
Gli avvisi sui rischi di sviluppo di cancro in relazione al consumo di alcolici in etichetta, come richiesto nei giorni scorsi dal “Surgeon general” uscente degli Stati Uniti, Vivek Murthy, almeno a breve non arriveranno. Ma in una fase storica in cui il dibattito sul tema “alcol e salute” è accesissimo, anche in Usa, le indicazioni nutrizionali e degli allergeni, obbligatorie, come del resto già prevede la normativa in Unione Europea, probabilmente, invece, sì. E non tra molto. Almeno, è quanto proposto dall’Alcohol & Tobacco Tax e Trade Bureau del Dipartimento del Commercio Usa, nelle Notice of Proposed Rulemaking, pubblicate pochi giorni fa, aprendo una sorta di consultazione con chi vorrà inviare osservazioni e che potrà farlo, secondo le procedure stabilite, entro la mezzanotte del fuso orario “Estern Time” del 17 aprile 2025. E se sugli allergeni, “a meno che non si applichino eccezioni”, le etichette, secondo quanto proposto dal Ttb, dovranno riportare la presenza di “latte, uova, pesce, crostacei, noci, grano, arachidi, soia e sesamo, nonché ingredienti che contengono proteine derivate da questi alimenti, se utilizzati nella produzione della bevanda alcolica”, ancora più dettagliata sarà la lista degli “Alcohol Facts”. “Proponiamo di richiedere le etichette informative sugli alcolici per le bevande alcoliche soggette all’autorità regolatoria del Ttb ai sensi del Federal Alcohol Administration Act. Questa informativa includerebbe la dimensione della porzione del prodotto; il numero di porzioni per contenitore; il contenuto alcolico come percentuale di alcol per volume; il numero di once fluide di alcol etilico puro per porzione; il numero di calorie per porzione; e il numero, in grammi per porzione, di carboidrati, grassi e proteine”.
Da quanto apprende WineNews, già molti sono i commenti arrivati al Ttb, affinché tali informazioni possano essere fornite con strumenti come l’etichetta digitale o il Qr code, come già previsto in Ue (con i quali gli Usa avrebbero informalmente dialogato se non per condividere un percorso comune, quanto meno per avere più elementi per tracciare una rotta in materia), e se inizialmente l’atteggiamento è stato di chiusura su questo aspetto, con una prima presa di posizione sull’inserimento delle informazioni sull’etichetta cartacea, idealmente per non discriminare nessuno nell’accesso a tali informazioni che comunque richiederebbero un minimo di strumentazione (come uno smartphone connesso al web) e di capacità di utilizzo, tra le righe si legge anche la presa di coscienza di come queste tecnologie e capacità siano ormai diffusissime nella popolazione, facendo intuire di fatto un’apertura allo strumento, così come in Unione Europea, magari con qualche specifica diversa.
I dettagli della norma, ovviamente, sono ancora tutti da scrivere, e la vicenda andrà seguita con attenzione nei prossimi mesi. Guardando, però, ad un segnale chiaro, l’ennesimo che arriva dal primo mercato del vino al mondo, e che per l’Italia vale quasi un quarto delle esportazioni di vino (1,6 miliardi di euro nei primi 10 mesi 2024, con un crescita del +8,2% sullo stesso periodo 2023, forse anche per una corsa alle scorte per la paura dei dazi promessi dal Presidente Usa, Donald Trump): la sempre maggiore trasparenza e completezza delle informazioni di quello che mangiamo e beviamo sarà un mantra per il futuro, per ogni categoria merceologica, nessuna esclusa.
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