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LO SCENARIO

Vino e gdo: il minimo possibile, ma i prezzi a scaffale, inesorabilmente, aumenteranno

A Vinitaly 2022, tavola rotonda tra Conad, Coop, Carrefour, Federvini e Uiv per affrontare l’attuale aumento dell’inflazione tramite la ricerca Iri
CARREFOUR, CONAD, COOP, FEDERVINI, GDO, IRI, UNIONE ITALIANA VINI, VINITALY, Italia
Gdo e vino, i prezzi inesorabilmente aumenteranno (ph: Ennevi)

Il mercato del vino nella distribuzione moderna, nel 2021, ha fatto registrare trend positivi, chiudendo l’anno con un giro d’affari complessivo di 3 miliardi di euro, in crescita del 2,1% a valore, nonostante un calo dei volumi commercializzati del 2,2% (come già riportato, nei giorni scorsi, da WineNews). Ma le prospettive 2022, ovviamente, sono complesse, per l’aumento dei prezzi che la filiera ha iniziato a subire, con la pandemia non ancora del tutto superata, ed il conflitto Russia-Ucraina che ha cambiato lo scenario mondiale.
Argomento analizzato, a Vinitaly 2022, nella tavola rotonda che ha coinvolto i rappresentanti delle insegne più importanti della distribuzione, come Conad, Coop e Carrefour, e la filiera rappresentata da Federvini e Unione Italiana Vini (Uiv), partendo dai dati dello studio di Iri.
Il prezzo delle bottiglie di vino nei supermercati, infatti, aumenterà di certo a causa della tempesta inflattiva, ma bisognerà attendere le statistiche del dopo Pasqua per capire l’entità degli aumenti. La distribuzione moderna cercherà, comunque, di ridurre al minimo gli aumenti previsti perché considera strategica questa categoria. Già nei primi mesi 2022 ha evitato di ritoccare i prezzi a scaffale riducendo lo sconto medio per i consumatori, recuperando in questo modo parte della marginalità.
“L’aumento di prezzi lo paghiamo tutti - spiega Francesco Scarcelli, responsabile Beverage Coop Italia - in primis il produttore, che ha i costi vivi. Lo paga il consumatore che già per altri motivi si è visto abbassare il potere di acquisto, e ne risentiamo anche noi della distribuzione, perché tutti i margini della filiera vengono ritoccati.
Oggi i volumi sono già in calo: la motivazione che ci aspettavamo tutti erano i numeri legati agli aumenti dell’anno prima, come contro-cifra, ma nessuno si aspettava il conflitto Russia-Ucraina, che sta peggiorando la situazione. Ancora non stiamo riversando completamente sul prezzo di vendita gli aumenti ricevuti, quindi quando avverrà, indicativamente dopo Pasqua, probabilmente avremo una contrazione ancora più importante dei volumi”.
“Sicuramente è un momento difficile - sostiene Gianmaria Polti, responsabile Beverage Carrefour Italia - in cui abbiamo avuto verso la fine del 2021 aumenti inflattivi, legati alla filiera distributiva e all’approvvigionamento merci, e un aumento in parte su alcune tipologie di materia prima, ma in questo momento fare delle previsioni è molto molto complicato. Effettivamente il conflitto in Ucraina ha determinato una situazione mondiale inaspettata e imprevedibile. Ma stiamo anche attendendo che ci venga fatta chiarezza anche da parte dei produttori: ad oggi ci hanno comunicato degli aumenti, ma non abbiamo ancora chiaro né come né quando sarà questo aumento. E se avverrà. Siamo in attesa di capire meglio uno scenario davvero complesso”.
La flessione delle vendite, registrata nei primi mesi del 2022, non deve però trarre in inganno: il 2021 era partito molto bene per il canale della distribuzione moderna, favorita da un semi lockdown (il paragone con lo stesso periodo del 2022 è, quindi, fuorviante). Il canale della distribuzione moderna non solo si conferma primario nei volumi, dunque, ma prosegue in una costante qualificazione verso l’alto, vendendo sempre più bottiglie a denominazione d’origine, a un prezzo medio crescente. Per le strategie future - sia riguardo la composizione dello scaffale sia riguardo la definizione dei prezzi - questo canale avrà bisogno della massima collaborazione tra cantine e insegne distributive.
“Serve condivisione e collaborazione tra produttori e trade, una filiera vera dalla vigna alla tavola - specifica Benedetto Marescotti,direttore marketing Caviro e rappresentante di Unione Italiana Vini (Uiv) - perché possiamo affrontare l’attuale crisi inflattiva solo in trasparenza, a garanzia del settore produttivo, della distribuzione e certamente non ultimo, dei consumatori”. Punto di vista condiviso con Mirko Baggio, rappresentante Federvini (e responsabile vendite Gdo Italia della cantina Villa Sandi della famiglia Polegato): “dopo Pasqua l’inflazione si farà sentire nel comparto vino e spumanti, ma la forte crescita che hanno avuto nel 2021 le tipologie nel segmento premium fa ben sperare e ci fa pensare che un riposizionamento di tutto il comparto sia necessario per compensare gli elevati aumenti che ci sono stati per la materia prima vino e per i materiali secchi”.
Intanto, però, il presente è fotografato nei numeri Iri illustrati da Virgilio Romano. I consumatori sembrano prediligere sullo scaffale sempre più le bottiglie da 0,75 a denominazione d’origine. Il loro prezzo medio continua a crescere: 5,55 euro per la bottiglia da 0,75 nel 2021 (con un aumento del 4,1% sul 2020), per un valore complessivo di quasi 1,5 miliardi di euro. I prezzi medi delle bottiglie che compaiono nella speciale classifica Iri dei vini, a maggior tasso di crescita, sono indicativi delle tendenze: una bottiglia di Lugana costa 7,42 euro, l’Amarone 17,68 euro, il Valpolicella Ripasso 7,22 euro, il Nebbiolo 6,70 euro, il Sagrantino di Montefalco 9,35 euro; il Brunello di Montalcino 20,44 euro, il Lagrein 7,18 euro. “È vero anche che un supermercato non è un’enoteca e, quindi, lavora sui grandi volumi - sottolinea Iri - ma anche il vino più venduto nella distribuzione moderna italiana, il Chianti spunta un prezzo medio di 4,09 euro a bottiglia, per un valore complessivo di 83 milioni di euro”.
Un discorso a parte va fatto per le bollicine: nel 2021 sono cresciute a volume del 17,9% e a valore del 20,0%, un successo dovuto alla loro prepotente entrata nel rito degli aperitivi, dal sempre maggiore gradimento dei giovani, e dallo sdoganamento come vino da pasto. Bisognerà, anche in questo caso, attendere i dati di Pasqua, una ricorrenza importante per le bollicine, per capire se performance così rilevanti potranno essere, almeno in parte, mantenute.
La crescita delle bollicine è certamente trainata dall’exploit del Prosecco, ma vendono bene anche Moscato, Fragolino, Asti, Brachetto. Da sottolineare anche il fenomeno crescente della spumantizzazione dei vini tipici, molto gradita dai consumatori: Vermentino, Passerina, Negroamaro, Garda, Falanghina, Grillo, Ribolla, Pignoletto, Muller Thurgau, Novebolle (Romagna doc), Pecorino, Gewurztraminer, Fior d’Arancio (Colli Euganei doc) ed altri.

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