, avremmo la riprova che non siamo stati nel torto in questi anni quando abbiamo scelto di opporci con fermezza a una serie di decisioni politiche e proposte normative provenienti da Bruxelles a dir poco dissennate, che tanto duramente hanno colpito nella passata legislatura gli agricoltori europei”, dice, sulla stella linea, il presidente di Fedagripesca Confcooperative, Raffaele Drei. “Abbiamo ripetutamente denunciato in questi anni - commenta - che norme come quella del ripristino della natura e della riduzione dell’uso dei fitofarmaci fossero di fatto prive di basi scientifiche o di valutazioni di impatto e che muovessero solo da scelte di natura ideologica. Scelte che finivano per criminalizzare gli agricoltori, accusandoli di essere nemici dell’ambiente. Eravamo dunque nel giusto quando denunciavamo il fatto che dietro tali decisioni ci fossero solo principi ispirati ad una ideologia green e che non si fosse prestata la dovuta attenzione al rischio che tali norme riducessero la capacità produttiva del continente europeo e minacciassero altresì la competitività di intere filiere produttive. In attesa che si faccia chiarezza sul caso - conclude Drei - lanciamo ora un appello alla nuova Commissione e ai nuovi parlamentari europei affinché le proposte normative del Green Deal vengano tutte messe in stand-by. È opportuno rivedere attentamente e rivalutare tutte le scelte passate che impattano pesantemente sulla sostenibilità economica di molti comparti agricoli, in particolare quelli delle aree mediterranee”.

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