Trump torna a minacciare dazi sul vino, partendo dalla Francia. In un’intervista alla Cnbc, il presidente Usa ha promesso di “fare qualcosa” sul vino francese, perchè secondo la Casa Bianca, “la Francia ci fa pagare molto, mentre noi applichiamo dazi molto bassi ai vini francesi”. Un annuncio un po’ a sorpresa, dopo la recente visita in Normandia di Trump che, incontrando il presidente francese Macron, aveva parlato di “rapporti fantastici” tra i due Paesi. Un annuncio ad effetto, sicuramente, che fa rialzare il livello di guardia a tutti i produttori di vino europei, anche perchè, come ricorda la stessa Bloomberg, una misura del genere avrebbe effetto su tutti i vini made in Ue, visto che la Francia fa parte dell’Unione Europea.
A chiedere un aumento dei dazi, ha spiegato Trump (la cui famiglia, con la Trump Winery, produce vino in Virginia, ndr), sarebbero stati gli stessi produttori di vino Usa. Secondo il California Wine Institute, che rappresenta i produttori dello Stato che è di gran lunga il primo produttore di vino in Usa, gli Stati Uniti applicano una tariffa di 5 centesimi di dollaro a bottiglia per i vini fermi, e di 14 centesimi per gli spumanti, mentre i dazi applicati dall’Ue varierebbero dagli 11 ai 29 centesimi. “Le alte tariffe doganali rappresentano la barriera maggiore alle esportazioni di vino Usa”, spiega il Wine Institute. Nel 2018, l’export dei vini californiani, è diminuito del 4,8% in valore sul 2017 (a 1,46 miliardi di dollari) e dell’1,2% in volume (a 375 milioni di litri). Un annuncio da non sottovalutare, per l’Ue, che esporta in Usa un terzo della sua produzioni, per la Francia, che vede negli States uno dei sui principali mercati, e per l’Italia in particolare, che ha negli Usa il suo partner enoico straniero n. 1, e che negli Stati Uniti realizza quasi un quarto di tutto il suo export vinicolo. E se nei mesi scorsi la minaccia di Trump di introdurre dazi sul wine & food europeo per oltre 20 miliardi di dollari era legata alla disputa tra l’europea Airbus e l’americana Boing, questa volta Trump ha chiamato in causa direttamente il vino e, a suo sostegno gli stessi produttori di vino americani, comunque già predominanti sul mercato domestico. Dove le importazioni, nei primi 3 mesi del 2019, hanno fatto già registrare una sensibile diminuzione in valore, del -3,4% (a 1,42 miliardi di dollari), contro una leggera crescita in volume del +1,6% (3,07 milioni di ettolitri), con il prezzo medio del vino importato che è sceso notevolmente, dai 5,4 dollari al litro del 2008, ai 4,7 attuali. A dirlo i dati dello US Department of Commerce relativi al primo trimestre del 2019 analizzati dall’Ice di New York. Con l’Italia che ha seguito lo stesso trend, pur facendo meglio della media del mercato, contendendo la perdita in valore nel -1,6%, a 463 milioni di dollari, e registrando una importante crescita in volume, +8,1%, raggiungendo 0,86 milioni di ettolitri, con un prezzo medio al litro di 5,4 dollari.
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