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L’INIZIATIVA

Un manifesto per la cucina regionale italiana. Lo lancia, da Dubai, l’“Italian Cuisine World Summit”

Dal 7 novembre, tanti grandi chef, come Heinz Beck, nell’evento che si inserisce nella “Settimana della Cucina Italiana nel mondo” (13-19 novembre)
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La coda alla vaccinara, un must della cucina romana (ph: Armando al Pantheon)

“La tradizione è la colonna portante della cucina italiana, radicata profondamente nelle diverse regioni d’Italia. Eppure, delle migliaia di piatti regionali, solo pochi sono presenti nei ristoranti, soprattutto al di fuori dei confini del Paese. C’è un tesoro nascosto di ricette dimenticate, pronto ad essere riscoperto da tutti noi, chef, gourmand, appassionati di cucina e influencer di tutto il mondo. Il nostro è un invito a non fermarsi all’ovvio ma a scoprire il nuovo che c’è nell’antico e a trovarvi lo straordinario. “La vera tradizione è una somma di innovazioni ben riuscite e nessuna innovazione esisterebbe senza una grande tradizione alle spalle”, diceva Stefano Bonilli, l’uomo che reinventò il giornalismo enogastronomico. Il Manifesto è ispirato dalla sua visione lungimirante e rivoluzionaria troppo a lungo non riconosciuta adeguatamente. La tradizione vera non è mai fissità e si rinnova continuamente anche se questa può sembrare una contraddizione. È profondità e ricerca delle ricette-vere che hanno un’unione col territorio, con la gente, perfino con la lingua-dialetto ed anche con la sostenibilità, il benessere, e l’accoglienza. Nel tempo, alcune novità diventano classici e la tradizione si alimenta. La “tradizione finta”, invece, inizia trascurando gli ingredienti autentici essenziali e finisce con patetici adattamenti delle ricette originali. L’evoluzione dei ristoranti italiani all’estero passa per il rilancio della grande cucina regionale. La condivisione di questa identità culinaria con i paesi ospitanti, senza accettare compromessi, è il massimo rispetto per i loro clienti. La vera anima della cucina italiana è là non nelle indebite appropriazioni commerciali. Questo percorso potrebbe richiedere coraggio in alcuni momenti, ma i risultati possono essere memorabili per tutti. La cucina italiana non appartiene solo all’Italia: è un patrimonio culturale di tutto il mondo”.
Ecco il manifesto alla base dell’appello per la cucina regionale italiana, lanciato dall’“Italian Cuisine World Summit”, il più longevo tra gli eventi di promozione della cucina, della ristorazione e del made in Italy agro-alimentare fuori dall’Italia, che prenderà il via, il 7 novembre 2023, a Dubai, ormai uno dei centri del business e del lusso mondiale, dove hanno aperto ristoranti tanti firme di primo piano della cucina italiana.
“Lo scopo del Summit, che festeggia anche i 10 anni a Dubai, è quello di promuovere 12 dei migliori ristoranti italiani della città e i loro chef, che ospiteranno 12 Master Guest Chef italiani stellati Michelin”, afferma Rosario Scarpato, fondatore e direttore dell’evento. Nomi come il tristellato Heinz Beck de “La Pergola” del Rome Cavaliere, e gli stellati Marco Bottega (Aminta, a Genazzano), Domenico Iavarone (Josè, a Torre Del Greco), Felice Lo Basso (Felix, a Milano), Fumiko Sakai (Palazzo Seneca a Norcia), Maria Grazia Soncini (La Capanna di Eraclio, a Codigoro), Giuseppe Stanzione (Glicine, ad Amalfi), Francesco Stara (Fradis Minoris, a Pula), Luigi Lionetti (Le Monzù, a Capri), Ciro Sicignano (Lorelei, a Sorrento), Alessandro Tormolino (Sensi, ad Amalfi) ed Andrea Tumbarello (Don Giovanni, a Madrid).
L’edizione 2023 del Summit punta sulla cucina regionale: “La vera anima della cucina italiana” è il Manifesto - Appello internazionale lanciato oggi, i cui primi firmatari sono gli chef del Summit e alcuni tra i fondatori di itchefs-Gvci, il network di cuochi e ristoratori italiani nel mondo.
Il Summit, ricordano gli organizzatori, rientra anche nella Settimana della Cucina Italiana nel Mondo, promossa dal Governo italiano (la regia è del Ministero degli Affari Esteri, il tema “A tavola con la cucina italiana: il benessere con gusto”, il periodo dal 13 al 19 novembre 2023, ndr).

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