Di tutte le tendenze che hanno attraversato il mercato dei consumi enoici della Gran Bretagna negli ultimi dieci anni, nessuna ha avuto l’impatto degli sparkling, che hanno vissuto un’evoluzione eccezionale, che oggi si traduce in 2,6 litri consumati a persona ogni anno, pari a 175,5 milioni di bottiglie, di cui 25 di Cava, 3,7 di sparkling inglese, 26,8 di Champagne e 110 di Prosecco, le bollicine italiane più popolari al mondo, celebrate ogni 13 agosto in Uk dal “National Prosecco Day”, che proprio oggi animerà bar, pub e ristoranti d’Oltremanica. La ricetta del successo è relativamente semplice: un nome “memorabile”, semplice da bere, gradazioni relativamente basse, prezzo accessibile, il Prosecco è diventato in poco tempo sinonimo di sparkling, tanto che oggi il 62% delle bollicine stappate in Gran Bretagna sono di Prosecco, mentre la produzione nazionale, che riempie le pagine dei giornali e della critica, non vanno oltre il 2% del mercato.
In termini assoluti, nonostante la crescita impetuosa degli ultimi 10 anni, le bollicine sul canale off-trade tra il 2017 ed il 2018 hanno registrato un calo del 3%, da 119 a 115 milioni di bottiglie, mentre il prezzo medio continua a crescere, nello stesso periodo, del +3%, da 7,79 a 8,02 sterline al litro (7,22 sterline a bottiglia). Dall’altra parte dello spettro degli sparkling, c’è lo Champagne, che ha sofferto in termini di volumi, ma che a livello di prezzo resta irraggiungibile, saldamente sopra le 20 sterline a bottiglia, proprio come le bollicine inglesi, contro le 10, o meno, del Prosecco, stessa fascia del Cava. Tra le 10 e le 20 sterline, invece, c’è una voragine, che nessuno sembra in grado di riempire, almeno per ora, né i metodo classico del Belpaese, come Franciacorta e Trentodoc, né quelli francesi, ossia i Crémant.
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