Gli anni ‘70, l’invenzione dei supertuscan, imprenditori che dalla città migrano in campagna per dar vita a progetti, allora visionari, che avrebbero cambiato per sempre il sistema del vino italiano. Bruno di Rocca parla di tutto questo e lo fa, oggi più che mai, con un linguaggio estremamente attuale. Frutto di un blend tra Cabernet Sauvignon e Sangiovese, mostra un raro equilibrio tra la componente fruttata e l’apporto dato dalla barrique. Al naso marasca matura, spezie, sensazioni ferrose e leggermente balsamiche; al palato è un vino dinamico se non addirittura scattante, con un’acidità sicura che si incunea in un corpo ricco e di grande profondità.
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