Mentre in Italia ancora si aspetta una norma sulla produzione di vini dealcolati, che, per il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida “non sono vino”, il mondo va avanti. E con il regolamento Ue che già consentirebbe di farlo anche per i vini ad Indicazione Geografica, in Francia si discute già di come e se autorizzare la dealcolazione e la produzione di vini dealcolati anche nelle denominazioni. Ma senza fretta. Perché tante sono le incognite che il Comité National des Appellations d’Origine relatives aux Vins (Cnaov) vuole chiarire.
Dall’impatto della dealcolazione sulla qualità e la territorialità dei vini, che sono due aspetti fondamentali per i vini a denominazione, a quali tecnologie eventualmente utilizzare e quali sostanze coadiuvanti proibire (come glicerolo e acqua) o consentire. Insomma, mentre, come ovunque, c’è chi preme per accelerare guardando ad un segmento di mercato, quello dei vini no e low alcol, che oggi sembra in forte crescita, e chi non lo vuole, le istituzioni del vino francese non dicono no, ma prendono tempo, riporta Vitisphere, aspettando anche la risoluzione in materia di pratiche enologiche da attivare che sta realizzando l’Oiv-Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino.
E sarà lanciato anche uno studio per capire se davvero può esistere un mercato per eventuali vini dealcolati a denominazione. Insomma, un approccio ai vini dealcolati, quello francese, non ideologico, ma pragmatico, seppur comprensibilmente prudenziale.
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